Traffico di organi, la legge italiana all’avanguardia nel mondo

Il 7 gennaio scorso è entrata in vigore nel nostro Paese la prima legge sul prelievo forzato di organi. Autore della legge è il senatore e medico Maurizio Romani. Per approfondire questa legge appena approvata in Italia (una delle prime al mondo, dopo quelle di Israele, Spagna e Taiwan) Epoch Times ha intervistato il senatore Romani.

Senatore Romani, il 7 gennaio 2017 è entrata in vigore la prima legge italiana sul prelievo forzato di organi. Cosa comporta questa legge sul piano penale, che reato introduce e con quali pene vengono puniti i colpevoli?

Questo disegno di legge, che è stato approvato all’unanimità prima al Senato e poi in Commissione giustizia della Camera, introduce, nel codice penale, il delitto di traffico di organi prelevati da persona vivente, e prevede un’aggravante quando la commissione di tale delitto sia l’obbiettivo di una associazione a delinquere. In pratica, grazie all’articolo 1 di questa legge, noi introduciamo nel codice penale, il delitto di traffico di organi prelevati da persone viventi; inserendo soprattutto un nuovo articolo, che è il 601 bis, il quale punisce il commercio illecito di organi, prevedendo in questo caso la reclusione da 3 a 12 anni e la multa da 50 mila a 300 mila euro a carico di chiunque, illecitamente, commercia, vende, acquista, ovvero in qualsiasi modo e a qualsiasi titolo, procura o tratta organi o parti di organi prelevati da persona vivente. Se l’autore di questo reato poi, è una persona che esercita la professione sanitaria, c’è anche l’interdizione perpetua dall’esercizio della professione. Quindi in pratica il nuovo articolo 601 bis punisce con la reclusione, tra l’altro da 3 a 7 anni e la multa da 50 mila a 300 mila euro, due diverse condotte: la prima, è l’organizzazione o la propaganda di viaggi finalizzati al traffico di organi o parti di organi, e l’altra è la pubblicizzazione o la diffusione con qualsiasi mezzo, anche per via informatica o telematica, di annunci che servono e sono finalizzati al suddetto traffico. Questo in sintesi, e soprattutto il cuore di questa nuova legge, che ha come primo principio proprio quello di introdurre nel codice penale, il reato di traffico illecito di organi.

In materia della lotta al traffico illecito di organi, l’Italia è ora una nazione pioniera a livello mondiale, insieme a Israele, Spagna e Taiwan (gli unici Paesi che abbiano legiferato in questo senso).
Questa volta, soprattutto grazie a Lei, siamo fra 
i primi, a saper intervenire con forza nei confronti di quella che è una tragedia dei diritti umani senza precedenti nella Storia (lei ha più volte parlato di «macelleria sociale» e di «neo-cannibalismo», e infatti, sono stati documentati centinaia di migliaia se non milioni di casi di prelievo forzato di organi perpetrato direttamente dalle autorità governative cinesi ai danni dei prigionieri di coscienza del Falun Gong e non solo).
Questo ci fa obiettivamente molto onore; secondo lei ci potrà essere nel prossimo futuro un’efficace collaborazione tra Italia Spagna, Israele e Taiwan (insieme a una più forte presa di posizione dell’Unione Europea) per combattere il prelievo forzato di organi?

Io non solo spero che ci sia, mi auguro che ci sia e non si fermi soltanto a questi primi Paesi che abbiamo detto, come Spagna Taiwan e Israele, ma venga esteso a tutti gli altri Paesi, non solo europei. In effetti, la Convenzione del Consiglio d’Europa, che è stata fatta nel 2014 e che poi è stata accettata dall’Italia nel 2015, si è proprio basata su questo disegno di legge. Io sono stato molto contento quando il sottosegretario alla giustizia Cosimo Ferri mi ha telefonato dicendomi che questa legge, che ha fatto onore all’Italia, è stata proprio presa dalla Convenzione del Consiglio d’Europa come cardine per costruire una ‘interforza’ tra i vari Paesi, affinché questo traffico, da qualsiasi Paese abbia origine, fosse interrotto. Quindi io mi auguro che in realtà non sia soltanto l’Italia o la Spagna o Taiwan, o Israele contro il mondo, o qualsiasi altro Paese in cui questo venga fatto, ma sia proprio un esempio virtuoso di quello che dobbiamo fare dal punto di vista etico per interrompere una cosa che io considero un neo-cannibalismo.

Ecco, parlando di neo-cannibalismo… Sul piano umano osservando questo fenomeno, viene da considerare come l’umanità sia decaduta da punto di vista morale, il concetto mors tua vita mea è estremizzato al massimo ormai: secondo lei questa legge può essere d’aiuto a creare una coscienza nei malati, e a informare le persone che hanno questo problema di quel che c’è dietro?

Io credo che quando iniziamo a parlare di questi argomenti, ci sono due cose fondamentali: la prima è cercare di sollevare il problema, e quando si solleva un problema si devono anche trovare le soluzioni; ora io credo che pensare che l’altro sia una ‘fucina’ di pezzi di ricambio per il mio problema, sia comunque una cosa non accettabile. Io spero che alcuni dei soggetti che hanno usufruito di questo meccanismo, l’abbiano fatto forse anche, voglio essere positivo, anche in maniera inconscia, sapendo che da una parte c’era un prelievo di organi o comunque c’era un probabile donatore ed era molto più facile ottenere un organo che non stare anni in lista d’attesa. Noi abbiamo delle liste d’attesa purtroppo, che ci dicono che il 20 per cento dei soggetti che sono in lista d’attesa muoiono prima di ricevere un organo; quindi io capisco anche che uno si guardi intorno e cerchi un posto dove c’è una lista d’attesa più breve. Ma se questa lista più breve presuppone poi il fatto di trovare un bambino senza due reni sotto un ponte, oppure che qualcuno approfitti di un soggetto che è in condizioni così disagiate, casomai anche malnutrito e con qualche patologia a cui io possa prelevare un organo che non lo farà morire subito ma poco dopo, e io ho tutta una serie di problematiche poi legate a quest’organo preso in questo modo, ecco credo che sapere questo, ci debba far capire che stiamo facendo una cosa che non va bene, e quindi questo dovrebbe essere anche di stimolo, perché il mio disegno di legge vorrebbe essere anche questo: uno stimolo per parlare di quello che è il trapianto e quello che può essere la donazione degli organi. Perché spero, e abbiamo incominciato a parlare anche di questo, che sia incentivato il meccanismo del dono.

Da dove origina questa legge? Il dottor Jacob Lavee in Israele ha seguito un percorso simile al Suo, contribuendo al varo di una legge contro il prelievo forzato di organi da persone vive dopo aver avuto esperienza diretta tramite un suo paziente (recatosi in Cina su appuntamento per ricevere un nuovo cuore). Lei invece ha appreso di questa tragico problema dopo aver sentito l’avvocato canadese David Matas parlarne al consiglio regionale di Toscana a giugno 2013, dico bene?

Sì sì dice benissimo, io ho sentito parlare di questo a giugno 2013 e a luglio 2013 era già pronto il mio disegno di legge, perché? Perché avendo conosciuto il problema, e non potendo incidere su quelle che sono le scelte di un Paese estero, che dipendono da accordi internazionali o comunque da politiche interne di quel Paese, ho cercato di, se c’è un’offerta, di ridurre al minimo la domanda; cioè fare in modo che coloro che vogliono fare un percorso di questo tipo lo facciano nella consapevolezza che in questo momento rischiano una pena che è sia amministrativa, e non di poco conto, ma soprattutto una pena di tipo detentivo, quindi andiamo nel penale perché stanno facendo una cosa che alla fine è quasi come un omicidio su commissione. Io non posso pensare che dei soggetti sani vengano condannati a morte e senza la loro autorizzazione vengano loro prelevati degli organi, come siamo venuti a conoscenza, perché con questo sistema creiamo un commercio che può essere importante per una nazione o per un’altra e risolviamo così un problema alle persone ricche. Dobbiamo cercare di capire che nascere in un Paese ricco è una fortuna ma questo non vuol dire approfittarsi dal punto di vista morale, di soggetti che sono detenuti tra l’altro per motivi religiosi e non per delitti efferati. Quindi questo era il mio intento, quello di complicare il percorso a questi soggetti per procurarsi un organo.

Senatore, Lei, come il dottor Lavee, è un medico; ci può spiegare come ha influito questo suo background personale, nell’elaborazione di questa legge?

Diciamo che un medico deve sempre pensare a risolvere il problema del suo paziente, si deve porre di fronte al paziente più che di fronte alla sua malattia, capire il paziente, affrontarne quelle che sono le paure, le preoccupazioni, e ho anche capito che parlare di questo è un modo per aiutare tanti pazienti alla fine che sono in attesa di un organo, facendo capire non solo che esiste una eventuale punizione a procurarsi un organo in maniera illegale, ma che, come medico, a me interessa fondamentalmente che il paziente accetti la sua malattia ma accetti anche le soluzioni che noi siamo in grado di dare per la sua malattia e lo accompagniamo per evitare che faccia delle scelte che da un punto di vista personale poi sicuramente sono delle scelte che uno non può accettare con la sua coscienza; questo è stato il movens medico, fermo restando che quello che mi ha colpito è soprattutto l’ingiustizia di tutta questa impostazione del problema.

In quale modo chi viola questa legge può essere scoperto? Ossia: quali mezzi ha l’autorità competente (magistratura e forze dell’ordine) per dimostrare che l’organo che un paziente italiano si è fatto trapiantare ad esempio in Cina è un organo acquisito illegalmente, cioè prelevato con la forza da una persona ancora in vita o appositamente uccisa?

Diciamo che questo meccanismo innanzitutto si basa su un principio: se io ho un soggetto italiano che è in attesa di un organo, fa parte di una determinata lista; se a un certo punto questo soggetto esce da questa lista, ed entra in un’altra, che è quella del soggetto che deve essere trattato farmacologicamente dopo il trapianto, la cosa che io gli devo chiedere è, visto che lo Stato italiano non è stato in grado di farti avere l’organo che tu desideravi e per il quale eri in lista, dove ti sei procurato l’organo. Ed è fondamentale che questo soggetto mi dia la tracciabilità dell’organo; se uno va in una clinica americana, svizzera, dove vuole, e si fa trapiantare un organo che è compatibile con il suo organismo, e questo proviene da un soggetto donatore, non c’è nessun problema. In realtà quello che noi vogliamo è che un soggetto paghi l’intervento ma non paghi l’organo, perché quest’organo è arrivato in quell’ospedale semplicemente in seguito a un’incidente ed era compatibile con il soggetto stesso; è chiaro che quando questo soggetto torna in Italia, e non mi sa dire qual è la tracciabilità dell’organo, io posso cominciare sicuramente a indagare su come se lo è procurato. Tra l’altro, attraverso questo disegno di legge, l’aumento delle pene permette anche di fare intercettazioni, perché tutto questo avviene anche grazie al fatto che esistono delle associazioni; io non posso pensare che qualcuno dica “io vado in Cina e mi faccio trapiantare un organo”; dovrò andare in Cina, qualcuno mi dovrà indirizzare, qualcuno mi dovrà dire “qui si fanno, qui non si fanno, da dove provengono, questi sono i costi”; perché si possa fare tutto questo, sicuramente, lo sappiamo, ci sono delle organizzazioni, e noi puniamo anche le organizzazioni. Quindi quello che noi con questa legge abbiamo deciso di fare, è quello di bloccare e di interrompere questo meccanismo, semplicemente, banalmente in questo caso, alzando la pena a tre anni, che ci permette di fare intercettazioni, per cui in questo modo io ‘prevengo’.

A proposito della Cina, grazie all’inchiesta di David Matas e David Kilgour, (e dal suo intervento in aula del 2015, in cui Lei stesso accenna al fatto che i dottori che eseguono questi trapianti sono normalmente medici militari dell’esercito cinese) abbiamo anche appreso che la Cina è contraddistinta da una situazione politica molto particolare, perché in Cina il racket è gestito direttamente da una certa parte del Partito Comunista Cinese al potere, non da normali organizzazioni criminali come può succedere in altre parti del mondo; l’organizzazione di questo enorme giro di affari illegale è insomma operata (in maniera ovviamente occulta) dal governo stesso. Inoltre, i prigionieri di coscienza del Falun Gong costituiscono il più grosso serbatoio di questo racket.
A questo punto, se un malato italiano, sufficientemente facoltoso, va in Cina per farsi eseguire un trapianto ‘per direttissima’ (pagando e saltando ogni lista d’attesa), in che modo la magistratura italiana tramite questa legge potrebbe indagare sulla legalità del trapianto?

Come ho detto prima, non sicuramente facendo un’indagine in Cina, ma intercettandolo prima, e se non è stato intercettato prima, che è la cosa che io mi auguro, la cosa fondamentale che quando questo paziente torna, mi deve dimostrare che c’è una tracciabilità in questo organo, e se quest’organo è stato prelevato da un condannato a morte, semplicemente perché c’è la necessità di un organo, lui dovrà rispondere di questo, che è a questo punto è un reato penale. Questo è quello che possiamo fare, chiaramente non è che possiamo far cambiare politica alla Cina, possiamo fargli capire che noi abbiamo appurato che questo è un esercizio che viene svolto in Cina, sappiamo anche tra l’altro che per il confucianesimo noi abbiamo solitamente la non-donazione degli organi, perché dal punto di vista religioso non vengono fatti espianti di organi in soggetti consenzienti in Cina, però noi abbiamo un aumento esponenziale delle cliniche e dei trapianti di organi in Cina. Quindi questo è chiaro che avviene esclusivamente verso l’estero o in gran parte verso l’estero e in soggetti non consenzienti; quindi questa non è più una donazione d’organo, come abbiamo detto è un prelievo forzoso, un prelievo forzoso per; e allora chi sta a questo gioco… E’ chiaro che ci sono medici, che io faccio anche fatica a chiamare medici, che fanno espianti a questo fine, personalmente io come medico provo molto disprezzo verso queste persone che fanno queste cose.

Esiste inoltre un modo per monitorare le liste d’attesa per trapianto in Italia e verificare se un paziente viaggia in maniera ‘sospetta’ in Cina?

Un paziente è libero di circolare dove vuole, quello che le dicevo prima è che io ho una lista d’attesa, il soggetto esce dalla lista d’attesa, ed entra in un’altra lista che è quella dei soggetti in trattamento immunosoppressivo, che hanno dei costi per l’Italia e che vengono passati dalla LEA, e quindi chiaramente questo è tracciabile. In Cina ci può essere stato anche per viaggio di piacere, ma mi deve dimostrare che quell’organo viene da un’altra parte.

Un giudice può ordinare una visita medica obbligatoria per verificare che non si sia trattato di un normale viaggio ma di un caso di ‘turismo dei trapianti’?

Di solito un giudice può intervenire solo dopo che c’è stata un’indagine e c’è stato un accertamento da un punto di vista penale, perché ci sono state delle intercettazioni, perché ci sono dei sospetti e così via, ma non può assolutamente fare una cosa del genere a titolo personale, sarebbe una violazione della propria libertà che in questa legge non è prevista, non esiste in nessuna legge.

Il medico può segnalare alla magistratura se abbia sospetti o prove verso un suo paziente?

Il medico può semplicemente segnalare che questo paziente ha subito un trapianto, che deve essere sottoposto a terapia post-trapianto, e che lui non sa da dove viene l’organo e dove questo trapianto sia stato eseguito. Non è che può fare una denuncia di altro tipo, fa una richiesta alla Asl dove dice, “questo soggetto ha bisogno di questo questo e questo perché trapiantato”.

Assunta la complicità delle istituzioni cinesi, non ci si dovrebbe ragionevolmente aspettare alcuna collaborazione da parte sia del governo che della magistratura locali. È anche vero, però, che il fatto che un malato in lista d’attesa per trapianto vada in Cina non implica automaticamente che il paziente abbia ottenuto l’organo illegalmente. Affinché l’autorità italiana possa verificare la legalità del trapianto/dimostrarne l’illegalità, ci sarebbe bisogno di una collaborazione da parte delle autorità cinesi. Come può essere superato secondo lei questo scoglio?

Questo avviene solo attraverso degli accordi, che possono essere accordi di tipo giuridico con le autorità cinesi, fermo restando che anche in Cina ci possono essere dei trapianti legali che vengono fatti rispettando tutte le normative, l’importante è far aderire la Cina a queste normative. Noi quello che possiamo fare, e abbiamo fatto con questo disegno di legge, è quello di far sì che anche un eventuale delitto, commesso in Cina riguardante il trapianto di organi, o il commercio di organi, possa essere punito in Italia, però non possiamo fare le leggi per la Cina, possiamo fare degli accordi in maniera tale che questo venga interrotto, ma questo spetta alla Cina. Noi possiamo punire i pazienti che tornano in Italia, loro dovrebbero punire i medici cinesi che fanno queste traffici, se però sono conniventi o comunque in Cina questo non è un reato noi non ci possiamo far nulla.

A questo riguardo, in Cina esiste anche una guerra di potere complessa e in evoluzione; l’attuale segretario del Pcc, Xi Jinping, è in scontro frontale contro la fazione dell’ex leader del Pcc, il tuttora potentissimo Jiang Zemin. Xi Jinping è stato obiettivo di ben tre tentativi di colpi di Stato (falliti) a opera della fazione di Jiang Zemin (che fra l’altro ha ordinato personalmente l’inizio della persecuzione, e sotto il cui sistema di potere è iniziato anche il traffico di organi prelevati con la forza dai prigionieri di coscienza); inoltre, Xi Jinping ha – seppur timidamente – a più riprese dimostrato di non condividere la persecuzione dei praticanti del Falun Gong (che il Pcc stesso ha stimato essere tra i 70 e i 100 milioni di persone), e l’aria sta cambiando al punto che diversi pubblici ministeri e giudici in tutta la Cina hanno attualmente ‘paura‘ di incriminare/condannare i praticanti del Falun Gong (la persecuzione è totalmente arbitraria e illegale anche ai sensi delle leggi cinesi).
Considerando quindi questa situazione, estremamente mutevole, è lecito supporre secondo Lei che ci possano essere parti della magistratura e della polizia cinesi che collaborino con le autorità italiane, spagnole e israeliane per l’applicazione di questa legge?

Sì, penso proprio di sì, visto che sta cambiando l’indirizzo e credo anche che la presenza di questa legge serva anche a far capire, primo, che il problema è stato acquisito da alcuni Paesi, e secondo, che hanno messo in atto dei meccanismi per contrastarlo. Quindi io credo che se cominciamo anche in Cina a far capire che praticare il Falun Gong non è una cosa contro il governo… tra l’altro non è un caso che abbiano preso di mira queste persone: sì da una parte è perché sono tante persone, e quindi hanno fatto paura alla fazione del Partito Comunista che si è reso conto che poteva essere un’aggregazione contro; ma anche perché hanno dei meccanismi di vita che sono salutari, per cui noi abbiamo dei soggetti che sono giovani, in forze e sani [quindi ottimi potenziali ‘donatori’, ndr]… E in realtà io spererei che si vada verso questo concetto, cioè che è bene stimolare gli stili di vita sani, giovani, dei giovani ed evitare che questi finiscano in mano a questi speculatori, perché poi alla fine si tratta sempre di speculatori, dove ci sono, medici, giudici, organizzazioni che sono tutti conniventi, quindi il fatto che già in Cina si cominci a ragionare di questa cosa, è una cosa che sicuramente ci fa piacere e questi possono essere i nostri interlocutori cinesi, però ripeto sono degli interlocutori che poi dovranno decidere e che noi non possiamo obbligare a decidere, possiamo far loro capire che sappiamo, questo sì.

Lei è membro della Pafoh, Parlamentari Contro il Prelievo Forzato di Organi; questa associazione di cui Lei è parte, come si è attivata nei confronti di questo problema? Esistono altri Paesi nel mondo dove leggi simili alla nostra sono in corso di approvazione?

Sicuramente, noi ci siamo attivati soprattutto per sollevare il problema, ci siamo attivati cercando di far produrre delle leggi che vadano in questa direzione, e noi siamo contenti che in Italia questa sia stata recepita in maniera totale da tutti e due i rami del parlamento, quindi vuol dire che è sentita come una cosa giusta a prescindere dalla linea politica, e l’altra cosa è che io spero questo meccanismo sia seguito non da pochi Paesi, ma da tanti altri Paesi. Perché siccome questo è diventato un commercio, a livello del commercio vige la regola della domanda e dell’offerta: se c’è tanta offerta ma noi gli togliamo la domanda, il commercio cade.

Per approfondire:

 

 
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