Veto degli Stati Uniti all’Onu: il cessate il fuoco servirebbe solo a Hamas

di Redazione ETI
19 Settembre 2025 17:44 Aggiornato: 19 Settembre 2025 17:44

Veto degli Stati Uniti alla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu per il cessate il fuoco immediato a Gaza, la liberazione degli ostaggi trattenuti dal gruppo terroristico Hamas e la revoca delle restrizioni israeliane sugli aiuti umanitari. Gli Stati Uniti hanno dichiarato di non poter appoggiare la risoluzione perché un cessate fuoco, ora, avrebbe lasciato a Hamas il controllo di Gaza e anche perché Donald Trump, ha detto l’inviato americano, vuole «che tutti i 48 ostaggi siano rilasciati immediatamente» e senza condizioni, aggiungendo: «Questa risoluzione rifiuta inoltre di riconoscere, e cerca di riportare in essere, un sistema fallimentare che ha permesso a Hamas di arricchirsi e rafforzarsi a spese di civili bisognosi». Gli Stati Uniti sono praticamente gli unici rimasti a appoggiare l’operazione a Gaza ordinata dal governo Netanyahu, e la pressione internazionale su Israele cresce ulteriormente.

La risoluzione era stata presentata dalla Danimarca a nome dei membri eletti del Consiglio. La rappresentante danese all’Onu, Christina Markus Lassen, aveva motivato il provvedimento come mirato a affrontare la «catastrofe umanitaria e umana» a Gaza e a contribuire alla fine della guerra, sostenendo inoltre che la carestia a Gaza sia stata confermata: l’Integrated food security phase classification, ente affiliato all’Onu, ha dichiarato che 514 mila persone a Gaza stanno affrontando la carestia, un’affermazione respinta da Israele. La rappresentante americana ha sostenuto che la risoluzione non riconoscesse la realtà dei fatti e un «aumento significativo del flusso di aiuti umanitari» a Gaza, e precisando che i dati Onu mostrino come circa l’85 per cento degli aiuti inviati a Gaza dal 19 maggio sia stato intercettato da Hamas. Inoltre, secondo la posizione statunitense, l’Onu e i membri del Consiglio di sicurezza dovrebbero appoggiare la Gaza humanitarian foundation e altre organizzazioni che forniscono aiuti ai civili evitando che finiscano in mano a Hamas.
Prima del voto, l’ambasciatore israeliano all’Onu Danny Danon ha scritto in un post sui social, dicendo che «le risoluzioni contro Israele non libereranno gli ostaggi né porteranno sicurezza» e che«Israele continuerà a combattere Hamas e a proteggere i propri cittadini, anche se il Consiglio di sicurezza preferisce chiudere gli occhi di fronte al terrorismo».

Parlando a Londra il 18 settembre, Donald Trump ha a sua volta enfatizzato la necessità di concentrarsi sugli ostaggi israeliani dicendo: «Dobbiamo ricordare il 7 ottobre, uno dei giorni più violenti e peggiori nella storia del mondo» e chiedendo l’immediata liberazione degli ostaggi. Israele afferma che le sue azioni a Gaza, inclusa l’occupazione di Gaza City, mirano a disarmare Hamas, ottenere la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani e creare un’amministrazione civile non affiliata né a Hamas né all’Autorità palestinese. Israele ha anche respinto le conclusioni di un rapporto dell’Onu del 16 settembre, secondo cui Israele starebbe commettendo un genocidio nella Striscia di Gaza.

 


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