Da settembre 2024 in attuazione delle nuove linee guida sull’educazione civica «circa il 90% delle scuole italiane ha avviato percorsi di educazione al rispetto e per la valorizzazione di condotte interpersonali sane e corrette, con particolare riguardo al rispetto delle donne. E in quasi il 70% dei casi i docenti hanno notato un miglioramento dei comportamenti degli studenti. Dati che smentiscono quanti da sinistra hanno criticato questo governo».
Lo ha detto il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, nel corso di un’intervista a Libero. Il riferimento è a chi chiede l’intervento dello Stato contro i “femminicidi”, partendo ovviamente dall’educazione nelle classi: «Certo. Noi lo abbiamo già fatto e vi sono i primi risultati, loro parlano ma non hanno fatto nulla quando hanno governato». L’esame di Stato tornerà a chiamarsi maturità «perché è importante rimettere al centro il concetto di maturità abolito 25 anni fa dalla sinistra. Secondo rilevazioni demoscopiche il lavoro non è fra le priorità dei giovani, il numero dei Neet è in continua crescita, molti giovani danno l’impressione di avere già tutto, perdono il loro tempo sui social dedicandovi ore e ore, staccandosi dalla realtà. Una società ‘socialista’ – ha osservato il ministro -, troppo protettiva, genitori che si mettono sullo stesso livello dei figli, che li viziano, li proteggono, genitori ‘adultescenti’, come li ha definiti il dizionario Zingarelli, una società che non prepara alle sfide, che non stimola al rischio, che non educa ad affrontare le proprie responsabilità e anche gli insuccessi, perché li nega alle radici».
In questo contesto «non si matura, non si cresce, non ci si responsabilizza, la società fa fatica a ‘correre’, è una società statica, non proiettata verso il futuro». La colpa è dunque anche dei genitori: «È certamente preoccupante che di fronte a figli che distruggono arredi scolastici, cioè beni pubblici, vi siano genitori che contestano le sanzioni scolastiche, oppure che di fronte a un brutto voto si comportano come i sindacalisti dei propri figli. Il problema sono tuttavia innanzitutto i modelli culturali che ci hanno propinato in questi ultimi 50 anni».
Serve una rivoluzione culturale: «Sì, perché esiste una cultura diffusa che minimizza concetti come quello di responsabilità individuale, che ha delegittimato l’autorità, che ha esaltato solo i diritti trascurando del tutto i doveri. È un lascito di quel ’68, di quel ’77, della cultura dell”erba voglio’. Guai a parlare di doveri, guai a parlare di fatica, di merito e di assunzione di responsabilità. Perché c’è chi ritiene che la colpa sia sempre della società. È quel modo di ragionare – ha rilevato il ministro – che risale alla sociologia marxista e radicale che individuava la responsabilità della devianza nei mali del capitalismo, del mercato e della società borghese, cancellando la responsabilità individuale». Quindi, colpa dell’ideologia e di chi la sostiene: «Basta vedere l’ostilità con cui le norme sulla condotta sono state accolte. C’è chi ha parlato di repressione, di fascismo. E questo perché c’è chi confonde i concetti di responsabilità e di autorità con l’autoritarismo. Mentre invece noi ci siamo mossi per contrastare comportamenti che non possono essere tollerati», ha concluso Valditara.