Giorgetti: le regole di bilancio europee sono stupide e senza senso

di Redazione ETI/Reuters
19 Giugno 2025 20:24 Aggiornato: 19 Giugno 2025 20:25

Le norme di bilancio dell’Unione europea sono «stupide e prive di senso» e devono essere riformate per consentire agli Stati membri di incrementare la spesa per la difesa, come raccomandato da Bruxelles. È questa la posizione espressa giovedì dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in occasione di un incontro con i colleghi dell’Eurozona a Lussemburgo.

Le attuali regole, secondo il ministro, penalizzano Paesi come l’Italia, soggetti a una procedura d’infrazione dell’Ue per deficit eccessivo, impedendo loro di sfruttare le flessibilità necessarie per rispondere alle nuove esigenze di sicurezza. «Occorre aggiornare queste norme alla luce della crisi che stiamo vivendo, affinché non appaiano stupide e prive di senso», ha dichiarato Giorgetti. Il titolo del comunicato è stato ancora più diretto, sottolineando la necessità di modificare «regole stupide e prive di senso».

La Commissione europea ha introdotto clausole di flessibilità per favorire investimenti in sicurezza, proponendo agli Stati membri di incrementare la spesa per la difesa fino all’1,5% del prodotto interno lordo ogni anno per quattro anni senza incorrere in misure disciplinari, anche in caso di deficit superiore al 3% del Pil. Questa iniziativa risponde alla crescente pressione in Europa per rafforzare le capacità militari, con finalità di deterrenza militare, come un attacco dalla Russia, e di riduzione della dipendenza dagli Stati Uniti. Ma, secondo Giorgetti, il meccanismo previsto dalla Commissione avvantaggia solo i Paesi non soggetti a procedure d’infrazione per deficit eccessivo, che possono utilizzare la flessibilità per aumentare la spesa militare senza violare le regole di bilancio, anche superando il tetto del 3% del Pil. Nazioni come l’Italia, già sotto procedura, invece non possono beneficiare della stessa libertà, ha sottolineato il ministro.

L’Italia, gravata da un elevato debito pubblico, si trova in una posizione delicata. Quest’anno, grazie a una serie di aggiustamenti contabili, il Paese dovrebbe raggiungere l’obiettivo di spesa per la difesa della Nato, pari al 2% del Pil. Tuttavia, il prossimo vertice dell’Alleanza Atlantica potrebbe alzare l’asticella al 5% del Pil, un traguardo che complicherebbe ulteriormente gli equilibri di bilancio italiani.

L’Italia è determinata a uscire rapidamente dalla procedura d’infrazione, con l’obiettivo di ridurre il deficit al 2,8% del Pil entro il 2026, rispetto al 3,4% dello scorso anno. Accettare l’invito di Bruxelles a incrementare la spesa militare, secondo Giorgetti, rischierebbe di compromettere questo percorso: «L’Italia è impegnata a rispettare i tempi per uscire dalla procedura d’infrazione, e accogliere l’aumento della spesa per la difesa lo renderebbe impossibile». Inoltre, il governo teme di prendere decisioni che possano danneggiarne la reputazione sui mercati finanziari, in miglioramento negli ultimi tempi. La soluzione preferita dal governo Meloni sarebbe, secondo fonti citate da Reuters, l’emissione di debito comune europeo per finanziare l’aumento della spesa militare. Una soluzione che richiederebbe però il consenso degli altri Stati membri dell’Ue. Più facile a dirsi che a farsi.


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