Terzo round di negoziati tra Russia e Ucraina domani in Turchia

22 Luglio 2025 6:51 Aggiornato: 23 Luglio 2025 7:03

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato che il terzo giro di colloqui di pace tra Ucraina e Russia si terrà in Turchia domani, 23 luglio: «Oggi ho discusso con il segretario per la sicurezza nazionale Rustem Umerov i preparativi per uno scambio di prigionieri e un nuovo incontro in Turchia con la delegazione russa» ha dichiarato Zelensky nel suo discorso serale del 21 luglio, diffuso attraverso il suo canale ufficiale su Telegram. «Umerov mi ha riferito che l’incontro è fissato per mercoledì. Domani forniremo ulteriori dettagli».
Nella stessa giornata di ieri, Zelensky ha precisato che durante l’incontro la delegazione ucraina si concentrerà su tre priorità: il ritorno dei prigionieri di guerra, il rimpatrio dei bambini ucraini rapiti e la preparazione di un incontro diretto con il presidente russo Vladimir Putin. «La nostra agenda è chiara – ha scritto su X – è evidente a tutti che negoziati realmente efficaci possono avvenire solo a livello di capi di Stato».

Dal Cremlino, il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha confermato il 21 luglio il sostegno di Mosca alla prosecuzione dei colloqui, senza tuttavia confermare la data precisa. Nonostante le ripetute richieste di Zelensky per un incontro al vertice, Putin non ha mai mostrato interesse a confrontarsi direttamente con il leader ucraino. Secondo Peskov, la delegazione russa non subirà cambiamenti, e sarà ancora guidata da Vladimir Medinsky, collaboratore di Putin. Nell’ultimo round di negoziati, svoltosi a giugno, la Russia ha presentato una serie di condizioni drastiche per porre fine al conflitto, tra cui la cessione di quattro province sud-orientali parzialmente sotto il controllo russo. Concessioni (che non includono la Crimea, annessa da Mosca nel 2014) equivarrebbero alla perdita di circa il 15% del territorio ucraino. Mosca ha inoltre richiesto che l’Ucraina rinunci alle sue aspirazioni di adesione alla Nato, che distrugga tutte le armi fornite dall’Occidente e rifiuti ogni forma di assistenza militare occidentale. Condizioni, già queste, “impossibili” da accettare, alle quali Putin aveva poi aggiunto il suo obiettivo, volutamente vago, di “denazificare” l’Ucraina, per eliminare quella che, a suo dire, sarebbe stata la ragione della sua invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022, dopo anni di conflitto su scala limitata.

Kiev aveva naturalmente respinto le richieste del Cremlino, giudicandole inaccettabili. Zelensky continua inoltre a escludere qualsiasi riconoscimento dell’annessione russa della Crimea, una posizione che rende ancora più complesso il percorso verso la pace.

Nonostante le profonde divergenze, i negoziati hanno acquisito nuovo slancio dopo che il presidente statunitense Donald Trump, il 14 luglio, ha deciso di imporre dazi del 100% sulla Russia sui Paesi che continuano a intrattenervi rapporti commerciali, qualora non si raggiunga un accordo di pace entro 50 giorni. Mosca, dal canto suo, ha ribadito che i suoi obiettivi bellici restano invariati e ha tracciato una netta distinzione tra i suoi rapporti con Washington e i negoziati con Kiev, considerandoli questioni separate. «La Russia è pronta a procedere rapidamente. Per noi, la priorità è raggiungere i nostri obiettivi, che sono chiari e immutati. Ma il processo non dipende solo da noi», ha dichiarato Peskov in un’intervista al giornalista Pavel Zarubin, trasmessa dall’emittente Vgtrk e riportata dall’agenzia di stampa Tass.

 


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