Ogni giorno, milioni di persone assumono integratori di vitamina D, principalmente per rafforzare le ossa e sostenere il sistema immunitario. A livello cellulare, però, potrebbe verificarsi un effetto ulteriore, in grado di ridefinire il modo in cui si considera l’invecchiamento. Un recente studio a lungo termine ha rivelato che chi ha assunto vitamina D quotidianamente per quattro anni mostra un lieve rallentamento nell’accorciamento dei telomeri, un indicatore dell’invecchiamento cellulare. Sebbene i benefici pratici per la salute restino incerti, questi risultati potrebbero chiarire il ruolo protettivo della vitamina D contro alcune malattie legate all’età.
Lo studio, noto come VITamin D and OmegA-3 TriaL (Vital), ha dimostrato che i partecipanti trattati con 2 mila UI di vitamina D al giorno hanno perso circa 140 paia di basi in meno dai telomeri rispetto a chi riceveva un placebo, una differenza contenuta ma statisticamente significativa. I telomeri, regioni di Dna situate alle estremità dei cromosomi, si accorciano naturalmente con l’avanzare dell’età, e questa riduzione è associata a rischi per la salute come malattie cardiache e Alzheimer.
«I dati indicano un possibile ruolo della vitamina D nel rallentare un meccanismo di invecchiamento biologico e di malattie croniche legate all’età», ha dichiarato JoAnn Manson, coautrice dello studio e professoressa di medicina alla Harvard Medical School. Tuttavia, Manson invita alla cautela. «Sarà essenziale replicare questi risultati in un altro trial randomizzato prima di aggiornare le linee guida sull’assunzione di vitamina D.»
All’inizio dello studio, i telomeri dei partecipanti contavano in media 8.700 paia di basi. Secondo esperti indipendenti, la differenza di 140 paia di basi è minima e rientra nelle normali variazioni e suggerisce che potrebbe non tradursi in benefici tangibili. «Questa differenza è come un passaggio dell’emoglobina da 13,0 a 13,1 — ha spiegato Mary Armanios, professoressa di oncologia e direttrice del Telomere Center alla Johns Hopkins University — È un segnale positivo, ma privo di rilevanza clinica.» Armanios ha precisato che la lunghezza dei telomeri diventa significativa solo agli estremi: telomeri molto corti possono indicare malattie legate all’invecchiamento, mentre quelli eccessivamente lunghi, come evidenziato da uno studio del 2023 del suo gruppo pubblicato sul New England Journal of Medicine, sono associati a un rischio maggiore di cancro. La maggior parte delle persone si trova in un intervallo sano.
Un ulteriore limite riguarda il metodo di misurazione dei telomeri: la reazione a catena della polimerasi quantitativa. Tra i metodi disponibili, questo è considerato il meno preciso, in quanto sensibile a variabili di laboratorio come temperatura e gestione dei campioni.
Nonostante le riserve sui dati relativi ai telomeri, l’autrice dello studio ha osservato che i risultati si allineano con precedenti evidenze: la vitamina D riduce i marcatori infiammatori e il rischio di tumori avanzati e malattie autoimmuni, migliorando la funzione immunitaria. Studi passati sul legame tra vitamina D e telomeri hanno prodotto risultati contrastanti, con alcuni che non hanno rilevato effetti o hanno persino associato livelli più elevati di vitamina D a telomeri più corti.
Le linee guida della National Academy of Medicine consigliano 600 UI al giorno per la maggior parte degli adulti e 800 UI per gli over 70. Le principali società professionali non suggeriscono screening o integrazioni di routine per la popolazione generale. Ma categorie come anziani o individui con limitata esposizione al sole o problemi di assorbimento, come quelli affetti da morbo di Crohn o celiachia, possono trarre vantaggio da un’integrazione moderata.
Il metabolismo della vitamina D è regolato con precisione dall’organismo e richiede quantità moderate per mantenere la salute. Lo studio ha confermato la sicurezza di 2 mila UI al giorno per cinque anni, senza effetti collaterali. Mentre dosi elevate, oltre 10 mila UI giornaliere, possono causare un aumento eccessivo di calcio e tossicità.
Gli esperti concordano che questi risultati non giustificano un’assunzione generalizzata di vitamina D per rallentare l’invecchiamento. La vitamina D offre benefici noti, come per la salute ossea ma la lunghezza dei telomeri non dovrebbe essere la ragione principale per iniziare un’integrazione. Uno stile di vita attivo all’aperto e una dieta equilibrata contribuiscono in modo più significativo alla salute a lungo termine rispetto all’assunzione di un integratore. L’esposizione della pelle alla luce solare resta la fonte migliore di vitamina D, superiore agli integratori, anche solo per pochi minuti al giorno.
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