Il governo italiano sta opponendo resistenza alle pressioni di Marco Tronchetti Provera, che chiede un inasprimento delle limitazioni imposte all’investitore cinese del gruppo Pirelli, secondo quanto riferito da fonti vicine alla vicenda. Sinochem, conglomerato statale cinese, è il principale azionista di Pirelli con una quota del 37%, mentre Camfin, la holding di Tronchetti Provera, detiene il 27,3%.
Pirelli e Camfin sono in aperto contrasto con Sinochem, poiché la sua significativa partecipazione rappresenta un ostacolo all’espansione dell’azienda di penumatici negli Stati Uniti. Washington, infatti, sta intensificando i controlli sulle tecnologie cinesi nel settore automobilistico, vietando software e hardware di aziende sotto influenza cinese nei veicoli connessi circolanti sulle strade americane.
Tronchetti Provera, secondo quanto riporta Reuters, starebbe sollecitando il governo a intervenire per limitare ulteriormente l’influenza cinese in Pirelli, rafforzando le restrizioni già imposte a Sinochem nel 2023 attraverso il meccanismo del golden power, che tutela gli asset strategici nazionali. Ma l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni non ha finora soddisfatto tali richieste. La cautela del governo deriverebbe in parte dal timore di un uso eccessivo dei poteri speciali, dice una fonte Reuters, soprattutto in un momento in cui l’Italia è coinvolta in una disputa legale con UniCredit sull’utilizzo di questo strumento per valutare operazioni bancarie.
Il governo Meloni comunque ha stabilito che la Pirelli non debba essere soggetta alle direttive dell’investitore cinese, e lo scorso novembre ha avviato un’indagine per verificare se la presenza di dirigenti di Sinochem nel consiglio di amministrazione violi le restrizioni esistenti. L’inchiesta è ancora in corso e, prima di valutare un approccio più rigido verso Sinochem, l’esecutivo intenderebbe accertare eventuali infrazioni alle norme già in vigore. Sarebbe solo una questione di tempo, insomma,
Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, di cui Pirelli è un membro di primo piano, ha a sua volta esortato il governo a tutelare l’autonomia del gruppo italiano: «Una parte della compagine azionaria di Pirelli, oggi in mano al governo cinese, non approva i bilanci e sta di fatto paralizzando l’azienda. Credo sia necessario intervenire», ha dichiarato Orsini mercoledì. Il giorno prima, il presidente di Confindustria di aveva suggerito che Sinochem riducesse la propria partecipazione a una quota inferiore al 25%.
I negoziati per rivedere la governance non hanno finora prodotto risultati: Camfin e Sinochem su posizioni ancora opposte. Il mese scorso, la società cinese ha definito «gravemente iniqua» una proposta avanzata da Pirelli per risolvere le tensioni, mentre Camfin ha avvertito che l’atteggiamento di Sinochem rischia di compromettere il patto parasociale ancora in vigore tra i due principali azionisti.
Se l’accordo dovesse decadere, Sinochem e Camfin potrebbero presentare liste separate all’assemblea degli azionisti di Pirelli del prossimo anno, con il rischio che uno dei due ottenga il pieno controllo del consiglio di amministrazione. Due fonti distinte, citate da Reuters, hanno riferito che Marco Tronchetti Provera conta su un ulteriore sostegno del governo attraverso il golden power in caso di scontro definitivo con Sinochem in assemblea.
Sul fronte del business, comunque, la Pirelli continua a registrare risultati positivi: nel primo trimestre, l’utile netto è cresciuto del 27% e i ricavi del 4%.