Sanremo, le pagelle della 3a serata. Gli Stadio campioni delle cover

Termina la terza serata di Sanremo. Non divertente come la seconda, ma la qualità canora – come spesso succede quando si tratta di cover – è superiore alle altre serate. Le ultime Nuove Proposte si sono sfidate tra loro, mentre gli Stadio hanno vinto il premio per le cover.

Ma passiamo alle consuete pagelle.

NUOVE PROPOSTE – ERRORE CON IL VOTO

Miele (Mentre ti parlo): Tra le più interessanti nuove proposte. Ha un po’ di tutto: la canzone, la grinta, la personalità, l’intonazione, sebbene probabilmente debba ancora maturare in ognuno di questi aspetti. Voto: 6++

Francesco Gabbani (Amen): La canzone è, nel complesso, abbastanza brutta. Voto: 4
In un primo momento tra i due vince Miele, ma poi si scopre un errore nella votazione della Sala Stampa e quindi il vincitore definitivo è Gabbani.

Michael Leonardi (Rinascerai): ha vissuto troppo a lungo in Australia, e il suo accento straniero è forte e purtroppo fastidioso. In realtà la canzone è bella, ma lui a livello di esecuzione, compresa l’intonazione, è carente. Però, la canzone in sé potrebbe avere grandi potenzialità. Voto: 5

Mahmood (Dimentica): aspetti positivi e negativi nel fatto che abbia composto la musica. La parola “blu” del canto, campionata sul sintetizzatore, è stata ripetuta anche troppo a lungo nell’esecuzione. Comunque tutti gli altri aspetti della composizione sono abbastanza convincenti, e lo è anche la performance canora. Voto: 6++
Vince Mahmood su Leonardi.

I CAMPIONI – GLI STADIO RE DELLE COVER

Noemi (Dedicato di Ivano Fossati): dirompente ed energica. Esecuzione quasi impeccabile, ma dopotutto è una cover… Voto: 7++

Dear Jack (Un bacio a mezzanotte, Quartetto Cetra): nonostante il pezzo d’altri tempi, la cover risulta perfettamente convincente. Voto: 6,5

Zero Assoluto (Goldrake – Albertelli): versione sdolcinata, che può piacere o meno, ma per lo meno è personalizzata. Voto: 5+

Caccamo & Iurato (Amore senza fine – Pino Daniele): nemmeno questa esibizione del duo convince al 100%. Forse farebbero meglio a cantare singolarmente? Voto: 5-

Patty Pravo (Tutt’al più – Patty Pravo): l’idea di accostarsi a un rapper per non suonare troppo ‘old‘ è strategicamente azzeccata, e lo strano duo funziona anche bene, con la grande esperienza di lei e l’appoggio giovane di lui. Certo che, coverizzarsi da sola… Voto: 6+

Alessio Bernabei (A mano a mano, Cocciante-Luberti) accompagnato da Benji e Fede: troppo sforzato sugli acuti, e negli altri momenti il tutto sembra piuttosto piatto. A dire il vero i momenti migliori sono quelli senza canto (senza intento offensivo, ma è noto che sussista un certo divario tra gli strumentisti dell’orchestra e il cantante medio, se non addirittura quasi qualunque cantante di Sanremo). Voto: 4-

Dolcenera (Amore disperato): questo arrangiamento un po’ trappano non convince… Voto: 5+

Clementino (Don Raffaé – De André): c’è da dire che Clementino ha personalità, e la cover è decisamente convincente. Voto: 6

Elio e Le storie tese (Quinto Ripensamento – con versione italiana di Fifth of Beethoven di Walter Murphy): talvolta vanno valutati male anche gli Elii. Molte volte il gruppo si è esibito in rifacimenti o citazioni di pezzi classici, ma riusciva sempre a preservarne la magnificenza. Questa volta, invece, hanno ridotto la Quinta di Beethoven a un giochino irriverente, e nemmeno piacevole da ascoltare. Sì, il pezzo non è loro, ma la loro versione, che aggiunge il canto (sciocco) rende ancora meno giustizia al Compositore tedesco. Voto: 4,5

Arisa (Cuore – Rita Pavone): avrebbe probabilmente potuto scegliere una canzone più adatta. Il rischio della difficoltà andrebbe proporzionato al successo atteso. Voto: 5

Rocco Hunt (Tu vuo’ fa l’americano): scelta intelligente, perché la canzone è semplice, ma coinvolgente e può fargli guadagnare voti all’Ariston per il divertimento del pubblico. L’ha anche personalizzata, ma al punto giusto. Voto: 6+

Francesca Michielin (Il mio canto libero – Lucio Battisti): voleva puntare sull’emozione, ma la sua reinterpretazione non aggiunge molto – anzi toglie abbastanza – all’originale. Voto: 5-

Neffa (‘O Sarracino): se alla prima esibizione si poteva tollerare l’andamento un po’ moscio, riarrangiare una canzone come ‘O Sarracino rendendola più moscia è proprio un suicidio. Voto: 4-

Valerio Scanu (Io vivrò – Lucio Battisti): davvero non male. Canzone difficile ma cantata molto bene. Il suo timbro è un po’ ordinario, però, quindi non aggiunge molto. Voto: 6,5

Irene Fornaciari (Se perdo anche te – Gianni Morandi): nel complesso non convince. Non convince la scelta, non convince l’arrangiamento. Voto: 4+

Bluvertigo (La lontananza – Domenico Modugno): i Bluvertigo mostrano la loro personalità con un bell’arrangiamento. Chissà se è un caso che abbiano scelto una canzone parlata e non molto cantata, o semplicemente se Morgan si è reso conto di non essere al meglio.
Il suo dev’essere un problema di stile di vita: la smetta di fumare se è quello il problema, o comunque si chiuda in un monastero tibetano con Battiato per un po’, a purificarsi. È la classica dimostrazione del fatto che un artista, e soprattutto un cantante, se non vive una vita ordinata a virtuosa, in un niente ne paga le conseguenze nelle sue prestazioni. E se si chiudono gli occhi e si smette di essere distratti da sembianze da rockettari e poeti maledetti, si scopre che a livello di musica, manca qualcosa. Ma non è del tutto il caso di questa esibizione in sé, in cui Marco Castoldi è stato tranquillamente intonato, al contrario della volta scorsa. Voto: 6+

Lorenzo Fragola (La donna cannone – De Gregori): Se nelle strofe se la cava veramente bene, il ritornello, che aggiunge un minimo di difficoltà, mette in mostra le sue debolezze canore. Voto: 5,5

Enrico Ruggeri (A canzuncella – Alunni del Sole): scelta della canzone non ottimale. Il milanese Ruggeri può imitare la lingua napoletana, ma lo fa con freddezza e non è in grado di comunicarne il calore. Voto: 4,5

Annalisa (America – Gianna Nannini): sicuramente una delle cantanti più dotate di quest’edizione. È però solo una cover ed è facile valutarla positivamente, ma il punto è se riusciranno a darle dei pezzi giusti nella sua carriera futura. Lei è perfettamente intonata, sia quando è quasi a cappella, sia quando va sugli acuti. Voto: 6,5

Stadio (La sera dei miracoli – Lucio Dalla): anche lui, se fuma dovrebbe smettere. O se è qualche altro il problema non si sa, perché il suo canto non ha solo quel poco di graffiato che può piacere: è un po’ troppo. La voce, tuttavia, non gli manca sugli acuti e questa volta è molto intonato. La canzone è fatta bene ed è un ottimo tributo a Dalla: l’unico dettaglio è che la voce sarebbe stata migliore se leggermente più pulita. Gli Stadio confermano comunque di essere tra i più forti di questa edizione. Voto: 7–

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non necessariamente riflettono la visione di Epoch Times.

 
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