La decisione degli Stati Uniti di imporre dazi del 39% su alcune importazioni dalla Svizzera segna un passaggio critico nei rapporti economici tra i due Paesi. I nuovi dazi collocano infatti la Confederazione tra le nazioni più colpite dal riassetto internazionale commerciale voluto da Washington.
L’annuncio ha colto di sorpresa Berna, e le associazioni di categoria hanno avvertito del possibile impatto sull’occupazione, con decine di migliaia di posti di lavoro a rischio. Una riunione straordinaria del Consiglio federale è prevista per lunedì, con l’obiettivo di definire una linea d’azione prima dell’entrata in vigore dei dazi, fissata per il 7 agosto. Pur riconoscendo la ristrettezza dei tempi, il ministro dell’Economia, Guy Parmelin ha confermato l’intenzione del governo di dimostrare apertura al dialogo e disponibilità a modificare l’offerta.
Al centro delle preoccupazioni statunitensi vi è il saldo commerciale con la Svizzera, che nel 2024 ha registrato un disavanzo di 38,5 miliardi di franchi svizzeri (circa 48 miliardi di dollari). Tra le ipotesi allo studio figura l’acquisto di gas naturale liquefatto statunitense, sulla scia di quanto promesso da Bruxelles. Un’altra opzione potrebbe riguardare nuovi investimenti svizzeri sul mercato statunitense, il principale sbocco per i settori farmaceutico, orologiero e meccanico. Ma per aprire un nuovo canale negoziale, ammonisce Parmelin, sarà necessario comprendere a fondo le aspettative reali di Washington. Il ministro ha fatto sapere che lui stesso e il presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter sono pronti a recarsi nella capitale statunitense per avviare un confronto diretto, qualora le circostanze lo richiedessero.
Nel frattempo, si moltiplicano le valutazioni sugli effetti economici che la misura potrebbe generare. Secondo Hans Gersbach, economista del politecnico di Zurigo, l’impatto sul prodotto interno lordo svizzero potrebbe oscillare tra lo 0,3% e lo 0,6%, con stime in crescita qualora i dazi venissero estesi anche ai prodotti farmaceutici, al momento esclusi. Uno scenario di protratta instabilità commerciale potrebbe condurre, secondo le proiezioni, a una contrazione superiore all’1%, rendendo concreto il rischio di una recessione. Anche i mercati finanziari svizzeri potrebbero risentire della tensione, con probabili reazioni alla riapertura della Borsa di lunedì. Per la banca giapponese Nomura, i dazi potrebbero spingere la Banca nazionale svizzera a intervenire sui tassi d’interesse già nel mese di settembre, con un possibile taglio di 25 punti base che porterebbe il tasso al -0,25%, nel tentativo di compensare gli effetti deflattivi delle misure statunitensi e sostenere la crescita.