Il Pakistan ha avanzato la candidatura del presidente Donald Trump al Premio Nobel per la Pace, descrivendolo come un «autentico promotore di pace» per il suo intervento decisivo nel prevenire un grave conflitto tra India e Pakistan il mese scorso. In una nota diffusa sabato sulla piattaforma X, il governo pakistano ha elogiato l’eccezionale abilità diplomatica dimostrata da Trump durante la crisi. L’escalation era iniziata il 22 aprile con l’attacco terroristico che ha causato la morte di 26 turisti indiani vicino a Pahalgam, nel Kashmir sotto controllo indiano.
L’India aveva puntato il dito contro il Pakistan, accusandolo di sostenere i terroristi. Tuttavia, le due nazioni — entrambe dotate di arsenali nucleari — hanno raggiunto un cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti il 10 maggio, dopo tre giorni di intensi scontri transfrontalieri, attacchi con droni e lanci di missili. Secondo il governo pakistano, Trump ha esercitato una leadership cruciale, intervenendo con determinazione per disinnescare la crisi. «In un contesto di forte instabilità regionale, il presidente Trump ha mostrato straordinaria lungimiranza strategica, impegnandosi con Islamabad e Nuova Delhi per contenere una situazione in rapido deterioramento. Il suo intervento ha garantito un cessate il fuoco, scongiurando un conflitto più ampio tra due potenze nucleari, con conseguenze potenzialmente devastanti per milioni di persone nella regione e oltre», si legge nella dichiarazione.
Il 12 maggio, Trump ha dichiarato ai giornalisti di aver minacciato di sospendere ogni rapporto commerciale con India e Pakistan se non avessero posto fine alle ostilità. «Ho detto: “Se smettete, faremo molti affari. Se continuate, non faremo nessun commercio” — e ha aggiunto — Abbiamo evitato un conflitto nucleare. Sarebbe potuta essere una guerra disastrosa, con milioni di vittime».
Le candidature per il Premio Nobel per la Pace 2025, che sarà conferito a ottobre, si sono chiuse a gennaio; quindi, la proposta pakistana si riferirà al premio del 2026. Venerdì, Trump ha scritto su Truth di aver negoziato un «eccellente accordo» tra Ruanda e Repubblica Democratica del Congo, sottolineando: «Io non riceverò mai un Nobel per la Pace, qualunque cosa faccia: che si tratti di Russia-Ucraina o Israele-Iran. Ma i cittadini sanno, e questo è ciò che conta».
L’aspetto a dir poco curioso, è che la candidatura di Donald Trump al Nobel per la Pace è stata presentata prima degli attacchi aerei condotti dagli Stati Uniti contro le infrastrutture nucleari iraniane, verso cui il ministro degli Esteri pakistano, Ishaq Dar, ha espresso ferma condanna a nome del governo pakistano, che ritiene che i bombardamenti violino il diritto internazionale e che l’Iran abbia il diritto legittimo di difendersi: «L’inasprimento senza precedenti delle tensioni e delle violenze, alimentato dalle continue aggressioni contro l’Iran, è fonte di profonda preoccupazione. Un’ulteriore escalation potrebbe avere conseguenze gravissime per la regione e oltre», ha affermato Islamabad il 22 giugno, sottolineando che dialogo e diplomazia, nel rispetto dei principi dell’Onu, rappresentano l’unica strada per risolvere le crisi regionali.
Domenica, il primo ministro pakistano, Shehbaz Sharif, ha contattato il presidente iraniano Masoud Pezeshkian per ribadire la condanna del Pakistan agli attacchi americani. Nello stesso giorno, migliaia di persone hanno manifestato a Karachi per protestare contro le azioni militari degli Stati Uniti e di Israele in Iran.