Il 19 giugno, il presidente Donald Trump ha smentito un articolo pubblicato il giorno precedente dal Wall Street Journal, secondo cui avrebbe approvato un piano d’attacco contro l’Iran, rinviando però l’ordine finale. «Il Wall Street Journal non ha la minima idea di cosa io pensi sull’Iran», si legge in un post pubblicato su Truth. L’articolo citava fonti anonime secondo cui Trump avrebbe comunicato ai suoi collaboratori, la sera del 17 giugno, di aver autorizzato i piani per un attacco, salvo poi sospendere la decisione per valutare se Teheran fosse disposta ad abbandonare il proprio programma nucleare. Altri organi di stampa hanno successivamente rilanciato le stesse indiscrezioni.
Dallo scoppio del conflitto tra Iran e Israele, avvenuto la scorsa settimana, sono circolate ipotesi su un possibile intervento diretto degli Stati Uniti. In più occasioni, durante eventi pubblici, è stato chiesto a Trump se l’amministrazione intendesse coinvolgere il Paese nel confronto armato. «Potrei farlo, oppure no. Nessuno può sapere cosa farò», ha dichiarato il 18 giugno ai giornalisti presenti alla Casa Bianca. «L’Iran è nei guai e ora vuole negoziare. Ma viene da chiedersi: perché non l’ha fatto prima che si arrivasse a tanto spargimento di sangue e distruzione?».
Trump ha inoltre affermato che Teheran avrebbe manifestato l’intenzione di avviare trattative per un cessate il fuoco o per un accordo, ipotizzando persino un incontro alla Casa Bianca. Tuttavia, ha sottolineato come tali aperture sarebbero dovute arrivare prima della scadenza di un ultimatum di sessanta giorni, superato la scorsa settimana. La scadenza è stata seguita, il 13 giugno, da una serie di raid israeliani contro l’apparato militare iraniano e le infrastrutture legate al programma nucleare. Nella serata del 18 giugno, Trump ha dichiarato che Teheran risultava essere a «poche settimane» dal dotarsi di un’arma nucleare, e che una volta sviluppato l’ordigno «l’Iran lo userebbe».
Il presidente americano ha anche lasciato intendere che i servizi di intelligence statunitensi sarebbero a conoscenza dell’esatta posizione della Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei, suggerendo la possibilità di un attacco aereo mirato. Trump ha inoltre invocato la «resa incondizionata» del regime e ribadito – come già fatto in passato – che all’Iran non debba essere consentito ottenere l’arma nucleare. Un concetto ripetuto più volte negli ultimi giorni, nel contesto dell’escalation tra Teheran e Tel Aviv. La risposta di Khamenei non si è fatta attendere: il leader iraniano ha escluso qualsiasi resa, confermando la volontà di proseguire con il programma nucleare.