Scoperti nuovi batteri che eliminano le sostanze tossiche dall’intestino

di redazione eti/George Citroner
10 Luglio 2025 17:05 Aggiornato: 10 Luglio 2025 17:06

Nove specie di batteri intestinali possono liberare il corpo dalle letali Pfas, le “sostanze chimiche eterne” che resistono alla degradazione ambientale e si accumulano nell’organismo umano, scatenando tumori, danni al fegato e disfunzioni immunitarie: è la scoperta rivoluzionaria di un team di ricercatori. Lo studio, pubblicato su Nature Microbiology, ha identificato nove specie batteriche capaci di assorbire fino al 75% delle Pfas tossiche dal loro ambiente. Questa nuova scoperta è particolarmente interessante in quanto, attualmente, non esistono trattamenti approvati per rimuovere le Pfas dall’organismo.

I ricercatori hanno selezionato nove specie batteriche — tra cui sei della famiglia Bacteroides, Odoribacter splanchnicus, Parabacteroides distasonis e Parabacteroides merdae — in grado di assorbire due tipi comuni di Pfas: acido perfluorononanoico (Pfna) e acido perfluoroottanoico (Pfoa). Somministrati ai topi, i batteri assorbono velocemente le Pfas tossiche all’interno delle cellule. Espulsi con le feci, rimuovono così le sostanze chimiche dal corpo. In pochi minuti, catturano dal 25 al 74% delle Pfas a varie concentrazioni. Queste sostanze sintetiche trovano impiego in migliaia di prodotti quotidiani, come padelle antiaderenti, abbigliamento impermeabile, cosmetici e imballaggi alimentari.
Secondo i ricercatori, il meccanismo di aggregazione delle Pfas in formazioni protettive all’interno delle cellule batteriche rappresenta una strategia di sopravvivenza per evitare danni cellulari. Con l’aumento dell’esposizione alle Pfas nei topi, i batteri mantengono una rimozione costante di tossine: una sorta di filtro naturale nell’intestino.

L’efficacia dell’approccio varia in base al tipo di composto Pfas. Le Pfas a catena corta escono rapidamente dal corpo con le urine, mentre quelle a catena lunga persistono per anni e vengono eliminate principalmente attraverso le feci. Di conseguenza, i batteri risultano più utili per composti espulsi prevalentemente via fecale.
I ricercatori prevedono di sviluppare integratori probiotici per rafforzare questi batteri, fornendo un metodo innovativo per abbassare i livelli di Pfas negli umani. Tuttavia, questi esiti, pur incoraggianti, non sono ancora verificati direttamente sull’uomo. Tra le sfide principali figurano l’incertezza sugli effetti a lungo termine, la sopravvivenza dei batteri in flore intestinali diverse influenzate da diete e condizioni di salute, e la costanza nell’assorbimento delle Pfas.

Gli esperti sottolineano la necessità di un’implementazione oculata nell’introdurre nuovi ceppi batterici nell’intestino umano. Sebbene queste specie derivino da batteri già presenti in individui sani, possono interagire diversamente in base all’equilibrio microbico, al sistema immunitario e alle condizioni di salute. Inoltre, i batteri in grado di accumulare Pfas tossiche potrebbero generare effetti inattesi, come interferire con altri microrganismi benefici o modificare l’elaborazione di alimenti e farmaci. Studi a lungo termine sugli umani si rivelano essenziali per valutare la sicurezza di questi interventi.

Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.


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