Il cancro non è solo una malattia fisica: fattori emotivi e psicologici, come i traumi non elaborati, possono influire sul suo sviluppo. La comunità scientifica, pur senza prove definitive di causalità, presta crescente attenzione a questa connessione, che coinvolge meccanismi biochimici e comportamenti a rischio.
Esperienze traumatiche come abusi, lutti o violenze lasciano cicatrici profonde, aumentando il rischio di patologie fisiche e mentali. Uno studio degli anni Novanta, condotto dalle principali autorità sanitarie americane, ha rivelato che eventi come abusi psicologici o sessuali, la perdita di un genitore o l’esposizione a violenze domestiche accrescono la probabilità di sviluppare in età adulta cardiopatie, diabete e tumori. Più traumi si subiscono, maggiore è il rischio.
Un trauma scuote nel profondo, innescando una risposta di lotta o fuga che può persistere per anni. Incidenti stradali, aggressioni o catastrofi naturali generano effetti psicologici duraturi. Quando questi si protraggono oltre un mese, si configura il disturbo da stress post-traumatico (Ptsd). Nel 2024, una ricerca pubblicata su Jama Network Open ha registrato un incremento del 4,1% nella prevalenza del Ptsd tra gli studenti universitari tra il 2017 e il 2022. In alcuni casi, il trauma viene rimosso dalla memoria o dissociato; in altri, il cervello costringe a riviverlo, ostacolando una vita piena nel presente. Ricerche mostrano che queste esperienze alterano la chimica cerebrale, con caratteristiche patologiche simili a quelle delle lesioni cerebrali traumatiche.
Negli anni Ottanta, la psicologa Lydia Temoshok ha individuato un legame tra il cancro e la personalità di tipo C, caratterizzata da tendenza a compiacere gli altri, difficoltà a esprimere emozioni negative e alta conformità sociale. Chi presenta queste caratteristiche, spesso incapace di stabilire confini, mostra tassi più elevati di patologie oncologiche e mortalità. Negli anni Novanta, studi hanno confermato che la terapia psicologica mirata può ridurre il rischio di recidive e prolungare la vita nei pazienti terminali. Nel 2000, un’analisi pubblicata su Nature Neuroscience ha suggerito che emozioni negative intense legate al trauma modificano aree cerebrali connesse a intestino, muscoli e pelle, indicando un possibile meccanismo biologico.
I traumi possono favorire le patologie oncologiche non solo attraverso comportamenti distruttivi, come dipendenze da cibo, alcol o tabacco, ma anche tramite effetti fisici diretti. Nel 2022, uno studio pubblicato su Translational Psychiatry ha rilevato che le persone con Ptsd presentano livelli elevati di marcatori infiammatori, come la proteina C-reattiva, l’interleuchina-6 e il fattore di necrosi tumorale, che possono contribuire allo sviluppo di malattie. Gabor Maté, esperto di traumi e autore di “The Myth of Normal: Trauma, Illness and Healing in a Toxic Culture”, osserva che lo stress cronico altera il sistema nervoso, compromette l’immunità e promuove l’infiammazione, minando il benessere.
La medicina cinese offre una prospettiva complementare, descrivendo l’equilibrio tra yin (fattori interni, come le emozioni) e yang (fattori esterni, come patogeni o tossine). In questa visione, emozioni come paura o rabbia possono danneggiare reni e fegato, indebolendo le difese e favorendo l’insorgenza di patologie.
Le patologie oncologiche sono spesso legate a cancerogeni come amianto, tabacco o alcol, o a fattori genetici, come gli oncogeni che favoriscono la crescita cellulare incontrollata. Una ricerca pubblicata su Ca: A Cancer Journal for Clinicians rivela che almeno il 18% dei casi di cancro e il 16% delle morti negli Usa sono attribuibili a sovrappeso, inattività fisica, alcol e cattiva alimentazione. Tuttavia, il ruolo dei traumi non elaborati, pur meno studiato, merita attenzione, poiché lo stress può indurre comportamenti a rischio, come il fumo o l’abuso di alcol.
Mihal Davis, medico naturopata specializzato in oncologia, evidenzia che lo stress influisce su ormoni e lunghezza dei telomeri, entrambi legati al cancro. Per Davis, i sintomi emotivi vanno trattati con la stessa serietà di quelli fisici, poiché un trauma non elaborato ha effetti duraturi, simili a una ferita fisica non guarita.
Brandon LaGreca, agopuntore con un’esperienza decennale, ha affrontato una diagnosi di linfoma non Hodgkin al quarto stadio, una forma con un tasso di mortalità superiore al 33% entro cinque anni. Adottando un protocollo di oncologia integrativa, ha raggiunto la remissione in otto mesi. Insoddisfatto dall’idea che il cancro fosse solo sfortuna o genetica, l’agopuntore ha esplorato il legame tra trauma e malattia, tema approfondito nel suo libro “Cancer, Trauma, & Emotions”. Per lui, pensieri ed emozioni sono espressioni biologiche con impatti concreti sulla salute.
Affrontare i traumi richiede delicatezza, per evitare che i pazienti si sentano responsabili della propria malattia. LaGreca propone di costruire resilienza attraverso pratiche come sonno, agopuntura e massaggi, che rafforzano corpo e mente. Successivamente, si possono adottare terapie somatiche, che lavorano sugli aspetti psicofisiologici, o cognitive, come neurofeedback ed Emdr. Gli esperti distinguono tra cura e guarigione, sottolineando la necessità di un approccio olistico che coinvolga l’intera persona, un processo lento ma essenziale. E invitano a esplorare i traumi con curiosità e compassione, un esercizio che non solo aiuta a gestire la malattia, ma migliora la qualità della vita e le relazioni. Per LaGreca, l’introspezione è una forma di medicina: riconoscere e lavorare sui traumi spezza i cicli negativi, favorendo il benessere fisico e mentale.
Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.