Xi Jinping si prepara a ricevere Putin al Vertice di Shanghai

di Artemio Romano
22 Agosto 2025 11:09 Aggiornato: 23 Agosto 2025 8:14

Il Segretario generale del Partito comunista cinese Xi Jinping ospiterà a Tianjin, dal 31 agosto al primo settembre il presidente russo Vladimir Putin, il Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e oltre venti capi di governo per il vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. L’incontro, incentrato su questioni politiche e di sicurezza, mira a rafforzare l’influenza regionale della Cina.  Durante l’incontro verranno presentati nuovi piani per rafforzare i legami tra i Paesi membri, come dichiarato dal viceministro degli Esteri cinese, Liu Bin, in una conferenza stampa dedicata ai preparativi del summit. Tra gli invitati figurano il presidente iraniano Masoud Pezeshkian e il primo ministro indiano Narendra Modi. Anche il primo ministro malese Anwar Ibrahim parteciperà al summit, prima di ospitare Trump e altri leader dell’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico a ottobre. «Quanto più la situazione internazionale diventa turbolenta e complessa, tanto più è cruciale per tutti i Paesi rafforzare l’unità e la cooperazione» ha dichiarato Liu Bin, «Grazie alla stabilità e alla resilienza dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, possiamo affrontare incertezze e fattori imprevedibili, creando un ambiente favorevole a una pace duratura». Il summit si concluderà con la firma e la pubblicazione della Dichiarazione di Tianjin, ha aggiunto. Durante il vertice del 2024, tenutosi nella capitale kazaka Astana, i leader avevano concordato di intensificare la cooperazione su temi come la lotta al terrorismo regionale, le energie rinnovabili e l’economia digitale.

Il vertice si terrà pochi giorni prima di una delle più imponenti parate militari organizzate dalla Cina negli ultimi anni e in un contesto di estrema difficoltà del regime cinese. Al di là dell’ostentazione di forza, quello che più colpisce sono gli improbabili proclami di «pace» del Partito comunista cinese, che suonano tragicomici per un regime che minaccia da anni di invadere Taiwan, inonda di fentanyl gli Stati Uniti, sferra attacchi hacker in tutto il mondo e sostiene lo sforzo bellico dell’invasione russa dell’Ucraina (per non parlare dei crimini contro l’umanità che perpetra in Cina). Retorica a parte, a Pechino tira un’aria da ultima spiaggia: tra la grave crisi economica e sociale sul fronte interno e la mazzata dei dazi statunitensi da una parte e, dall’altra, la crisi “personale” di Xi Jinping, ormai sempre più debole e a corto di alleati nel Partito, la dittatura comunista cinese sembra ormai sempre più vicina al capolinea.


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