Il moderno declino della capacità di concentrazione

di redazione eti/Cara Michelle Miller
3 Luglio 2025 6:48 Aggiornato: 3 Luglio 2025 6:48

Venti anni fa, le persone mantenevano l’attenzione su un’attività al computer per due minuti e mezzo. Oggi, questo tempo è sceso a 47 secondi, un calo del 69%. Un sondaggio del maggio 2025 del Wexner Medical Center dell’Università statale dell’Ohio su mille persone rivela che tre adulti su quattro faticano a concentrarsi. Le cause principali sarebbero stress e ansia (43%), scarsa qualità del sonno (39%) e distrazioni digitali (35%).

Evita Singh, psichiatra dell’Università statale dell’Ohio, sostiene che stress cronico, privazione del sonno e interruzioni digitali stanno trasformando il modo in cui le persone pensano e lavorano. Sostiene che restare concentrati risulti difficile a causa di un sovraccarico di attenzione, alimentato da multitasking, noia, alimentazione e idratazione inadeguate, poca attività fisica e preoccupazioni per disturbi come il deficit di attenzione. Riferisce che molti pazienti temono problemi clinici, ma spesso si tratta di stanchezza o sovraccarico mentale. Il multitasking frammenta l’attenzione, mentre gli stimoli costanti obbligano il cervello a gestirli in tempo reale. Ma la concentrazione è una competenza recuperabile con la pratica.

Lo stress è un ostacolo chiave alla concentrazione, come dimostrato dalla psicologa Gloria Mark, docente all’Università della California, Irvine. Monitorando l’attenzione in contesti lavorativi, una sua ricerca del 2016 conferma che il tempo medio su un compito online è crollato a 47 secondi. Secondo la Mark, i frequenti cambi di attività generano un “residuo di attenzione” che ostacola l’immersione nel compito successivo. Sostiene che brevi intervalli di attenzione siano legati a elevati livelli di stress. Nel suo libro Attention Span, evidenzia che il “rumore” mentale, fatto di preoccupazioni e impegni, complichi la presenza mentale. Le persone con nevroticismo, caratterizzate da ansia cronica, mostrano intervalli di attenzione più brevi.

La privazione del sonno, seconda causa segnalata, compromette la concentrazione tanto quanto lo stress. Un riposo insufficiente altera memoria e capacità di focalizzarsi, spingendo molti a temere disturbi come il deficit di attenzione. In realtà, spesso si tratta di esaurimento continuo. Gli esperti sottolineano che un sonno rigenerante regoli emozioni e distrazioni. Al contrario, la mancanza di riposo innesca un circolo vizioso: scarsa concentrazione, stress e ulteriore disturbo del sonno.

Anche le distrazioni digitali, terza causa, influiscono pesantemente. Gli esperti individuano nelle email il principale fattore di stress digitale, poiché aprire la casella di posta aumenta la tensione. Uno studio della psicologa Mark ha mostrato che evitare le email per cinque giorni lavorativi riduce lo stress e migliora l’attenzione. Le email rappresentano una fonte costante di incombenze e interruzioni.

La concentrazione può essere ripristinata con la pratica. Nel suo libro Substack The Future of Attention, la Mark propone la meta-consapevolezza: riconoscere dove si dirige la mente. Suggerisce di fermarsi davanti a una notifica, valutando se rispondere subito. Visualizzare uno stato mentale desiderato a fine giornata aiuta a evitare abitudini dannose. Disconnettersi mentalmente dal lavoro favorisce il recupero cerebrale. Per resettare la mente, invece, la psichiatra Singh propone il metodo “Take Five”: pause di cinque minuti con aria fresca o movimento interrompono lo stress; riportare l’attenzione al compito, ridurre distrazioni e limitare il multitasking aumentano l’efficienza; una breve pausa per rifocalizzarsi ricarica senza procrastinare.

Gli esperti ricordano che nessuno può operare al massimo costantemente: la vita è una maratona, non uno scatto e dosare le energie è essenziale. L’attenzione non è compromessa irrimediabilmente, ma richiede spazio e tempo per riprendersi.

Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.


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