Studiosi analizzano le possibili prove dell’esplorazione cinese in America

Forse l’antica Cina è approdata in America, secoli prima di Cristoforo Colombo e dei Vichinghi. A suggerirlo sarebbero alcune incisioni rupestri con caratteri simili all’antica scrittura cinese, che sono state scoperte recentemente negli Usa.

Un team di ricercatori, diretto da John A. Ruskamp Jr, ha scoperto delle incisioni molto interessanti in molte zone degli Stati Uniti, tra cui Arizona, Utah, Nevada, New Mexico. Alcuni esperti sono entusiasti poiché credono che possano cambiare radicalmente la Storia del mondo, ma altri studiosi hanno criticato duramente il lavoro di Ruskamp. Allo stato attuale, gli studiosi in Cina stanno prestando particolare attenzione a queste incisioni, mentre la Society for American Archaeology non le prende in considerazione.

COLLABORAZIONE CON GLI STUDIOSI CINESI

Il professore Ma Baochun, dell’Università di Pechino, ha dichiarato che alcuni glifi ritrovati in un ranch privato in Arizona potrebbero essere gli stessi caratteri della dinastia pre-Qin (la dinastia Qin ebbe inizio nel 221 a.C.), confrontando lo stile di scrittura. «La forma e la struttura sono simili a ossa oracolari», ha spiegato Ma a Ruskamp. Lo stile di scrittura sulle ossa oracolari scomparve per decreto reale intorno al 1046 a.C., in seguito alla caduta della dinastia Shang e fu riscoperto nel 1899 ad Anyang, in Cina.

Le affermazioni di Ma concordano con l’analisi indipendente condotta dal dottor David N. Keightley, considerato da molti l’analista più esperto della scrittura antica cinese sulle ossa oracolari in America. Keightley ha aiutato Ruskamp a decifrare le incisioni nel ranch in Arizona: «Messi da parte per dieci anni; proclamando di ritornare, una volta che il viaggio è stato completato, alla casa del Sole; il viaggio completato insieme». Alla fine del testo c’è un carattere sconosciuto che potrebbe essere la firma dell’autore.

Chen Lung Chuan, di Taipei, è stato coinvolto nella ricerca di Ruskamp dopo aver letto un articolo di Epoch Times. Cheng ha tradotto le stesse incisioni e la traduzione è molto simile: «Insieme siamo stati nascosti/lasciati, dieci anni insieme; cantando riguardo alla ‘città delle canzoni’, ritornando alla ‘città del Sole’; nell’anno della tigre torniamo insieme».

Per approfondire meglio la questione, Ruskamp si è incontrato con Keightley il 25 maggio 2015. Keightley ha notato che l’uso di quattro simboli in ognuno dei cartigli dell’Arizona, è conforme a uno stile usato per scrivere poemi nell’era Zhou (1046-256 a.C.). Inoltre, secondo Keigthley le scritte su una grande roccia nel Canyon Rinconada in Albuquerque corrispondono alla sintassi e alle convenzioni dei riti sacrificali cinesi.

 

Ruskamp ritiene di aver fatto passi avanti grazie alle idee di Keightley. «A essere precisi, Keightley sostiene che questo sia plausibile, perché è molto prudente nelle sue dichiarazioni, e vuole essere assolutamente certo. A ogni modo sembra che adesso abbiamo un’altra importante tessera del puzzle, cioè stili di scrittura databili, corrispondenti allo stile di scrittura conosciuto usato per quei tipi di documenti nell’antica Cina».

Nel frattempo, a luglio 2015, il professor Ma ha detto che inizierà a condividere le scoperte di Ruskamp nei circoli accademici cinesi.

RECENSIONE DELLA SOCIETY FOR AMERICAN ARCHAEOLOGY

La risposta della Society for American Archaeology non si è fatta attendere. Infatti a luglio ha incluso una recensione di un libro scritto da Ruskamp (Asiatic Echoes), ponendolo nella sezione pseudo archeologia del suo giornale American Antiquity.

La recensione, scritta da Angus R. Quinlan della Nevada Rock Art Foundation, ha parlato di casualità. Quinlan ha scritto che non era mai stata scoperta nessuna prova archeologica incontrovertibile a sostegno della presenza dei cinesi in America, come per esempio resti di armi o insediamenti. «Se gli esploratori cinesi avessero visitato l’America, allora sarebbero state certamente trovate delle testimonianze archeologiche […] Qualunque somiglianza tra l’antica scrittura cinese e qualche arte pittorica nel Nord America è ‘fortuita’, dovuta all’ampia variabilità morfologica della seconda», ha scritto Quinlan su American Antiquity.

Per Ruskamp la questione non è così semplice. «Questo studio è epigrafico per natura, è in corso, e non è archeologico di per sé [… ]. Inoltre è importante sottolineare che tutte le incisioni rupestri cinesi in Nord America dello studio, sono state dichiarate simili alla scrittura antica cinese da non meno di cinque stimati studiosi di sinologia, tutti esperti nella valutazione dell’antica calligrafia cinese». Ruskamp ha aggiunto che Quinlan non ha le competenze per leggere la scrittura cinese antica e crede che il suo lavoro sia stato etichettato come pseudo archeologia, prima di qualunque recensione critica.

D’opinione opposta invece Stephen C. Jett, professore emerito dell’Università della California a Davis. Jett sta attualmente valutando il lavoro di Ruskamp e gli ha riferito che vede la sua ricerca con occhio favorevole, al punto che il lavoro dovrebbe essere pubblicato sul Pre-Columbiana, una rivista edita da Jett.

Ma indipendentemente dalle opinioni, la ricerca di Ruskamp pare robusta. Su Asiatic Echoes ha analizzato 53 motivi di incisione rupestre nordamericani, accoppiandoli con i corrispondenti pittogrammi cinesi. Il ricercatore si è avvalso dell’indice di Jaccard, che viene usato per confrontare, con perizia statistica, le somiglianze tra i vari campioni. Secondo questo indice, la possibilità che i motivi e i pittogrammi analizzati (cinesi e dei nativi americani) si siano formati indipendentemente, è inferiore al cinque per cento; in molti casi all’un per cento. Sembra quindi probabile che i Cinesi abbiano lasciato la maggioranza di questi pittogrammi in Nord America, e probabilmente alcune sono copie dei Nativi Americani.

Un’altra cosa interessante è che Quinlan ha notato che la svastica, scoperta nelle antiche culture di tutto il mondo (compresa la Cina, in cui era un simbolo buddista), passerebbe il test dell’indice di Jaccard. Ciò significa che questo simbolo si sarebbe formato in modo indipendente in tutto il mondo, ma, se vero, nessuno può spiegare il motivo con certezza. Se la svastica è potuta apparire in tutto il mondo in maniera indipendente, forse è lecito pensarlo per tutti i 53 simboli analizzati da Ruskamp. Ma dalle analisi non è così poiché secondo Ruskamp le possibilità che questi simboli cinesi in America possano essere delle anomalie è quasi zero.

Forse la svastica potrebbe essere un’anomalia e Ruskamp ha fornito una spiegazione: «La relativa semplicità della svastica, come altri simboli universali come l’omino stilizzato, è nulla in confronto alla complessità di questi simboli cinesi come Xiang (elefante) o Xian (offerta sacrificale). Infatti, Xian è composto di tre simboli differenti, un cane, una testa di tigre e un calderone. Quindi la svastica, che su Asiatic Echoes sostengo si tratti di un’anomalia, è veramente in un’altra categoria rispetto ai simboli usati nelle lingue scritte».

Il dibattito è proseguito anche su un altro piano. Dopo aver analizzato le foto delle incisioni rupestri, Quinlan ha detto che alcuni dei motivi sembrano essere più recenti di altri, cosa che Ruskamp sembra non aver preso in considerazione. Ma secondo Ruskamp si è trattato un problema di qualità dell’immagine stampata: «Un commento fatto dai lettori dei vari articoli e da Quinlan è che alcuni aspetti di alcune incisioni sembrano essere più recenti. Questa infelice osservazione è dovuta al fatto che le foto per la pubblicazione sono state ingrandite elettronicamente, perciò tutti singoli tratti delle linee sono apparsi chiaramente nella stampa». A ogni modo, per evitare possibili confusioni, Ruskamp ha pubblicato le foto non ingrandite.

Ruskamp si è anche avvalso della consulenza del dottor Michael F. Medrano, capo del dipartimento gestione risorse del Monumento nazionale di Petroglyph di Albuquerque, per datare alcune incisioni. Medrano, basandosi sulla sua esperienza personale di più di venticinque anni con le culture native locali, esclude un’origine moderna: «Queste immagini non sembrano facilmente associarsi a gruppi tribali locali» e «basandosi sulla patina, sembrano essere più antiche».

La ricerca continua e la speranza di indagare, assieme e con mente aperta, ha portato Ruskamp ha collaborare con molte persone qualificate. Lo studioso crede che le prove meritino seria considerazione, e vuole indagare gli aspetti lacunosi della sua ricerca senza rifiutarla a priori.

Articolo in inglese: ‘Scholars Analyze Evidence Ancient Chinese Explored America

 
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