La storia del “mago” Harry Houdini

di Redazione ETI/Stephen Oles
9 Giugno 2025 20:12 Aggiornato: 9 Giugno 2025 20:12

A quasi un secolo dalla sua morte, ricordiamo ancora il suo nome. Se il cane scappa dal cortile, o il bambino esce dal box, qualcuno dirà: «È un piccolo Houdini!»… il nome sta ancora per “mago” come ‘Fido’ sta per “cane”.

La cosa curiosa però è che Houdini non era proprio un mago, o meglio, dopo aver fallito come mago, si reinventò in un nuovo ruolo che lo rese famoso: artista della fuga.

Scrisse: «La mia nascita è avvenuta il 6 aprile 1874, nella piccola città di Appleton nello stato del Wisconsin, negli Stati Uniti». Sebbene molti libri e siti lo riportino, non è vero. Per tutta la vita Houdini, e in seguito la sua vedova Bess, raccontarono frottole e storie contrastanti. Separare la verità dall’illusione è difficile per i suoi biografi come lo era per il suo pubblico.

In realtà, Houdini – vero nome Ehrich Weiss (scritto anche Erik Weisz) – nacque il 24 marzo a Budapest, in Ungheria. Suo padre, Mayer Samuel, come milioni di immigrati del tempo, cercava una vita migliore in America. La trovò ad Appleton, una comunità tanto accogliente che le congregazioni cristiane raccolsero fondi per costruire un tempio per le famiglie ebraiche, le quali nominarono subito Mayer Samuel rabbino. Lui, felicissimo, mandò a chiamare la propria famiglia, compreso Ehrich, di 4 anni, perché lo raggiungesse.

La famiglia si riunì, ma i bei tempi non durarono. Il rabbino Weiss, mai a suo agio con l’inglese, aveva continuato a recitare le preghiere in tedesco, irritando i membri della sua congregazione che lo consideravano già troppo vecchio stampo. Così lo licenziarono.

Non riuscendo a trovare lavoro ad Appleton, il rabbino Weiss trasferì la famiglia da una città all’altra e, infine, a New York, ma anche lì nessuno voleva un rabbino che non sapesse parlare inglese. Prima di morire, fece promettere a Ehrich che si sarebbe sempre preso cura di sua madre e Houdini mantenne la promessa. Scrisse: «Ho amato due donne nella mia vita». La madre e la moglie.

Lottando per sbarcare il lunario in un appartamento dell’East Side, la famiglia di un rispettato ecclesiastico si trovava in una situazione umiliante. Ehrich lavorava molto e faticosamente tagliando tessuti in una fabbrica clandestina, ma scaricava la frustrazione praticando sport: il suo fisico tonico e muscoloso era perfetto per la boxe, il nuoto e la corsa ed eccelleva in tutte e tre le discipline.

Harry Houdini era devoto alla madre e alla moglie Bess. Pubblico dominio

Quando l’adolescente Ehrich e il suo amico Jacob lessero le memorie del grande illusionista francese Jean-Eugène Robert-Houdin, decisero che la magia sarebbe stata il loro futuro. In omaggio al loro idolo, si chiamarono I fratelli Houdini. Il loro spettacolo non era granché, ma avevano un buon numero di illusionismo chiamato Metamorfosi: Jacob e alcuni volontari del pubblico legavano Ehrich e lo chiudevano in un baule, il sipario si chiudeva per un momento e quando si riapriva Ehrich era libero. Poi i volontari aprivano il baule e trovavano Jacob, legato come un tacchino.

Il pubblico era incuriosito dalla Metamorfosi ma non dagli altri trucchi, e Jacob, scoraggiato dalla mancanza di successo, lasciò il numero. Ehrich, che ora si faceva chiamare Harry Houdini, trovò una sostituta e la sposò. Bess Rahner era cattolica, ma alla madre di Harry piaceva e approvò l’unione. Bess divenne la sua partner sia sul palco che fuori. Alta appena un metro e mezzo, era della misura giusta per entrare e uscire da un baule ed essendo così minuta faceva sembrare suo marito più alto.

Dopo anni di esibizioni con la moglie Bess nei circhi, negli spettacoli di medicina itineranti e nei musei popolari – i settori più bassi del mondo dello spettacolo – Houdini iniziò a stupire le folle dei vaudeville liberandosi dalle manette.

Per cinque lunghi anni, “gli” Houdini si esibirono in piccole città, circhi e persino nelle birrerie. Harry lavorò ossessivamente per perfezionare e migliorare il numero e aggiunse due trucchi per liberarsi: dalle manette (i lucchetti lo avevano affascinato fin da bambino) e da una camicia di forza. Quest’ultima era pericolosa, poiché le vigorose contorsioni necessarie per uscirne lasciavano Harry pieno di lividi e di sangue. Ma nessuno dei due effetti impressionò il pubblico, pensavano che le costrizioni fossero truccate.

Chiunque altro avrebbe gettato la spugna e accettato un lavoro “sensato”. Non Harry. Nelle piccole città si faceva pubblicità sfidando la polizia locale a trattenerlo. Nel libro Spellbinder: The Life of Harry Houdini, Tom Lalicki racconta cosa accadde in seguito. «A Woonsocket, nel Rhode Island, la polizia e dei giornalisti incatenarono Houdini con sei serie di manette e lo chiusero in una stanza. Riuscì a liberarsi in 18 secondi». L’impresa fece notizia a livello locale, ma niente di più.

Alla fine, tutte le speranze, il duro lavoro e la perseveranza di Harry e Bess furono ripagati. Martin Beck gestiva il giro di vaudeville Orpheum, che controllava i teatri da Chicago alla California. Disse a Harry che aveva visto il suo spettacolo e che, francamente, faceva schifo, ma gli piacevano Metamorfosi e le manette. Potevano costruirci intorno un nuovo spettacolo migliore, a patto che Harry abbandonasse gli scarsi giochi di prestigio e i trucchi con le carte. Quella proposta per Harry «ha cambiato il corso di tutta la mia vita».

Passare all’improvviso dalle birrerie all’elegante circuito dell’Orpheum scatenò tutta la prodigiosa energia e ambizione di Harry. Il biografo Kenneth Silverman scrive: «In quattordici mesi vertiginosi divenne una star dello spettacolo americano».

Harry Houdini sfidò l’annegamento con “evasioni” subacquee: lo si vede mentre entra in una cassa per un tuffo sott’acqua. Pubblico dominio

Il cambiamento scatenò anche la “creatività” di Harry: insieme a un altro illusionista organizzò una finta lite, e i loro battibecchi occuparono molto spazio sulla stampa. E ci fu un’altra storia secondo cui si esibì in uno spettacolo di vaudeville la cui protagonista era una star femminile. Sconvolta dalle recensioni negative della stampa, la donna abbandonò la tournée, lasciando a lui il ruolo di protagonista. Harry avrà inventato queste storie? È molto probabile.

Nel 1899, Houdini era una vera e propria star del vaudeville e guadagnava 250 dollari alla settimana, quasi la metà del reddito annuale di un americano medio. Bess e sua madre vivevano nel lusso, ma Houdini era bersagliato dalle accuse di nascondersi addosso le chiavi delle manette. La sua reazione portò la spettacolarità a un nuovo livello.

A quel tempo, a differenza di oggi, nella cultura popolare la nudità era proibita,  gli abiti delle donne sfioravano il pavimento per evitare che si intravedesse la caviglia. Houdini scrisse: «Posso fare il trucco anche nudo».


Il famoso trucco da artista della fuga di Harry Houdini ha stupito il pubblico. Pubblico dominio

Lo mostrò in una stazione di polizia di San Francisco e lo ripeté in tutto il Paese. A Kansas City, un giornale di St. Louis riportò: «Si è esibito per la… polizia con un costume così succinto che non aveva posto per nascondere chiavi o fili». Le foto provocatorie, ma di buon gusto, del prestigiatore incatenato con poco altro che il costume adamitico, diffusero la sua fama in lungo e in largo.

Nel 1900, Houdini fece una tournée all’estero, attirando folle in Inghilterra, Germania e Russia: legato, imbavagliato, spesso nudo o quasi, evase da celle di prigione, caveau di banche e bare. Ha sfidato l’annegamento con “evasioni” subacquee, è uscito dalle camicie di forza stando sospeso a testa in giù, ad alta quota.

 

 

Aggiunse nuove illusioni al suo numero, come ingoiare una manciata di aghi per poi tirarli fuori dalla bocca ben infilati in un filo. Nel 1918, fece persino scomparire un elefante sul palco dell’Ippodromo di New York.


Harry Houdini stupisce il pubblico facendo sparire un elefante all’Ippodromo di New York. Pubblico dominio

I maghi di oggi sanno come sono state realizzate solo alcune delle imprese di Houdini, di altre non ne hanno idea. Molte sarebbero state sicuramente impossibili senza la sua forza e il suo atletismo, per non parlare della sua abilità di nuotatore trattenendo il respiro sott’acqua.

Negli anni successivi, Houdini pubblicò libri, apparve in film e parlò contro il falso spiritismo che stava diventando di moda. Smascherò sedute spiritiche fasulle e medium che sostenevano di comunicare con i morti. Si esibì gratuitamente in ospedali, case di riposo e orfanotrofi, ideò persino uno spettacolo per i non vedenti.

 

 

Nel 1917 si arruolò patriotticamente come volontario nell’esercito. Rifiutato perché troppo vecchio (aveva 43 anni), vendette Liberty Bonds – obbligazioni emesse dal Tesoro degli Stati Uniti per finanziare la prima guerra mondiale – e produsse magicamente sul palco vere monete d’oro che donò ai soldati.

Harry morì nel 1926, il giorno di Halloween, e fu sepolto accanto all’amata madre.
Da allora si sono succeduti innumerevoli maghi, ma quando il cane scappa dal cortile, viene in mente un solo nome: Houdini.

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