Nel 2024, l’Italia ha registrato il più alto numero di emigrati italiani e di immigrati stranieri degli ultimi dieci anni, secondo i dati pubblicati venerdì dall’Istat, alimentando le ricorrenti preoccupazioni sulla “fuga di cervelli”, il declino economico e la gestione dei flussi migratori. La popolazione italiana è in calo e vi è una crescente carenza di manodopera, fattori che rendono necessaria l’attrazione di lavoratori stranieri. Ma l’economia stagnante e i salari bassi – inferiori in termini reali a quelli del 1990 – spingono molti italiani a cercare migliori opportunità all’estero.
Lo scorso anno, 382.071 stranieri si sono trasferiti in Italia, un aumento rispetto ai 378.372 del 2023 e il dato più alto dal 2014, ha riferito l’Istat. Nello stesso periodo, 155.732 italiani hanno lasciato il proprio Paese, rispetto ai 114.057 del 2023, anch’esso un record decennale.
Il numero di immigrati ha superato il precedente picco di 301 mila registrato nel 2017, ben al di sopra del minimo di 191.766 del 2020, anno segnato dal Covid.
Tra il 2023 e il 2024, circa 270 mila italiani hanno emigrato, un aumento del 40% rispetto ai due anni precedenti, mentre gli arrivi di stranieri, circa 760 mila, sono cresciuti del 31% rispetto al biennio 2021-2022. Questi dati, raccolti dagli uffici anagrafici comunali, non tengono conto della migrazione irregolare.
Tra gli immigrati, gli ucraini rappresentano il gruppo più numeroso nel biennio 2023-2024, seguiti da albanesi, bengalesi, marocchini, rumeni, egiziani, pakistani, argentini e tunisini. Riguardo all’elevato numero di emigrati italiani, l’Istat ha osservato che «è più che plausibile» che una parte significativa sia composta da «ex immigrati» che, dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana, si sono trasferiti all’estero.
L’agenzia ha inoltre evidenziato il continuo spopolamento del Sud Italia, sottolineando che quasi l’1% dei residenti in Calabria, la regione con il reddito pro capite più basso, si è trasferito verso il centro o il nord del Paese nel biennio 2023-2024.