Nel nostro Paese, il costo medio degli affitti è in netto aumento, soprattutto nelle grandi città, compromettendo sia il diritto all’abitare di dipendenti e pensionati, sia il diritto allo studio per gli studenti universitari. Più nel dettaglio, sono oltre 3,8 milioni i contratti di locazione stipulati per immobili destinati all’abitazione, di cui il 67,7% sono stati sottoscritti da persone che vivono con reddito da lavoro dipendente o da pensione. In Italia, nel 2024, il costo medio di un canone di affitto è stato di 757 euro mensili (9.084 euro annui), in aumento del 5,1% rispetto all’anno precedente (444 euro in più all’anno).
Una spesa che incide sul budget familiare, mediamente, per il 24,2%, con punte del 58% circa nelle grandi città. È quanto emerge da uno studio del Servizio lavoro, coesione e territorio della Uil, diretto dalla segretaria confederale Ivana Veronese, che ha elaborato i dati dell’Agenzia delle entrate (valori Omi), riguardanti il secondo semestre 2023 e il secondo semestre 2024. Si sono calcolati, quindi, i costi medi di locazione degli appartamenti di 100 mq circa, accatastati come abitazioni civili (A/2) ed economiche (A/3), e ubicati in zona semi centrale in 106 città capoluoghi di provincia. L’incidenza del costo del canone di affitto, invece, è stata calcolata sui dati Istat relativi alle condizioni di vita e reddito delle famiglie. Seguendo questa metodica, si sono ottenuti i risultati riportati nelle successive tabelle.
In particolare, a Milano il canone di affitto ammonta a 1.810 euro medi mensili ed incide sul budget familiare per il 57,9%; a Roma si pagano mediamente 1.503 euro mensili, che incidono per il 48,1%; a Bolzano gli affitti ammontano a 1.433 euro mensili che incidono per il 45,8%; a Como 1.375 euro mensili, che incidono per il 44% e a Modena 1.358 euro mensili, che incidono per il 43,4%. Se, invece, si analizzano gli aumenti tra il II semestre del 2023 ed il II semestre del 2024, a Gorizia i canoni di locazione sono aumentati del 68,5%; a Savona del 27,3%; a Monza e Aosta del 26,8%; a Carrara del 26,7%. «È chiaro, dunque, che nel nostro Paese – ha commentato la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese – si pone il tema dei costi dell’abitare, così come si pone il tema di adeguare i salari e le pensioni al costo reale della vita. Nel corso degli ultimi anni, abbiamo assistito a un progressivo disinvestimento nell’offerta di abitazioni sociali, sostituite con forme di contributo diretto alle famiglie in difficoltà che vivono in affitto, con risorse tuttavia scarse, discontinue, non in grado di rappresentare una misura strutturale».
«L’accesso alla casa, come risposta a un bisogno primario, è innanzitutto un tema di diritto. Una corretta politica abitativa – ha aggiunto Veronese – deve affrontare sia le condizioni di emergenza sia i nodi strutturali. Da una parte occorre aumentare la dotazione finanziaria del fondo per il sostegno agli affitti, quasi del tutto azzerato dall’attuale governo, dall’altra serve introdurre un piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica che non può essere limitato al ‘piano casa Salvini’, rivelatosi, infatti, una goccia nell’oceano». «Per garantire il diritto alla casa crediamo serva ben altro a partire dai provvedimenti per affrontare il ‘caro affitti’ e il tema degli affitti brevi che rischiano di ‘dopare’ il sistema delle locazioni». «Vi è poi il tema dell’alto costo delle locazioni per gli studenti universitari che – ha spiegato Veronese – senza interventi, rischia di minare il diritto allo studio». «Al governo chiediamo di rimettere al centro del dibattito politico il tema della casa, coinvolgendo in un confronto di merito il sindacato che – ha concluso Veronese – finora è stato completamente ignorato dal ministro Salvini».