Il nuovo boom del turismo in Italia tra vecchi problemi e nuova ricchezza

di Giovanni Donato
18 Maggio 2025 16:52 Aggiornato: 18 Maggio 2025 19:37

Il presidente del Consiglio è intervenuto ieri, sabato 17 maggio, con un videomessaggio alla 75 esima assemblea di Federalberghi, a Merano dicendo che ha sempre considerato il turismo «uno dei motori trainanti dell’economia italiana» convinzione da cui «è nata la scelta, all’atto della formazione del governo, di ripristinare il ministero del Turismo dotandolo di portafoglio e risorse rilevanti».

«Una scelta che si è rivelata vincente – ha proseguito Giorgia Meloni –perché ha permesso di disegnare una strategia di lungo termine e di dare risposte concrete al comparto portando anche riforme attese da tempo».

La Meloni ha sottolineato come il suo governo stia mettendo «ordine nel grande caos delle locazioni turistiche e degli affitti brevi per offrire maggiori garanzie ai turisti, combattere l’abusivismo, tutelare gli imprenditori onesti», e questo ha permesso di «toccare nel 2024 un nuovo record, raggiungendo 458 milioni di presenze. Per la prima volta l’Italia ha superato la Francia e siamo secondi solo alla Spagna» ha rivendicato il capo del Governo.

Come è noto, il settore turistico italiano è un pilastro dell’economia nazionale, sia in termini di Pil che di occupazione. L’Italia, con il suo patrimonio culturale, naturale, enogastronomico e storico, è una delle mete turistiche più ambite al mondo.

Il turismo rappresenta circa il 13% del PIL nazionale (dato 2023) con circa 4,2 milioni di occupati nel settore secondo Eurostat (2019). L’Italia è ai primi posti al mondo per tutti i “tipi” di turismo: culturale, balneare, montano, enogastronomico, religioso, del lusso, sportivo, ecologico e d’affari; e ne stanno persino nascendo nuovi tipi, come il turismo del benessere, lo shopping tourism e persino il wedding tourism, ossia il turismo matrimoniale: nel 2024, oltre 15 mila coppie straniere sono venute a celebrare il proprio matrimonio in Italia.

Tra il 2015 e il 2019, il turismo italiano ha registrato una crescita costante: nel 2019, gli arrivi hanno raggiunto circa 131 milioni e le presenze 436,7 milioni, con un aumento rispetto al 2015 di circa il 10% per gli arrivi e del 7% per le presenze. Dopo la “pausa” Covid, il 2023 ha segnato una ripresa completa, superando addirittura i livelli pre-Covid. Gli arrivi sono stati 133,6 milioni, e le presenze 447,2 milioni, con un totale di 851 milioni di presenze e 84,5 miliardi di euro di consumi. Il fatturato turistico italiano proveniente dall’estero ha raggiunto il valore di 51,6 miliardi di euro.

Ma non mancano le zone d’ombra: siamo invasi da orde di turisti? Ci stiamo trasformando in “un popolo di camerieri”, come sostengono alcuni? In questo senso, la percezione non è unitaria: mentre chi abita a Roma, Firenze e Venezia organizza proteste denunciando strade sovraffollate e carenza di alloggi a causa dell’aumento degli affitti per le vacanze, in Sicilia e in altre parti della Penisola il boom del turismo sta contribuendo a rendere alcuni quartieri più sicuri e a portare denaro in aree svantaggiate, sebbene i residenti vedano già i rischi all’orizzonte.

Il borgo Danisinni di Palermo, ad esempio, è a pochi passi dalla Cattedrale e dal Palazzo Normanno – due dei siti patrimonio dell’Umanità dell’Unesco nel capoluogo siciliano – ha accolto oltre 800 mila visitatori nel 2023, con un aumento del 16% rispetto al 2022. Borgo Danisinni sta vivendo una rinascita: le case hanno acquisito valore e negli ultimi anni hanno aperto diverse nuove attività. Ma alcuni palermitani iniziano a lamentarsi del fatto che il comune riesca a regolamentare il boom turistico: gli affitti a breve termine sono in aumento (oltre 180 mila visitatori di Palermo nel 2023 hanno soggiornato in alloggi non alberghieri, un aumento del 44% rispetto al 2019) e la crescente movida notturna ha portato anche a un aumento dello spaccio di droga.

Anche a Palermo, insomma, si inizia a parlare di “centro storico vetrina”, un fenomeno che città d’arte come Firenze, Venezia e Roma (dove è emblematica l’invasione turistica di Trastevere) conoscono da decenni, e che purtroppo danneggia o distrugge il tessuto sociale: i residenti vengono spinti a trasferirsi in anonimi quartieri periferici (o addirittura in altri comuni) sia dai prezzi esorbitanti degli immobili, che dalla invivibilità dei centri storici, dove fare la spesa è diventato proibitivo e parcheggiare è praticamente impossibile.

In questo contesto a dir poco complesso, il governo Meloni, oltre ad aver ripristinato il ministero del Turismo, ha attuato diversi provvedimenti che stanno portando risultati: per garantire maggiore trasparenza, combattere l’abusivismo e tutelare gli imprenditori onesti, il governo ha introdotto il Cin, il codice identificativo nazionale, ossia un codice univoco assegnato a tutte le strutture ricettive turistiche (incluse quelle per affitti brevi e gli immobili turistici) per garantire una maggiore tracciabilità e controllo da parte del ministero del Turismo, per mappare le strutture ricettive e per verificare le autorizzazioni, e mettere quindi ordine nel mare magnum delle locazioni turistiche e degli affitti brevi.

Il Governo sta inoltre incentivando dei flussi turistici che siano distribuiti su tutto il territorio nazionale e durante tutto l’arco dell’anno, riducendo la pressione su città come Roma, Firenze e Venezia e portando benessere in zone che in molti casi sono depresse; questo anche attraverso la promozione di borghi e aree meno conosciute, come appunto il borgo Danisinni a Palermo; il governo ha poi introdotto misure come la detassazione delle mance, il taglio delle tasse su lavoro notturno e straordinari, e un fondo da 21 milioni di euro per la formazione professionale nel settore turistico.

L’azione governativa sta quindi operando a tutto campo, e i risultati si stanno già facendo sentire. Ma c’è ancora molta strada da fare.

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