L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta studiando un piano per stimolare la costruzione di stabilimenti produttivi e infrastrutture negli Stati Uniti utilizzando un fondo da 550 miliardi di dollari messo a disposizione dal Giappone nell’ambito di recenti negoziati commerciali. Secondo documenti e fonti citate dal quotidiano statunitense «Wall Street Journal», le risorse verrebbero indirizzate a settori strategici come semiconduttori, farmaci, minerali critici, energia, cantieristica navale e calcolo quantistico. I progetti selezionati potrebbero beneficiare di procedure regolatorie accelerate, accesso a terreni e acque federali e, in alcuni casi, di leasing pluridecennali. Il memorandum d’intesa firmato questo mese da Washington e Tokyo prevede una ripartizione 50-50 dei costi e assegna agli Stati Uniti fino al 90 per cento dei profitti. Trump avrebbe inoltre il potere di aumentare i dazi o ridurre i ritorni giapponesi se Tokyo non finanziasse interamente un progetto.
Stando al «Wall Street Journal», tra i potenziali progetti discussi dal presidente e dal segretario al Commercio Howard Lutnick figurano nuovi impianti per turbine a gas, farmaci generici e centrali nucleari, oltre a un gasdotto in Alaska frutto di una joint venture con il Giappone. In una nota, la Casa Bianca ha definito il fondo giapponese «la chiave per alimentare la prossima Età dell’Oro americana». Il piano, che darebbe a Trump ampio margine per decidere quali industrie sostenere, potrebbe però richiedere anni o decenni per essere realizzato, e resta incerto il grado di adesione delle imprese, vista la possibilità che un futuro presidente lo abbandoni. Intanto, la manifattura americana ha perso 38mila posti di lavoro nei primi otto mesi del 2025, mentre l’economia nel complesso ha continuato a crescere.