Quando i videogiochi alienano dalla realtà

di Redazione ETI/Marina Zhang
29 Luglio 2025 20:41 Aggiornato: 29 Luglio 2025 20:41

Un tempo passione di nicchia, i videogiochi sono oggi una realtà mainstream: negli Stati Uniti, il 70% dei consumatori si identifica come giocatore, con una media settimanale di oltre 14 ore. La vita reale è complessa, mentre il mondo videoludico offre rifugi rassicuranti, obiettivi chiari e successi immediati. Ma l’immersione nel virtuale comporta conseguenze profonde.
I videogiochi soddisfano bisogni diversi: i titoli multigiocatore rispondono al desiderio di connessione e affermazione; i giochi “open-world” offrono libertà e controllo; i “cozy games” attraggono chi cerca tranquillità; mentre i giochi di ruolo propongono avventure e narrazioni coinvolgenti. Nel confronto con la realtà, dove i risultati richiedono tempo, i videogiochi offrono un riconoscimento immediato, che il cervello percepisce come autentico. Questo genera una sensazione di realizzazione che può però rivelarsi illusoria.

A differenza di libri o musica, i videogiochi creano esperienze immersive grazie a un mix calibrato di meccaniche, dinamiche ed estetica. Ogni dettaglio — come il suono dei passi o l’erba che si piega — intensifica il coinvolgimento, mentre il feedback immediato dà l’illusione di controllo. Lo stato di “flow”, cioè quella condizione di pieno assorbimento in un’attività, si ottiene quando la difficoltà del gioco si allinea perfettamente alle abilità del giocatore. Ma i progressi virtuali — come ottenere un’arma più potente — non sempre riflettono competenze reali. Secondo gli esperti, circa il 10% dei giocatori sviluppa un disturbo da gaming, legato all’aumento del rilascio di dopamina, che nel cervello raddoppia i livelli abituali. La gratificazione immediata può favorire una dipendenza. I giochi rispondono a bisogni come evasione, autonomia o stimolazione, ma chi li utilizza per sfuggire alla realtà è più vulnerabile. Quando il gioco diventa l’unica fonte di soddisfazione, la vita reale inizia a sgretolarsi.

Gli esperti paragonano questa dipendenza al nutrire orsi selvatici con cibo umano: smettono di cacciare e diventano dipendenti. Allo stesso modo, soprattutto i giovani rischiano di trascurare altri ambiti fondamentali della propria esistenza. Le dipendenze nascono non solo dal piacere del gioco, ma anche dal disagio che deriva dal rinunciarvi. I picchi di dopamina generano cali che inducono malessere e spingono a tornare a giocare, anche senza provare divertimento. Questo squilibrio riduce la motivazione verso altre attività, alimentando un circolo vizioso che peggiora ansia e depressione. Interrompere l’uso dei videogiochi migliora spesso entrambi i sintomi.
Il tempo trascorso giocando, da solo, non definisce una dipendenza. Il problema emerge quando ne risentono sonno, rendimento scolastico o igiene personale. Irritabilità e instabilità emotiva possono indicare un sistema limbico in difficoltà.

Evitare gli schermi è complesso, visto il loro ruolo centrale nella quotidianità. Gli esperti propongono strategie come un “digiuno” di un mese da attività digitali di intrattenimento per riflettere sull’impatto di queste abitudini. Durante l’astinenza, è utile privilegiare attività meno stimolanti, come giochi da tavolo. Per chi continua a giocare, stabilire regole — ad esempio limitare l’uso a una stanza o evitare di giocare al mattino — può aiutare a ritrovare un equilibrio. Le prime crisi legate all’astinenza si manifestano nei primi giorni e tendono a sparire entro un mese. È importante non sostituire i videogiochi con altre fonti di dopamina rapida. Un approccio più efficace prevede l’identificazione dei fattori scatenanti e l’adozione di strategie come la meditazione o l’attività fisica per gestire ansia e stress, ristabilendo il contatto con il presente.

La vita moderna, con le sue pressioni e l’isolamento crescente, spinge molti a rifugiarsi nei mondi virtuali. Secondo gli esperti, la chiave è trovare soddisfazione fuori dai videogiochi. Inseguire esclusivamente la dopamina genera una sorta di “malnutrizione emotiva”, mentre la serotonina — legata a sonno, alimentazione e movimento — offre un benessere più stabile e duraturo. Costruire una vita equilibrata rende il gioco un piacere, non una necessità. Inoltre, i videogiochi possono sviluppare competenze utili, come la coordinazione occhio-mano.

Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.


Iscriviti alla nostra newsletter - The Epoch Times