Molti Paesi rifiutano i prodotti sanitari Made in China

Le forniture sanitarie prodotte in Cina, come ad esempio le mascherine protettive, non rispettano gli standard di sicurezza individuale richiesti. Per questo Germania, Belgio e Olanda hanno iniziato a rifiutarle.

A seguito del rifiuto di vari Paesi, il regime cinese ha ispezionato le merci esportate e confiscato 89 milioni di mascherine.

La Cina è tra i più grandi produttori al mondo di Dispositivi di protezione individuali (Dpi) e altre forniture mediche, ma la loro qualità sembra non soddisfare il mercato.

Tutta spazzatura

Il giornale tedesco Der Spiegel riporta che il 24 aprile, il ministro dei trasporti federale tedesco, Andreas Scheuer, ha dichiarato: «Le undici milioni di mascherine sono solo spazzatura».

Infatti, il direttore di un’azienda tessile tedesca ha scoperto, insieme ai suoi dipendenti, che le mascherine acquistate dalla Cina erano di pessima qualità: alcune aveva il filtro che non funzionava correttamente e altre avevano gli elastici rotti.
A causa di questo, il direttore ha annullato l’ordine di undici milioni di mascherine che dovevano essere consegnate in Germania il 13 aprile, e ha cercato un altro fornitore cinese.

Il 9 aprile, il Brussels Times ha riferito che il Belgio ha dovuto respingere tre milioni di mascherine importate dalla Cina «perché non soddisfacevano gli standard di qualità richiesti». Il ministro belga dell’agenda digitale, Philippe De Backer, ha spiegato: «Abbiamo subito notato dei problemi, quindi le abbiamo fatte testare. Il Servizio federale dell’economia pubblica ha poi confermato che il fornitore [cinese, ndr] non aveva fornito i risultati definitivi del collaudo, e dopo un ulteriore test in un laboratorio, le mascherine sono risultate inaccettabili».

Anche i Paesi Bassi hanno ritirato 600 mila mascherine difettose dagli ospedali olandesi alla fine di marzo: facevano parte di un lotto di un milione e 300 mila mascherine acquistate e importate dalla Cina il 21/03/2020.

La Cina e il problema delle truffe

Il 26 aprile il regime cinese ha affrontato la questione della qualità delle forniture mediche esportate, in una conferenza stampa a Pechino tenuta dal Consiglio di Stato, un’agenzia governativa.

Jin Hai, direttore del dipartimento generale dell’Amministrazione generale delle dogane cinesi, ha spiegato che dal primo marzo al 25 aprile, la Cina ha esportato 55 miliardi di yuan (7 miliardi e 100 milioni di euro) di forniture sanitarie, ripartite in: 21 miliardi e 100 milioni di mascherine facciali, 109 milioni di tute protettive, 32 milioni e 940 mila occhiali, 763 milioni di paia di guanti chirurgici, 110 mila macchine di monitoraggio e 9 milioni e 290 mila  termometri a infrarossi.

Per quanto riguarda i prodotti di cattiva qualità, Li Xingqian, direttore del dipartimento del commercio estero del Ministero del Commercio cinese, ha affermato che gli standard cinesi sono diversi da quelli di altri Paesi, e questo ha portato alla restituzione di alcune forniture sanitarie esportate. Li ha ammesso che alcuni produttori cinesi hanno venduto le mascherine non mediche come mediche, mentre altri hanno offerto i loro prodotti a «un prezzo anormale».

In un’altra conferenza stampa tenuta dal Consiglio di Stato a Pechino, il 26 aprile Gan Lin, vice capo dell’Amministrazione statale cinese per la regolamentazione del mercato, ha parlato dei materiali protettivi contraffatti e scadenti che le autorità hanno confiscato: 89 milioni e 50 mila mascherine, 418 mila altri materiali protettivi, 7 milioni e 600 mila yuan (985 mila euro) di prodotti disinfettanti e altro ancora, senza specificare il periodo di tempo. Ha aggiunto che ci sono quattro tipi di prodotti protettivi non qualificati in Cina: quelli che non possono soddisfare gli standard normativi; quelli non medici venduti come medici e quelli di cattiva qualità venduti come prodotti di buona qualità; quelli confezionati senza data di produzione, nome del produttore, certificazione di qualificazione, e così via; e quelli contraffatti.

Dan Harris, avvocato dello studio legale Harris Bricken International Law Firm, con sede a Seattle, ha pubblicato sul sito web del suo studio le informazioni sulle truffe compiute dai fornitori di Dpi in Cina, specificando di star controllando i fornitori dei prodotti cinesi, per garantire che i clienti che devono acquistare i Dpi non vengano truffati.

Negli ultimi mesi, lo studio legale ha scoperto che alcune aziende cinesi hanno utilizzato certificazioni acquistate su internet per esportare prodotti non qualificati, mentre alcuni esportatori cinesi erano solo intermediari che non avevano materiale a disposizione. Essi inviavano agli acquirenti tutto ciò che potevano ottenere o si tenevano i soldi senza spedire nulla. Alcuni esportatori non avevano l’autorità per esportare, mentre altre volte i dipendenti di società certificate vendevano i prodotti illegalmente.

 

Articolo in inglese: Countries Fighting Pandemic Reject Shoddy Medical Goods Made in China

 
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