Va, pensiero, sull’ali dorate;
va, ti posa sui clivi, sui colli,
ove olezzano tepide e molli
l’aure dolci del suolo natal!
Sono i versi della prima quartina del coro Va Pensiero tratto dal Nabucco di Giuseppe Verdi, opera che il compositore presentò al pubblico per la prima volta il 9 marzo 1842, al Teatro alla Scala di Milano. Verdi, che aveva appena 28 anni ed era alla sua terza opera lirica, con quei versi conquistò il cuore degli italiani e l’opera decretò il suo successo segnando l’inizio di una straordinaria carriera musicale.
(1813-1901)
Il Nabucco, composto su libretto del poeta Temistocle Solera, è ispirato da un salmo che descrive il lamento dell’esiliato a Babilonia dopo la caduta di Gerusalemme (nel monte di Sion-567 a.C.)
L’orchestra esprime con energia il senso di tragedia e dolore, compensando così le voci profondamente nostalgiche.
A livello popolare, il coro è stato un inno per chi ha sofferto espatri durante le guerre, o il dominio delle forze nemiche.
Nell’opera, Nabucco (Nabucodonossor II) distrusse il primo Tempio degli ebrei, un santuario sul monte Moriah e conquista anche il regno di Giuda. Durante la scena del coro, un gruppo di schiavi ebrei cantano sulla riva del fiume Eufrate in Babilonia ed esprimono il loro pensiero per l’amata patria perduta. Sebbene alcuni nobili ebrei furono liberati, non fu loro permesso di tornare alla terra natale.
Va, pensiero, sull’ali dorate;
va, ti posa sui clivi, sui colli,
ove olezzano tepide e molli
l’aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta,
di Sionne le torri atterrate.
O, mia patria, sì bella e perduta!
O, membranza, sì cara e fatal!
Arpa d’or dei fatidici vati,
perché muta dal salice pendi?
Le memorie nel petto raccendi,
ci favella del tempo che fu!
O simile di Sòlima ai fati
traggi un suono di crudo lamento,
o t’ispiri il Signore un concento
che ne infonda al patire virtù!