La psoriasi si colloca al secondo posto tra le patologie autoimmuni più diffuse in Occidente, ben oltre la semplice definizione di disturbo cutaneo. Questa condizione complessa, radicata in una predisposizione genetica, spinge il sistema immunitario ad attaccare erroneamente le cellule sane della pelle, come un meccanismo di difesa iperattivo che, nel tentativo di proteggere l’organismo, genera placche spesse e squamose. Queste lesioni si manifestano prevalentemente su schiena, gomiti, ginocchia o cuoio capelluto, ma possono interessare qualsiasi area del corpo. Sebbene una cura definitiva non esista, un approccio combinato di trattamenti medici e modifiche nello stile di vita permette a molte persone di condurre una vita piena, con sintomi ridotti al minimo.
La psoriasi si presenta in diverse forme, che possono coesistere o evolvere nel tempo. La variante a placche, la più comune, rappresenta circa l’85-90% dei casi e si manifesta con lesioni cutanee simmetriche che iniziano come piccoli punti di pochi millimetri per poi espandersi. I sintomi variano, ma spesso includono chiazze rosse ricoperte di squame bianco-argentee, pelle secca e screpolata, prurito, bruciore o sanguinamento, unghie con fossette, scolorite o staccate, forfora intensa e dolori articolari o tendinei.
La Fondazione Nazionale per la Psoriasi Usa classifica la gravità in base all’estensione corporea interessata: lieve se inferiore al 3%, moderata tra il 3% e il 10%, grave oltre il 10%. Esistono anche forme specifiche, come quella del cuoio capelluto, con placche che si estendono oltre l’attaccatura dei capelli, talvolta causando perdita di capelli per grattamenti eccessivi. La psoriasi guttata si presenta con macchie a goccia su torso o arti, mentre quella ungueale altera le unghie, spesso confuse con infezioni fungine. La forma inversa colpisce le pieghe cutanee come inguine o ascelle, aggravata da sudore e sfregamento, mentre la pustolosa si manifesta con bolle piene di pus su pelle arrossata. La più grave, l’eritrodermica, provoca arrossamenti e desquamazioni diffuse, accompagnate da febbre, brividi, stanchezza, battito accelerato e linfonodi ingrossati. La malattia alterna fasi di riacutizzazione, con sintomi intensi, e periodi di remissione, che possono durare mesi o anni, con andamenti imprevedibili.
Alla base della psoriasi vi è un’iperproduzione di cellule cutanee, accelerate dal sistema immunitario. In condizioni normali, le cellule impiegano un mese per raggiungere la superficie; nei pazienti, questo processo si completa in pochi giorni, formando le placche caratteristiche. La genetica gioca un ruolo cruciale, con un’ereditabilità stimata tra il 60% e il 90%. Un figlio di un genitore affetto ha il 14% di probabilità di svilupparla, percentuale che sale al 40% se entrambi i genitori sono colpiti. Ma fattori ambientali come stress, obesità, infezioni, esposizione a sostanze chimiche, farmaci, fumo, alcol e clima freddo possono scatenare o aggravare la malattia. Ad esempio, infezioni streptococciche o da Hiv, così come alcuni vaccini, come quelli a mRna contro il Covid-19, sono stati associati a riacutizzazioni, pur senza una causalità diretta confermata. Anche lesioni cutanee minori, come graffi o scottature, possono innescare nuove lesioni, fenomeno noto come Koebner. La psoriasi è più comune tra i bianchi europei e si manifesta spesso tra i 30 e i 39 anni o tra i 60 e i 69.
La diagnosi, generalmente affidata a un dermatologo, si basa sull’esame clinico di pelle, unghie e cuoio capelluto, integrato da domande su storia familiare e fattori scatenanti. Non esiste un test ematico specifico, ma una biopsia cutanea può confermare la diagnosi, mentre test dell’acido urico valutano complicanze come la gotta. L’indice di area e gravità della psoriasi misura l’estensione e la severità della malattia. Per gestire la psoriasi, alcune strategie di vita si rivelano efficaci e con minori effetti collaterali rispetto ai farmaci, sebbene richiedano il consulto medico. La terapia termale, che utilizza bagni minerali, allevia sintomi come il prurito, con benefici a breve e lungo termine. Bagni nel Mar Morto combinati con l’esposizione solare o bagni salati indoor con fototerapia Uvb hanno mostrato risultati promettenti. Anche trattamenti topici naturali, come la curcuma, che ha proprietà antinfiammatorie, o creme a base di Mahonia aquifolium, possono ridurre infiammazione e desquamazione. I prodotti derivati dal Mar Morto, inoltre, contribuiscono a normalizzare le risposte immunitarie.
Le scelte alimentari influenzano significativamente la psoriasi. Una dieta antinfiammatoria, ricca di pesce con omega-3, come salmone e sgombro, frutta e verdura colorate, ridotto apporto di carboidrati, grassi sani, noci e semi, aiuta a contenere l’infiammazione. Per chi ha una sensibilità al glutine, una prova senza glutine di tre mesi può rivelarsi utile. È consigliabile evitare del tutto cibi con additivi, alcol, grassi trans e zuccheri aggiunti.
L’attività fisica, nonostante le difficoltà, riduce i sintomi alleviando stress e rischi di comorbidità. Attività a basso impatto come nuoto, camminata o ciclismo, insieme all’allenamento di forza, sono ideali, mentre un esercizio moderato può prevenire la psoriasi, soprattutto in chi è in sovrappeso. Tecniche di riduzione dello stress, come la meditazione, migliorano i sintomi a breve termine, con studi che dimostrano remissioni più rapide in pazienti che combinano meditazione con fototerapia.
Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.