Il regime cinese torna all’attacco su Taiwan e ribadisce che non si possa parlare di “invasione” per un territorio che ritiene parte integrante del proprio.
La questione è annosa: Taiwan, sebbene sia una nazione indipendente, è considerata dal Partito comunista cinese “cosa propria”. Negli ultimi cinque anni la pressione politica e militare sull’isola si è intensificata. Il presidente taiwanese Lai Ching-te, ritenuto un “separatista”, è nel mirino di Pechino perché continua a definire Taiwan «chiaramente una nazione» indipendente, e respinge ogni pretesa del Pcc di presunta natura storica o giuridica.
Durante un briefing tenuto mercoledì nella capitale cinese, la portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan, Zhu Fenglian, ha avvertito che qualsiasi provocazione indipendentista da parte del governo taiwanese incontrerà “ferme contromisure”. «Benché le due sponde dello Stretto di Taiwan non siano ancora pienamente riunificate – ha dichiarato – resta immutato il fatto storico e giuridico che i compatrioti di entrambe le parti appartengono a un’unica Cina e sono cinesi».
Le tensioni si riflettono anche sul piano militare. Ripetute esercitazioni delle forze armate cinesi sollevano il timore che la dittatura comunista cinese possa decidere di annettere Taiwan con la forza, con il rischio di innescare un conflitto regionale (se non mondiale). Le ultime manovre risalgono ad aprile, ma il ministero della Difesa di Taipei segnala che navi e caccia cinesi operano quotidianamente attorno all’isola, spesso in gran numero. Sconfinamenti e provocazioni che durano da anni. A chi, citando fonti statunitensi, ipotizza che queste attività siano preparativi per un attacco, Zhu ha replicato: «Taiwan è parte della Cina; non esiste alcuna invasione». Un’evidente mistificazione, che il presidente Taiwanese Lai Ching-te ha smentito in un discorso tenuto martedì sera, dicendo che solo il popolo taiwanese, attraverso il processo democratico, può decidere il futuro dell’isola, precisando inoltre che l’indipendenza di Taiwan implica l’esclusione dalla Repubblica Popolare Cinese.
La Repubblica di Cina — questo è il nome ufficiale di Taiwan — è nata nel 1911 con la fine della dinastia imperiale, e il suo governo si è trasferito in una sorta di “esilio” a Taiwan nel 1949, dopo la sconfitta nella guerra civile/colpo di Stato in cui hanno prevalso i comunisti guidati da Mao Zedong. «La Repubblica di Cina ha 114 anni. La Repubblica Popolare Cinese poco più di 70. La differenza è evidente» ha dichiarato il presidente. E anche il ministro della Difesa taiwanese, Wellington Koo, ha accusato il regime cinese di manipolare la Storia; intervenendo di fronte al Parlamento di Taipei ha detto: «La guerra di resistenza è stata guidata e vinta dalla Repubblica di Cina, non dalla Repubblica Popolare Cinese. Questo è un fatto indiscutibile».