Nordio: senza la mia riforma ora a Milano sarebbero tutti in carcere

di Agenzia Nova
17 Luglio 2025 9:14 Aggiornato: 17 Luglio 2025 9:58

«Con la mia riforma, a Milano oggi hanno tutti evitato il carcere. Vorrei sapere cosa ne pensa il Pd». Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in una intervista al Corriere della Sera parte dall’operazione anticorruzione sull’urbanistica milanese per parlare delle carceri e annunciare le nuove misure in arrivo «a breve». Rivendica la sua norma sull’arresto posticipato all’interrogatorio. Non coglie l’invito a ritirare la legge Salva Milano: «Le leggi non vanno presentate o ritirate sulla base di ciò che suscita emotività». E sulla corruzione dice: «Nel merito non so se ci sia o no. Le leggi ci sono. Ma è illusorio pensare che possano fermare un fenomeno che c’è dai tempi di Cicerone». Sul sovraffollamento carcerario prima il presidente Mattarella e ora i parlamentari chiedono quando si tornerà alla legalità costituzionale: «Abbiamo sempre ascoltato con attenzione e riverenza gli appelli del presidente, e cercato di darvi una risposta che coniugasse certezza del diritto e diritti dell’umanità. Stiamo raggiungendo i primi obiettivi, cominciando con i detenuti che possono usufruire di misure alternative». Né indulto né liberazione anticipata: «Se motivati dal ridurre il sovraffollamento, non solo costituiscono una manifestazione di debolezza dello Stato o addirittura di resa, ma sono anche inutili». Nordio fa parlare le cifre: «Nel luglio 2006, con il governo Prodi, la popolazione era di 60.710 detenuti. Con l’indulto ne fu liberato il 36 per cento. Tre anni dopo erano arrivati a 63.472, con una crescita costante e una recidiva del 48 per cento».

«Noi ora – continua – ci stiamo occupando di 10.105 detenuti definitivi, con pena residua sotto i 24 mesi, che possono fruire di misure alternative. Se solo la metà ne fosse riconosciuta meritevole saremmo già a buon punto. Spetta ai magistrati di sorveglianza decidere, caso per caso, se ne abbiano il diritto. Con loro abbiamo avviato un intenso confronto e li ringraziamo, ma sono pochi, come i loro assistenti». Per quel che riguarda il famoso piano carceri: «Abbiamo aperto oggi un interpello per 102 amministrativi adibiti esclusivamente alla magistratura di sorveglianza. E posso anticipare che ci sarà anche un ampliamento della pianta organica dei magistrati di sorveglianza di 58 unità: due per ogni ufficio giudiziario. Dal 30 giugno, poi, dei 6.000 addetti all’ufficio del processo che stabilizzeremo con fondi nazionali una parte cospicua sarà assegnata alla magistratura di sorveglianza». I risultati si vedranno «già da settembre. Nel frattempo interverremo su tre fronti. Carcerazione preventiva: oltre 15.000 detenuti sono in attesa di una condanna definitiva. Trasferimento dei detenuti stranieri nelle carceri dei Paesi d’origine: basterebbe mandarne via la metà. E tossicodipendenti: abbiamo stanziato 5 milioni di euro annui per il loro trattamento in custodia attenuata, in comunità o altre strutture accreditate. Anche qui siamo vicini alla soluzione. Ma non sono cose che si improvvisano». Intanto i detenuti muoiono per il sovraffollamento: «Due problemi gravi, ma non connessi. Anzi, paradossalmente il sovraffollamento è una forma di controllo: alcuni tentativi di suicidio sono stati sventati proprio dai compagni di cella. È la solitudine che porta al suicidio. Ma soprattutto – conclude Nordio – la mancanza di speranza e l’incertezza del domani. Molti si uccidono proprio quando è imminente la loro liberazione. Il sostegno psicologico è essenziale. Abbiamo stanziato risorse importanti».


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