Inchiesta. Un ospedale costruito per uccidere – Pt. I

Dal 2006 il dottor Shen Zhongyang ha eseguito oltre 1.600 trapianti di fegato presso il Tianjin First Central Hospital, secondo quanto riportano con orgoglio i media cinesi.

Il Tianjin First, un ospedale il cui reparto trapianti era guidato dal dottor Shen, stava semplicemente costruendo un nuovo edificio, ben finanziato per gentile concessione del governo locale. Shen aveva brevettato la sua tecnica chirurgica per una rapida perfusione ed estrazione epatica, e siti ufficiali di trapianto lo definivano il «grande pioniere del trapianto» della Cina.

Ma la stampa cinese ha dedicato poca attenzione alle fonti di approvvigionamento degli organi che il medico trapiantava (piuttosto ha celebrato le sue molte operazioni salvavita). La carriera del dottor Shen è stata costruita su una catasta di cadaveri – questo è evidente – ma la vera domanda è da dove provengano. La spiegazione ufficiale sostiene che vengano utilizzati gli organi dei prigionieri giustiziati; affinché questa spiegazione sia credibile, il numero dei trapianti dovrebbe corrispondere grossomodo a quello delle esecuzioni. Se si calcola la popolazione di una città rispetto al totale dei detenuti nel braccio della morte in tutta la Cina, a Tianjin questa quantità corrisponde a circa 40 esecuzioni all’anno.

Ma nel Tianjin First Central Hospital i numeri dei trapianti sono fuori scala. Le cifre ufficiali rilasciate dall’ospedale sono scarse, ma indagando si scopre che questa struttura, uno degli ospedali più attivi ed elogiati nel Paese, per anni ha beneficiato di un vasto appoggio da parte delle autorità: numerose volte ha trapiantato molti più organi rispetto a quanto sosteneibile con una semplice ‘fornitura’ da prigionieri giustiziati. E soprattutto, appare evidente come abbia trapiantato molti più organi rispetto a quanto dichiarato.

Dopo aver studiato approfonditamente i documenti pubblici di questa struttura, Epoch Times ha scoperto prove sufficienti a costituire un grave dubbio – se non a demolire del tutto – la versione ufficiale sull’approvvigionamento di organi in Cina.
In realtà tutto si basa sul numero dei trapianti: è semplicemente troppo alto. Questo significa che la stragrande maggioranza degli organi trapiantati al Tianjin First Central Hospital – e, per esteso, anche in tutti gli altri principali ospedali del Paese – non poteva provenire dai prigionieri giustiziati né da un buon numero di volontari, perché in Cina il sistema di donazione volontaria è solo un traguardo recente, un’attività ancora in fase iniziale.

Inoltre la questione solleva inevitabilmente un’altra domanda, a cui le autorità cinesi non hanno mai risposto ma che hanno trovato particolarmente fastidiosa: da dove provengono in realtà gli organi? Qual è la fonte segreta che nel 2000 è diventata improvvisamente la base per un’espansione a livello nazionale in termini di capacità di trapianto, attività per cui il Tianjin First Central Hospital si pone come modello esemplare?

Per anni diversi ricercatori per i diritti umani hanno affermato che la popolazione prigioniera dei praticanti del Falun Gong (una pratica spirituale che in Cina viene perseguitata dal 1999) costituisce la probabile fonte. Nel caso del Tianjin First, l’enorme disparità tra alcuni dati e una varietà di altre prove circostanziali, forniscono ulteriori argomentazioni che rendono più pressanti le loro rivendicazioni.

Questo problema è stato in gran parte schivato dai luminari nella comunità medica internazionale, ma le prove indiziarie che rafforzano la spiegazione alternativa continuano ad aumentare, e con esse la frustrazione tra i medici, poiché non è stato preso alcun provvedimento. Secondo i ricercatori che hanno studiato questa complessa situazione, si sta parlando di un omicidio di massa organizzato ai danni dei prigionieri di coscienza, in cui vengono utilizzati gli strumenti della medicina per trarre profitto dalla vendita degli organi dei cittadini della nazione più popolosa al mondo.

INIZIO DELLA CARRIERA DI UN CHIRURGO

Alla fine degli anni 90 Shen Zhongyang, un chirurgo specializzato in trapianti di fegato si trova in una fase calante della sua carriera: l’industria dei trapianti d’organi in Cina è poco sviluppata, le operazioni sono rischiose, i destinatari disponibili pochi e le forniture d’organi limitate. Poi, nel maggio 1994, Shen rende il Tianjin il primo ospedale dove sia mai stato trapiantato un fegato: convince un lavoratore migrante 37enne che soffre di cirrosi a sottoporsi a un trapianto. Sono anni in cui i beneficiari dei trapianti non sono tenuti ad alcun onere economico, in gran parte a causa del basso tasso di successo dell’operazione.

Gli anni successivi trascorrono senza sviluppi degni di nota e nel 1998 Shen torna dal Giappone, dove ha in precedenza ottenuto il suo titolo in Doctor of Medicine (equivalente in Italia a quello di ‘Dottore in Medicina e Chirurgia’). Al ritorno in Cina, spende il proprio denaro (l’equivalente di circa 14 mila euro) per creare una piccola unità di trapianto al Tianjin First Central Hospital. Il progresso è lento, in un primo momento: alla fine del 1998 la sua unità di trapianto ha eseguito solo sette trapianti di fegato, ma nel 1999 sono già 24.
Nel 2000, poi, il numero cresce rapidamente, grazie a una nuova fornitura d’organi improvvisamente disponibile. Nel decennio successivo, Shen mette rapidamente in piedi un vero business di trapianti d’organo in Cina: a Tianjin il numero continua a salire, secondo un servizio di Enorth Netnews (media portavoce del municipio di Tianjin), a gennaio del 2002 vengono eseguiti 209 trapianti di fegato, per arrivare a mille alla fine del 2003.

I successi del Tianjin First Central Hospital costituiscono un microcosmo nel sistema dei trapianti d’organi in Cina: nessuna trasparenza sulle operazioni, legami nascosti con ambienti paramilitari, reperimento d’organi rapido e inspiegabile (che suggerirebbe un gruppo dedicato di donatori che attendono solo di essere selezionati). E infine, le tecniche chirurgiche utilizzate sono tipiche del prelievo effettuato su donatori vivi o appena deceduti.

L’ESPANSIONE

A dicembre 2003, l’Ufficio Comunale di Tianjin investe 18 milioni di euro per costruire un edificio di 17 piani specializzato in trapianti; questo è il momento più significativo per l’espansione del Tianjin First, un segno evidente che sta continuando la fiducia nella fornitura d’organi. L’edificio inizialmente si chiama Orient Organ Transplant Center [Centro trapianti d’organo d’oriente, ndt], con una capacità di 500 posti letto e una superficie di 36 mila metri quadrati. Sta diventando un «centro trapianti completo, in grado effettuare trapianti di fegato, rene, pancreas, ossa, pelle, capelli, cellule staminali, cuore, polmone , cornea e alla gola», secondo Enorth Netnews.

In quel momento, l’intero Tianjin First Central Hospital è costituito da un reparto di pronto soccorso, da un centro ambulatoriale e da una torre centrale adibita ai trapianti.
Nel 2004 Shen estende il suo impero dei trapianti non solo a Tianjin, ma anche a Pechino e nella provincia del Shandong, costruendo un totale di cinque filiali. Shen vuole infatti accogliere la domanda mentre l’edificio Oriental Organ è ancora in costruzione.
Questo gruppo di ospedali dichiara, nei materiali ufficiali, di eseguire la cifra record di trapianti di fegato al mondo e il maggior numero di trapianti di rene in Cina. La sede di Pechino si trova nel Policlinico della Polizia armata del Popolo, il corpo paramilitare di oltre un milione di uomini del Partito Comunista, dove Shen Zhongyang è stato primario del reparto trapianti.

Se un centro trapianti in Cina doveva essere scelto per la sua notorietà, l’Orient Organ era probabilmente la struttura migliore. Un ospedale diventato una delle grandi preoccupazioni per le autorità cinesi, gli apologeti occidentali e la versione ufficiale dell’industria cinese dei trapianti. 

OSPEDALE CON UNA STORIA 

Ethan Gutmann, scrittore investigativo e difensore dei diritti umani, ha descritto il sito web di questo gruppo di ospedali come il suo «trucco preferito del Partito».
Gutmann nel 2014 ha scritto il libro The Slaughter: Mass Killings, Organ Harvesting, and China’s Secret Solution to Its Dissident Problem [Il massacro: uccisioni di massa, prelievi d’organi e la soluzione segreta della Cina ai suoi problemi con i dissidenti, ndt], che documenta quella che definisce l’uccisione di massa dei prigionieri di coscienza del Falun Gong, per la vendita dei loro organi. «Vorrei parlare a un pubblico universitario e chiedere, a chiunque abbia dei dubbi, di visitare il sito web sul proprio smartphone», ha dichiarato a Epoch Times poco dopo la chiusura del sito web che pubblicizzava i servizi dell’ospedale, avvenuta a giugno 2014.

Proprio la creazione di questo centro che ha ispirato l’establishment internazionale dei trapianti (normalmente rispettoso) a scrivere una lettera di rimprovero, nei primi mesi del 2014: l’accusa alla Cina è di farsi beffe delle sue recenti promesse di non utilizzare più gli organi dai prigionieri giustiziati. «Il sito del Tianjin continua a reclutare pazienti internazionali che sono alla ricerca di organi – recita la lettera co-firmata dalla Transplantation Society – Gli abusi alla base, da parte di questi professionisti medici, e la collusione generalizzata a scopo di lucro sono inaccettabili». Tale operazione si proponeva come un’iniziativa di alto profilo rivolta a clienti facoltosi che possedevano una merce molto rara: organi umani freschi disponibili per una rapida inversione di tendenza nel numero dei trapianti e senza fare domande.

Secondo gli esperti, la costruzione di un centro così grande e sofisticato, munito di personale e di strumentazioni e gestito con elevata capacità per quasi un decennio, considerando che la Cina non aveva sostanzialmente una politica di donazioni volontarie, implica deduzioni agghiaccianti: «Significa che esiste l’assoluta determinazione a trovare dei donatori per soddisfare la fornitura di questi organi – ha dichiarato Maria Fiatarone Singh, professoressa di medicina della salute presso l’Università di Sydney, in un’intervista telefonica – Sapendo che non esiste un sistema di donazione volontaria, ne consegue la ferma convizione che tale approvvigionamento non etico sia enorme e continuo, e che ci siano in gioco enormi profitti», ha precisato la Singh, che è membro del Doctors Against Forced Organ Harvesting (Dafoh), l’associazione internazionale di medici che tutela e sensibilizza sull’abuso dei trapianti in Cina.

Ma quanti trapianti ha eseguito il Tianjin First Central Hospital?

DIFFICOLTÀ CON I NUMERI 

È estremamente difficile ottenere una stima accurata del numero effettivo di trapianti d’organi condotti in Cina nel corso degli anni, sia complessivamente che in un solo ospedale. In una società chiusa, informazioni di questo tipo sono politicamente sensibili. Fino a poco tempo fa, la Cina non disponeva neppure di un sistema nazionale di trapianti di organi: era un Far West di ospedali in competizione per soldi, che facevano accordi con gli intermediari d’organi e che, quando potevano, non esitavano a servirsi di ogni mezzo per recuperare degli organi umani.

L’affidabilità dei dati, o qualsiasi tipo di statistica affidabile, sono le vittime minori.
Negli Stati Uniti, scoprire il numero di trapianti d’organi effettuati presso un ospedale è semplice. L’Organ Procurement and Transplantation Network, un’organizzazione affiliata al Dipartimento americano della Sanità e dei Servizi Umani, mantiene un database a cui un utente può mirare la propria ricerca utilizzando decine di criteri. Per esempio negli Usa sono stati eseguiti 23.134 trapianti da gennaio a settembre 2015.
Altri insiemi di dati forniscono le informazioni specifiche di un ospedale. Per esempio dall’analisi del Scientific Registry of Transplant Recipients [il Registro Scientifico dei Trapiantati, ndt] è possibile estrapolare un rapporto che mostra le informazioni dettagliate dei trapianti in ogni centro di trapianto.
A titolo esemplificativo, il più attivo nello Stato di New York è il Presbyterian Hospital NY/Columbia Universal Medical Center: un rapporto con i dati aggiornati ad aprile 2015 mostra che ha eseguito 110 trapianti di fegato nel 2013 e 142 nel 2014. Il rapporto, lungo 60 pagine, fornisce ogni informazione sulle persone in lista d’attesa, i tipi di donatori, le tariffe e altro ancora. Purtroppo simili informazioni non sono disponibili per gli ospedali cinesi, e per una ragione: si tratta di segreti di Stato.

Il dottor Huang Jiefu, il funzionario cinese che si interfaccia con il resto del mondo in materia di politica dei trapianti d’organi, in una rara intervista con i giornalisti cinesi nel 2015, è stato notevolmente franco sul motivo per il quale i numeri sono così difficili da definire. L’intervista è parte di un intenso periodo di pubblicità, in cui Huang cerca di far passare il messaggio (poi smentito) che la Cina non sia più un Paese in cui gli organi provengono dai prigionieri giustiziati.

«La pena di morte è un segreto di Stato – dichiara Huang – Gli organi sono stati ottenuti da prigionieri giustiziati. Se si fosse al corrente del numero dei trapianti effettuati, allora il segreto di Stato sarebbe svelato». Il reporter ha poi pressato ulteriormente Huang, che ha replicato ancora: «La questione di cui si sta parlando è troppo sensibile. Per questo non posso parlarne chiaramente. Se ci pensate, capirete. Dato che il Paese non ha trasparenza, non si sa come siano stati ottenuti gli organi; il numero dei trapianti eseguiti è anch’esso un segreto».

Ma i numeri sembrano inevitabilmente fuoriuscire anche dalla formidabile macchina di propaganda del Partito Comunista Cinese, e nel caso del Tianjin First Central Hospital ci sono diversi modi per ottenerli. Sebbene la procedura possa essere ripetitiva, a questo proposito saranno considerati diversi aspetti.

GRAFICO UFFICIALE 

Il primo punto di dati è semplicemente un grafico preso da una pagina ormai cancellata, ma archiviata, appartenente all’Orient Organ Transplant Cener. La pagina mostra il numero dei trapianti di fegato dal 1998 al 2004, con numeri annuali che crescono quasi in progressione geometrica: 9, 24, 78, 129, 272, 289 e 800. Tuttavia queste cifre sono contraddette da quelle di altre fonti ufficiali. Inoltre, la stessa pagina pubblicizza il tempo d’attesa per un trapianto di fegato: due settimane, una cosa inaudita anche per quei Paesi in cui vige un sistema di donazione volontaria.

Il fegato è un organo utile per calcolare quante esecuzioni devono essere state portate a termine per realizzare i trapianti: è un organo vitale e un trapianto completo di fegato comporta la morte del donatore. Dal momento che le esecuzioni in Cina sono state tradizionalmente l’unica fonte di trapianto d’organi (se questo è cambiato è un’altra questione) il numero dei trapianti diventa una questione significativa. Il problema di questo grafico è che il conteggio si ferma all’anno 2004.

STRANEZZE LEGATE AI NUMERI

Un altro metodo, è guardare semplicemente alle notizie apparse sui media che forniscono i numeri. In questo caso, a partire dal 2000 il numero è di 78 trapianti, come indicato in precedenza dal grafico ufficiale. La fonte è un articolo celebrativo su Shen Zhongyang pubblicato dal Science and Technology Daily intitolato: ‘Ha portato la tecnica del trapianto di fegato ai vertici della medicina mondiale’. Nel 2000, una fonte successiva ha fatto sapere che il totale complessivo ammontava a cento trapianti.

Nel 2001 non figura alcun dato progressivo, ma il totale annuale è di 109 trapianti per il fegato e 80 per il rene, secondo quanto riportato dall’enciclopedia cinese medica e da alcuni articoli. Anche nel 2002 non compare nessuna cifra annuale, ma il cumulativo è di 300, secondo un articolo che descrive il profilo professionale di Shen Zhongyang.
Nel 2003 il totale cumulativo al Tianjin ammonta a 645 trapianti (sebbene, secondo un rapporto ufficiale, i primi 400 siano stati eseguiti dal team del Tianjin First in altri ospedali della Cina), mentre quello annuale è di 253. Questo all’approvazione del bilancio di fine dell’anno per la costruzione dell’Oriental Organ Transplant Center, un edificio di 17 piani.
Nel 2004 non sono stati pubblicati totali annuali specifici ma, secondo un rapporto pubblicato da Medical Education Net (una grande enciclopedia medica cinese online), la somma corrisponde a mille trapianti.
Nel 2005 non compare la pubblicazione di alcun totale ma, secondo un articolo ufficiale del 2014 celebrativo di Shen, il totale annuo corrisponde a 647.
Nel 2006 sono stati registrati 655 trapianti, stando a un articolo ufficiale che descrive la carriera professionale di Shen. Nel documento Shen sostiene che il suo centro abbia stabilito il nuovo record mondiale di numero dei trapianti di fegato, detenuto in precedenza dall’Università di Pittsburgh per dieci anni. Da qui in poi, il silenzio.

L’Orient OrganTransplant Center del Tianjin First Central Hospital è stato aperto ufficialmente il primo settembre 2006. Non è chiaro il motivo per il quale, proprio nel momento in cui ci si aspetterebbe un aumento dei numeri, i dati annuali si esauriscono.
Casualmente – o forse no – a marzo 2006 cominciavano a emergere le accuse secondo cui i prigionieri del Falun Gong vengono impiegati come principale fonte del traffico d’organi in Cina, a quel tempo in pieno boom. I funzionari cinesi respingono i rapporti bollandoli come ‘propaganda malvagia’, ma non hanno mai seriamente smentito le loro argomentazioni e deduzioni. In tutte le fonti disponibili, solo due numeri appaiono dopo il 2006 e appartengono entrambi alla stessa fonte: il primo, tratto da un discorso di Shen Zhongyang rivolto ai suoi compagni del Dipartimento del Fronte Unito del Lavoro (un’unità di guerra politica in stile guerra civile); il secondo tratto da un profilo incandescente di Shen Zhongyang scritto dalle autorità di propaganda Tianjin.

PROFILO UFFICIALE

Il profilo ufficiale di Shen Zhongyang è pubblicato su ttwj.gov.cn, un sito gestito dall’Ufficio Risorse umane del Governo municipale di Tianjin e portavoce dei capi di Tianjin. «Il Comitato di Partito di Tianjin e il Governo prestano molta attenzione al lavoro delle risorse umane», si legge nella sezione ‘Chi siamo’ del sito.

Il profilo parla dell’incredibile successo di Shen Zhongyang, del suo spirito intraprendente nell’aiutare a costruire il settore cinese dei trapianti e fornisce alcuni numeri. I primi numeri sono circa gli stessi di quelli riportati sopra; ma, sebbene dopo il 2006 siano stati indicati numeri precisi, nell’articolo si legge che «per successivi due anni è diventato il più importante centro di trapianto di fegato in termini di quantità, e ha trasformato l’Orient Transplant Center nel più grande centro trapianti dell’Asia». L’articolo aggiunge che dalla fine del 2013, il centro ha effettuato il maggior numero di interventi chirurgici in Cina per 16 anni consecutivi. Alcune delle sue tecniche erano diventate le ?«più avanzate» al mondo. E, soprattutto, l’articolo fornisce un altro numero: un totale cumulativo di «quasi diecimila» trapianti di fegato entro la fine del 2014, presumibilmente un quarto del totale nazionale. Inoltre, più di ogni altra cosa, l’articolo fornisce altri due numeri: un totale complessivo di 5 mila trapianti di fegato nel 2010 e un totale cumulativo di «quasi diecimila» entro la fine del 2014, presumibilmente un quarto del totale nazionale. C’è anche una cifra di cinquemila trapianti di fegato cumulativi a partire dalla fine del 2010, che proviene da un discorso di Shen Zhongyang pubblicato sul sito web del Fronte Unito.

Di seguito si può notare come appare graficamente la progressione del numero di trapianti:

Questi numeri sono già pericolosamente alti e fortemente in contrasto col tono dei discorsi ufficiali, che sostengono che le fonti degli organi sono i prigionieri giustiziati. Non è ancora chiaro il motivo per cui è cessata la pubblicazione dei numeri annuali, dopo la costruzione del nuovo e importante centro trapianti; una mancanza che mette in dubbio l’affidabilità dei numeri arrotondati. Infatti, secondo altri registri, il numero reale dei trapianti potrebbe essere molto più alto. Ci sono tre indicatori a sostegno di questa probabilità: l’espansione del settore della fornitura d’organi per i turisti coreani, le cifre rilevanti sul trapianto discusse dai colleghi di Shen Zhongyang, e un’analisi non convenzionale scaturita dall’esame dei registri d’aggiornamento del Tianjin First Central recuperati da un database cinese oscurato.

‘COREA CONNECTION’

Secondo Li Lianjin, capo infermiera del Tianjin First Central Hospital, nel 2002 i pazienti coreani iniziano ad arrivare in gran numero dalla Cina, in particolare a Tianjin, con un volo di appena 90 minuti da Seoul. La capo infermiera ha aggiunge che l’ospedale esegue trapianti d’organo su oltre 500 pazienti coreani tra il 2002 e il 2006. Li Lianjin ne parla al Phoenix Weekly (una rivista gestita da Phoenix Television, una stazione televisiva di Hong Kong pro-Pechino) in un articolo intitolato: ‘Indagine su decine di migliaia di stranieri in Cina per i trapianti d’organi’. Tutta questa attività ha luogo prima che l’Oriental Organ Transplant Center creati il suo sito online, nel settembre 2006.

Così i medici improvvisano. Un terzo della costruzione originaria di 12 piani è trasformato per ospitare i pazienti sottoposti a trapianto; l’ottavo piano di un altro ospedale (il Cardiovascular International Hospital) è stato utilizzato anche per i destinatari d’organi coreani; e il 24° e il 25° piano di un albergo nelle vicinanze vengono riservati ai pazienti in lista d’attesa, con due infermieri assegnati. «Anche così, siamo ancora a corto di posti letto», commenta Li.

Tianjin è una meta piacevole per i coreani che vanno in Cina per sottoporsi a un trapianto: normalmente in Corea sono possibili solo trapianti parziali di fegato da donatori viventi. Ma in Cina si possono ottenere fegati interi e nell’articolo si legge che «il fegato dei donatori è di ottima qualità».

Anche le procedure sono accelerate: i pazienti stranieri semplicemente inviano le proprie cartelle cliniche via fax e poi volano a Tianjin, con tempi di attesa estremamente brevi rispetto agli standard internazionali. Sempre secondo l’articolo, «in origine i pazienti dovevano aspettare circa una settimana. Ma ora, dato che sempre più persone sono in coda, i tempi di attesa sono più lunghi. Oramai l’attesa più lunga è un po’ più di tre mesi». Ma tre mesi rimangono un tempo d’attesa straordinariamente breve per garantirsi un fegato.

Nell’articolo del Phoenix Weekly, si legge che Chosun Ilbo (un grande quotidiano coreano) riporta che il Tianjin First Central, nel dicembre 2004 avrebbe eseguito 44 trapianti di fegato in una settimana, di cui 24 in un solo giorno (compresi i trapianti di rene).
Nella struttura ci sono anche pazienti di altri Paesi come Giappone, Malesia, Egitto, Pakistan, India, Arabia Saudita, Oman, Hong Kong, Macao e Taiwan. Chosun Ilbo riporta che il bar del reparto al quarto piano è diventato un «club internazionale», dove i pazienti di diverse etnie si incontrano per scambiare le proprie esperienze.
L’articolo riporta anche questo aneddoto: «I chirurghi in ospedale sono impegnati ogni giorno a fare la spola tra i reparti e le sale operatorie. Non hanno tempo di salutarsi. Ogni giorno borbottano la stessa cosa: “Oggi sono così occupato, dieci operazioni chirurgiche al giorno”. Alcuni medici passano l’intera notte in chirurgia». L’articolo non fornisce numeri, ma almeno conferma che lo staff del Tianjin First lavora al punto da far completare un nuovo padiglione trapianti. 

FORNITURA DI PERSONALE

L’Oriental Organ Transplant Center dispone di 110 medici che partecipano alle operazioni di trapianti di fegato e reni; 46 di questi, sono capi chirurghi e medici, mentre 13 sono primari, secondo quanto riporta l’Organizzazione Mondiale di Indagine sulla Persecuzione del Falun Gong (un insieme di ricercatori che hanno portato a termine il monumentale compito di catalogare il personale di centinaia di ospedali in tutta la Cina). Gli articoli dei media, gli interventi di un numero selezionato di colleghi di Shen Zhongyang, così come le informazioni presenti sul sito web dell’ospedale e altri documenti, indicano che molti di questi medici realizzano molti trapianti. Per esempio fino al 2011, il vice primario dell’ospedale Zhu Zhijun ha effettuato almeno 1.400 trapianti di fegato, di cui cento donazioni parziali di fegato da parenti vivi, stando al suo profilo sul database di medici cinesi ‘We Doctors Group’.

Altri esempi giungono da Pan Cheng, capo chirurgo associato che fino a luglio 2006 fa personalmente più di mille trapianti di fegato, con la possibilità di effettuarne altri 1.600. Oppure il capo chirurgo Gao Wei, che esegue oltre 800 trapianti di fegato in dieci anni di pratica, secondo il suo profilo non datato su ‘Good Doctors Online’, un altro ben noto database di medici cinesi. Due altri esempi di fervente attività sono poi il capo chirurgo associato Song Wenli, che opera circa duemila trapianti di rene, e il capo chirurgo associato Mo Chunbo, con oltre 1.500 interventi (entrambi i numeri sono riportati in profili non datati del database).

Alcune di queste operazioni non comportano l’uccisione di un donatore – per esempio centinaia di donazioni sono di parenti vivi (ammesso che sia vero quanto dichiarato) – ma molti sì.

Se il numero medio dei trapianti totali di questi chirurghi fosse semplicemente estrapolato dal resto dello staff (non necessariamente una metodologia attendibile), il numero totale dei trapianti, a partire dal 2014, sarebbe di molte volte superiore rispetto al numero ufficiale di diecimila. D’altronde è chiaro che, in base ai pochi profili medici, i dati stanno cominciando ad avvicinarsi ai totali dichiarati dall’ospedale. Naturalmente, i medici i cui profili sono disponibili possono costituire un’eccezione; oppure potrebbero aver gonfiato i loro numeri o magari entrambe le ipotesi sono contemporaneamente vere. In ogni caso, ammettendo anche una grossa riduzione, le operazioni di questi chirurghi superano notevolmente quelle ufficiali. Ma la creazione di una statistica indica che il volume dei trapianti potrebbe essere anch’esso molto superiore.

LA RISTRUTTURAZIONE DEL CENTRO TRAPIANTI 

L’amministrazione comunale di Tianjin ha speso l’equivalente di circa 18 milioni di euro per costruire l’Orient Organ Transplant Center; il buon senso impone quindi che debba esserci stata una destinazione d’uso per questa struttura. Ma questa è la Cina, dove vengono sprecate enormi quantità di soldi in infrastrutture, spesso per sostenere i dati economici locali piuttosto che creare imprese produttive. Per questo, una mera costruzione e ristrutturazione non può dire tutto.

A ogni modo esiste una prova convincente secondo cui il nuovo edificio è stato costruito per un uso su ampia scala e immediato. Lo dimostrano i registri di costruzione e ristrutturazione dell’ospedale sul China Construction and Remodelling Database, una risorsa pubblica che fornisce i dettagli di costruzione e di ristrutturazione di tutta la Cina, e che viene mantenuta da una serie di agenzie ufficialmente affiliate. Questi documenti mostrano quello che sembra essere stato deliberatamente nascosto in ogni altra fonte cinese disponibile: il Tianjin First procede a gonfie vele, dopo che il nuovo centro trapianti si connesso a internet nel 2006.

La prova chiave è un pdf scaricabile di 22 pagine che discute gli ulteriori lavori di ristrutturazione al nuovo edificio, completato nel 2008. Il file è stato pubblicato nel database a ottobre 2009 e sembra che sia stato completato alla fine del 2008, considerando la data in una fotografia a pagina 13. Questo documento è stato preparato dal Tianjin Architecture Design Institute e il suo contenuto si riferisce al periodo successivo alla costruzione dell’Orient Organ Transplant Center.
Nel documento si parla di ristrutturazione avvenuta in primo luogo per l’edificio principale, per l’edificio ambulatoriale e per il pronto soccorso (l’edificio dei trapianti è stato lasciato intatto), con l’aggiunta dell’isolante alla facciata «al fine di risparmiare energia e aumentare il comfort dei pazienti». In seguito viene aggiunto un altro piano all’edificio ambulatoriale, portandolo da tre a quattro piani.

Ma la parte fondamentale è: «Ogni giorno vengono effettuate una media giornaliera di duemila prestazioni ambulatoriali; la percentuale d’utilizzo dei posti letto è dell’86 per cento; i posti letti assegnati a seguito di un trapianto di fegato e rene ammontano al 90 per cento d’utilizzo».
Il numero totale di posti letto dedicati ai pazienti trapiantati presso il Tianjin First durante questo periodo è di 500, tutti alloggiati presso l’Oriental Organ Transplant Center. Il numero totale di letti in ospedale è 1.226, ma all’inizio sono disponibili solo 726, mentre la superficie totale della struttura è pari a 46,558 metri quadrati, secondo quanto si legge sul pdf. Le planimetrie del Tianjin First sembrano confermare questa ripartizione dei trapianti rispetto a ogni altra attività. Pertanto, sulla base di questi documenti, 450 posti letto sono stati utilizzati per trapianti di fegato, reni o altri organi.

Secondo il materiale promozionale del Tianjin pensato per i pazienti stranieri, un turista che si rechi in questo nosocomio in attesa di ricevere un trapianto, potrebbe aspettare da uno a due mesi, in base allo specifico tempo d’attesa per l’organo e al periodo di convalescenza.

Ma, attualmente, la durata dei soggiorni potrebbe essere potenzialmente molto inferiore rispetto a quella massima. Per esempio, le esperienze di alcuni turisti d’organi riportate da due ricercatori canadesi nel 2007, parlano di soli sette giorni in ospedale. Un assistente primario dell’Ospedale del Popolo dell’Università di Pechino ha notificato che i ricoveri in ospedale si protraggono in genere due o tre settimane; altre fonti cinesi spesso consigliano tempi d’attesa di due settimane. È probabile che, con il miglioramento della tecnica, i giorni di ricovero diminuiscano proporzionalmente. La durata media ipotizzata di un soggiorno fa una differenza significativa nelle stime dei trapianti totali che potrebbero essere stati eseguiti. Se un paziente aspetta in media 30 giorni per un trapianto, allora nell’Oriental Organ Transplant Center hanno avuto luogo 5.400 trapianti all’anno, avvenuti tra gli ultimi mesi del 2006 e la fine del 2008. Se ogni soggiorno dura due settimane, il totale sarebbe 10.800. Se invece dura due mesi, il totale corrisponderebbe ad appena 2.700 trapianti l’anno.

In realtà è impossibile conoscere la durata media effettiva di un soggiorno al Tianjin First; tuttavia alcuni chirurghi specializzati in trapianti hanno esaminato quel rapporto e considerano plausibile uno di questi scenari. Viene allora da domandarsi se sia possibile considerare quest’elevato livello di utilizzo come una semplice eccezione dei due anni successivi all’apertura del nuovo centro trapianti. Secondo altri rapporti di ristrutturazione, non è possibile. E questo forte utilizzo è diventato ben presto la norma.

La successiva serie di dati, relativi alle percentuali d’utilizzo dei posti letto concessi dopo un trapianto, è citata da un servizio di Enorth Netnews mandato in onda il 25 giugno 2014. Il servizio sostiene che nel 2013 il Tianjin First ha «fatto progressi» in vari reparti, raggiungendo una percentuale di utilizzo dei posti letto pari al 131,1 per cento, con un incremento del 5,7 per cento a partire dal 2012 (il rapporto non spiega come sia possibile una percentuale d’utilizzo superiore al 100 per cento, ma negli ospedali cinesi non è insolito vedere letti supplementari tra i posti letto normali). In seguito, entro il 2013, vengono aggiunti 300 posti letto, per un totale di 1.500.

L’ospedale ha anche adeguato il numero dei posti letto a diversi reparti, tra cui quelli adibiti ai trapianti, ma non specifica il numero dei letti assegnati a ciascun reparto. Difatti, è difficile sapere quanti dei 1.500 posti letto totali, o dei 500 presso l’Orient Organ Transplant Center, siano stati utilizzati per i trapianti di organi nel 2012 e 2013. Ma esiste una coerenza nelle percentuali d’utilizzo riportate: nel 2009 il numero ammonta al 90 per cento, invece nel 2013 al 130 per cento. Se questo numero è crollato per quattro anni prima di subire un brusco aumento, oppure se è cresciuto lentamente (come indica la tendenza dei numeri ufficiali sul trapianto, sebbene siano stati chiaramente manipolati) è impossibile stabilirlo; tuttavia, pensare a un aumento costante sembra più intuitivo e coerente.

Di nuovo, nel 2015 sono state costruite diverse strutture in un sito di recente apertura, tra cui un servizio ambulatoriale in grado di trattare dai 6 ai 7mila pazienti al giorno, un centro d’emergenza capace di esaminare 1.200 persone al giorno, un parcheggio sotterraneo con possibilità di contenere fino a 2.000 veicoli e un eliporto. La nuova costruzione (che è stata iniziata a luglio 2015 e sarà completata per la fine del 2017) conterrà duemila posti letto, ma non è chiaro quanti di loro saranno destinati ai trapianti.

NUMERI PREOCCUPANTI 

Da questo caleidoscopio di attività emergono dei numeri preoccupanti. L’ospedale vorrebbe far credere che anche dopo che il nuovo centro trapianti si è pubblicizzato con un sito internet, fornendo centinaia di letti aggiuntivi e un maggior numero di strutture all’avanguardia, non ci sarebbe stato alcun aumento del numero di trapianti. Gli unici dati ufficiali per il periodo successivo al 2006 sono i 5 mila trapianti cumulativi nel 2010 e i 14 mila nel 2014: un aumento netto e lineare.

Ma i fatti disegnano un quadro diverso: le segnalazioni rilasciate dai destinatari d’organi coreani, mostrano un numero di posti letto molto superiore rispetto a quanto l’ospedale possa gestire; le testimonianze sulla costruzione palesano la necessità di una continua espansione dopo il 2006, e l’impressionante curriculum di alcuni medici mette in mostra un numero di trapianti superiore al migliaio, portati a termine però solo da alcuni degli oltre cento medici.
Il numero totale di trapianti presso l’Oriental Organ Transplant Center potrebbe variare da circa 20 mila a 60 mila, in base alla durata del soggiorno dei pazienti. Il numero risulta considerando l’utilizzo, al limite delle capacità o anche oltre, dei 500 posti letto dal 2007 alla fine del 2013. Le stime che possono essere fatte rimangono molto approssimative, poiché permangono molti aspetti oscuri. Epoch Times ha prodotto una tabella con il range dei potenziali totali.

A ogni modo il numero calcolato è di gran lunga superiore al totale dichiarato dall’ospedale e riportato sulle fonti officiali, pari a diecimila trapianti di fegato in 15 anni. Di per sé questo numero costituisce già un dilemma di difficile spiegazione; ma i numeri che fanno solo affidamento alle percentuali d’utilizzo dei posti letto, sono notevolmente superiori rispetto a quanto possa spiegare qualsiasi fonte conosciuta d’organi.

Naturalmente, non c’è modo di sapere se il personale ospedaliero abbia mentito nei documenti sul rinnovamento dell’ospedale. E non è chiaro quale incentivo avrebbe l’ospedale nell’inventare i dati riguardanti i piani di ristrutturazione, per poi sottoporli a un database nazionale dopo che le autorità municipali hanno impegnato i fondi e la costruzione era stata completata. Le metrature o il numero dei posti letto fanno riferimento a infrastrutture materiali che non possono essere facilmente falsificate. Ad esempio, secondo due fonti distinte, la percentuale d’occupazione dei posti letto mostra la stessa tendenza ascendente: un forte utilizzo dagli ultimi mesi del 2006 fino alla fine del 2013.

Comunque, esistono molti campanelli d’allarme in queste stime; per esempio non è chiaro come sia stato calcolato la percentuale d’occupazione dei posti letto. Il rapporto è probabile che non sia 1 a 1, giacché, per esempio, la donazione di un singolo rene a un parente non è né fatale, né immorale. Il Tianjin First è certamente impegnato in questo tipo di attività di trapianto e, inoltre, un decesso può dare origine a più trapianti d’organo.

Pertanto, considerate le molteplicità delle variabili e il vasto numero d’incognite, sarebbe avventato suggerire una stima precisa del numero di esecuzioni che possono aver alimentato l’attività del Tianjin First. Ma indipendentemente da qualunque cifra, le implicazioni sono le stesse: la necessità di disporre di una fonte di organi nascosta e sconosciuta. E’ quindi lecito domandarsi da dove provengano gli organi.

I PRIGIONIERI NON SONO SUFFICIENTI 

La spiegazione ufficiale afferma che l’unica fonte d’organi seria della Cina degli ultimi anni è costituita dai prigionieri. Nel gennaio 2015 Huang Jiefu, ex vice ministro della sanità nonché funzionario portavoce della politica dei trapianti in Cina, ha detto in un’intervista a China Health News, che «per lungo tempo la Cina non è stata in grado di stabilire un sistema di donazione nazionale […]. Dal 1980 fino al 2009 ci sono stati solo 120 casi di donazioni dei cittadini. La Cina è il Paese con il tasso di donazione più basso al mondo».
Il numero di esecuzioni in Cina è un segreto di Stato e non viene rilasciata alcuna cifra; tuttavia nel corso degli anni, diverse organizzazioni straniere hanno fatto le loro stime. Per esempio secondo Duihua, un’organizzazione statunitense che si occupa soprattutto di diritti umani in Cina, il numero delle esecuzioni varia da 2.400 a 12 mila all’anno durante il periodo in questione (2002-2013).

Se la pena di morte ha ucciso seimila persone, ai fini di quest’analisi, il numero di esecuzioni effettuate a Tianjin corrisponderebbe a circa 42 (considerato una popolazione di circa 7 milioni di persone e una distribuzione proporzionale delle esecuzioni). Se il numero delle esecuzioni a livello nazionale è di cinquemila, a Tianjin ci sarebbero solo 35 esecuzioni. Ma molti prigionieri non hanno i requisiti per donare organi a causa di fattori quali malattie ematiche, tossicodipendenza, età e altre malattie. Le procedure riguardanti le esecuzioni coinvolgono i tribunali e le prigioni locali, che mantengono i loro rapporti con medici e ospedali, come indicato dalle numerose testimonianze dei funzionari e dei disertori cinesi. La natura della burocrazia cinese, simile al sistema feudale, lascia supporre che il Tianjin First non possa permettere il compimento di una qualsiasi esecuzione sul suolo cinese.

In particolare, l’ampliamento del Tianjin First non è un fenomeno isolato: decine, se non centinaia di altri ospedali cinesi specializzati in trapianti hanno creato programmi di formazione per chirurghi, costruito nuovi impianti e promosso la loro capacità di fornire organi freschi ai destinatari in tempi irrisori, settimane o mesi al massimo. Nel 2014 Xinhua, il media portavoce di Stato, ha riferito che negli anni passati c’erano 600 ospedali in Cina, in lizza per le fonti di organi. Anche tutti questi centri di trapianto hanno bisogno d’organi.

E poi ci sono gli annunci inquietanti sul sito web dell’ospedale, che da allora sono stati annotati: «È vero che la fonte di approvvigionamento di organi è abbastanza abbondante in Cina, rispetto a quella nei Paesi occidentali», dichiarava allegramente una pagina in inglese ora oscurata, del sito del Tianjin nel 2008.
La pagina ovviamente si rivolgeva alle persone che dall’estero si recavano in Cina per sottoporsi a un trapianto. Inoltre il Tianjin rilascia una guida ai potenziali destinatari di trapianto, che delinea i passi necessari per ottenere un nuovo organo. Il fatto incredibile è che non esiste una lista d’attesa. Semplicemente si compila la modulistica, si invia per e-mail, si pagano l’equivalente circa di 450 euro e si prende l’aereo. Il passo numero 9 è di «stare in ospedale per essere accuratamente controllati, al fine di essere trattati bene in attesa di un donatore compatibile (più o meno un mese)». L’home page del sito in cinese pubblicizza invece un tempo d’attesa di due settimane. In un’altra sezione, la questione è posta in questo modo: «Quali sono le procedure iniziali mentre si arriva [all’ospedale, ndt]?». Ecco la risposta: «Una volta registrati i dati, l’ospedale comincerà a cercare un organo compatibile in tutta la Cina».

«Proprio quella parte è così scioccante», ha dichiarato Maria Singh, professoressa presso l’Università di Sidney, in un’intervista telefonica. La dottoressa Singh, che fa parte del consiglio dei medici della Dafoh, ha continuato: «”Cercheremo l’organo nel Paese in lungo e in largo”. Cercare un organo? Cercare nel Paese un donatore, quando non esiste alcun registro per donatori. Cosa significa? Significa che stanno senza dubbio cercando la persona da uccidere per fare l’intervento chirurgico. È scandaloso! È incredibile!».
Nel recente documentario Hard to believe, Arthur Caplan, direttore e fondatore della divisione di etica medica della University Medical Center di New York, ha spiegato la differenza che sussiste nell’approvvigionamento tra i vari Paesi: «Negli Stati Uniti e in Europa per essere una donatore d’organi si deve essere morti. In Cina ti fanno morire».

Il brevissimo tempo d’attesa per la ricerca di un organo compatibile (facendo probabilmente affidamento a un insieme di donatori pre-analizzati) è coerente sia con l’utilizzo dei prigionieri nel braccio della morte, sia con quello dei prigionieri di coscienza. Ma quando si tratta di quantità, i prigionieri del braccio della morte non possono proprio sostenere il genere di domanda di cui necessita l’ospedale di Tianjin.
Naturalmente, di per sé questo non prova niente, tranne che gli organi devono provenire da qualche altra parte. Riconoscere questo è il primo passo fondamentale per ogni successiva indagine del problema: se gli organi non provengono da donatori volontari o da criminali giustiziati, allora devono provenire da qualche altra fonte.

«Chiunque abbia qualche lontana familiarità con le dinamiche delle donazioni d’organi in tutto il mondo, non può accettare le affermazioni secondo cui le fonti d’organo provenienti da prigionieri giustiziati – un sistema enorme e ben consolidato – siano rimpiazzate in un solo anno dagli organi donati volontariamente», ha spiegato il dottor Jacob Lavee, presidente della Società dei Trapianti d’Israele e direttore dell’unità dei trapianti di cuore presso il centro medico dell’Università di Tel Aviv. «Se invece è stato formalmente ridotto l’utilizzo di organi da prigionieri giustiziati, allora il gran numero dei trapianti d’organi che, a quanto pare, continuano a essere eseguiti a Tianjin e in altre parti della Cina, richiede una fonte d’organi alternativa, che deve essere spiegata».

Alcuni ricercatori, notando questa mancanza, hanno mosso le loro accuse: la Cina è il teatro di un omicidio di massa, che viene nascosto e in gran parte non rilevato. Queste persone, assieme a svariate pagine piene di altri elementi di prova, hanno descritto tale brutalità come un crimine contro l’Umanità, in cui i medici affiancano gli assassini: la causa della morte è l’intervento stesso, dal momento il sangue degli organi viene drenato e al loro posto vengono immessi dei freddi conservanti chimici.

David Matas, autore assieme a David Kilgour di un rapporto fondamentale sul prelievo di organi ai danni dei praticanti del Falun Gong, ha spiegato in un’intervista telefonica il punto di partenza del suo lavoro: «Quello che questa ricerca fa, è porre la domanda, non rispondere alla domanda. Ma lo fa mettendo in dubbio le risposte certe che erano state date».

LA DOMANDA PROIBITA 

Esiste un potenziale indizio della fonte degli organi, se si osserva uno dei molti incarichi ricoperti dal dottor Shen Zhongyang: il chirurgo compare sul sito dell’Ospedale Generale delle Forze Armate di Polizia (un esercito nazionale permanente, costituito da 1,2 milioni di persone dislocate in tutto il Paese e mobilitate all’occorrenza per reprimere le rivolte), dove ricopre il ruolo di direttore del dipartimento dei trapianti d’organi e veste un’uniforme militare.

L’ostacolo più fondamentale nell’eseguire un gran numero di trapianti d’organi è il donatore. Giacché la Cina non ha un sistema volontario di trapianti, i legami politici, spesso mediati grazie a intermediari, costituiscono l’unico modo per ottenere i corpi. Questo concetto è stato rimarcato dallo stesso Huang Jiefu, in un’intervista nei primi mesi del 2015: «Il nostro Paese è molto grande. L’utilizzo di organi dai prigionieri – questo tipo di situazione – naturalmente condurrebbe a una serie di problemi oscuri e difficili. Lo sa quello che sto cercando di dire? È diventato sporco, è diventato torbido e intrattabile. È divenuto un campo estremamente sensibile, estremamente complicato, fondamentalmente una zona proibita». Huang ha dato la colpa all’abuso dei trapianti d’organi a Zhou Yongkang, ex zar della sicurezza attualmente deposto. Naturalmente i prigionieri di coscienza non sono mai stati menzionati.

Le teorie su come il Tianjin First Central abbia aumentato il numero dei trapianti, ruotano quindi attorno ai suoi legami politici. Per esempio, Shen Zhongyang nel 2013 è diventato membro della Conferenza consultiva e politica del Popolo Cinese, un finto organo consultivo del Partito Comunista. Inoltre è anche membro del Comitato Permanente del Partito Democratico dei Contadini cinesi e dei Lavoratori, uno degli otto partiti politici legali in Cina, che danno una parvenza di democrazia, quando in realtà seguono rigidamente la linea del Partito. Ma la cosa più importante è il titolo paramilitare di Shen; gli ospedali militari e paramilitari cinesi sono infatti collegati all’apparato di sicurezza, che detiene centinaia di migliaia di prigionieri politici, e si ritiene che siano in gran parte coinvolti nel traffico illegale di organi umani.

Un piccolo gruppo di investigatori ha seguito per anni il collegamento tra organi ed esercito. Nel libro del 2014 The Slaughter: Mass Killings, Organ Harvesting, and China’s Secret Solution to Its Dissident Problem [Il massacro: uccisioni di massa, prelievi d’organi e la soluzione segreta della Cina ai suoi problemi con i dissidenti, ndt], il giornalista americano Ethan Gutmann elenca una serie di prove, raccolte nel corso di quasi un decennio, per dimostrare che i praticanti del Falun Gong (una disciplina spirituale tradizionale) sono stati gli obiettivi primari del prelievo forzato di organi.

Il Falun Gong, una pratica di auto-coltivazione composta da una serie di esercizi e da un insegnamento morale, è perseguitato in Cina dal 1999, quando Jiang Zemin, allora leader della Cina, lo ha dichiarato una minaccia al dominio del Partito. Verso la fine degli anni 90, il numero di persone che praticavano il Falun Gong sembrava superare il numero delle persone iscritte al Partito Comunista Cinese; Jiang Zemin non poteva tollerare che un così grande numero di persone rivolgesse la propria attenzione alla spiritualità; ha quindi deciso di sradicare la pratica attraverso una campagna di persecuzione. Nel 2000, l’anno dopo l’inizio della persecuzione del Falun Gong, centinaia di ospedali in tutto la Cina, come il Tianjin First, hanno tutti sperimentato un picco straordinario dei trapianti.

«A questo punto non esiste una distribuzione nazionale degli organi. Non c’è nessun sistema di donazione degli organi. La risposta ufficiale è la pena di morte – afferma David Matas – Ma esistono problemi di compatibilità attinenti alle dimensioni degli organi e al gruppo sanguigno, all’epatite in carcere, a tempi di attesa molto brevi».
David Matas, David Kigour ed Ethan Gutmann, non avendo ricevuto alcuna spiegazione ufficiale e considerando le crescenti prove circostanziali, sono sempre più convinti della loro tesi: «Si viene respinti in quello che io stesso, David Kilgour ed Ethan Gutmann continuiamo a sostenere. Ossia i prigionieri di coscienza – ha dichiarato Matas – Più grande è la scala, maggiore è la necessità di un chiarimento, che non è disponibile. Non esiste nessun’altra fonte evidente».

Gutmann, alla domanda sulla probabile fonte degli organi di Tianjin, ha risposto con chiarezza: «Penso che la maggior parte di questi organi provengano dai praticanti del Falun Gong. C’è stata una grande popolazione residente di praticanti del Falun Gong, compresa tra mezzo milione a un milione di persone all’interno del sistema dei laogai [i campi di lavoro cinesi, ndt] in tutto questo periodo».

«Questa è l’unica fonte potenziale, a livello numerico, da cui possano attingere. Ci possono essere anche alcuni uiguri musulmani e tibetani, sebbene i tassi di scomparsa non siano così elevati in quelle comunità».
Le interviste di Gutmann a centinaia di profughi hanno evidenziato che un detenuto del Falun Gong su cinque, e talvolta due su cinque, è stato sottoposto a prelievi del sangue in carcere. I prigionieri rilasciati dai campi di lavoro hanno anche parlato di sparizioni delle persone sottoposte ai prelievi. Alcuni medici e infermieri in Cina, credendo che stessero parlando a un collega medico o a un parente di una persona che aveva urgente bisogno di un nuovo fegato, hanno ammesso che la fonte degli organi sono i prigionieri del Falun Gong. Questa testimonianza è stata raccolta nel 2006, da alcuni ricercati fuggiti all’estero, per mezzo di una serie di telefonate registrate segretamente.

Nel suo libro Gutmann descrive alcuni prelievi, su cui una detenuta stessa del Falun Gong non ha riflettuto molto. «Quello che ha descritto è stato terribile e inspiegabile; il medico, piuttosto che eseguire un normale esame fisico, agiva più come se stesse selezionando un cadavere fresco […] Mi ricordo di aver provato un brivido poco familiare quando, per un attimo, il mio prudente mantello di scetticismo è sparito».

PRELIEVI DEL SANGUE A TIANJIN 

Sono state riportate alcune segnalazioni, simili a quelle riguardanti le prigioni e i campi di lavoro in tutta la Cina, in base a cui i prigionieri di coscienza a Tianjin vengono selezionati per effettuare analisi del sangue e delle urine. Queste testimonianze si riferiscono al periodo in cui il Tianjin First Central era al picco delle sue operazioni.

Tali conti racconti vengono pubblicati da Minghui.org, un sito che fornisce informazioni di prima mano sul Falun Gong in Cina. Generalmente gli articoli su questo sito vengono scritti da praticanti del Falun Gong, o amici e familiari, e spesso documentano le esperienze della persecuzione. Minghui viene ampiamente utilizzato dagli accademici e dai ricercatori per i diritti umani che studiano la pratica o la repressione del Falun Gong, e viene considerato una fonte affidabile per la comprensione della comunità del Falun Gong in Cina.

Se su Minghui si cercano le espressioni in cinese equivalenti a ‘prelievo di sangue’, ‘esame fisico’ ed ‘esame del sangue’, escono 119.393 risultati. Se invece si cerca contemporaneamente anche la parola ‘Tianjin’, escono 69 voci (sebbene entrambi i risultati possano contenere dei duplicati). Un caso tipico è stato riportato in un articolo dal titolo ‘La persecuzione a cui ho assistito e che ho sperimentato nella prigione femminile di Tianjin’, pubblicato il 9 novembre 2007. L’articolo è anonimo (come molti presentati su Minghui, per ovvie ragioni di sicurezza) e il racconto è agghiacciante: «Il terzo squadrone nel carcere prendeva di mira nello specifico il Falun Gong […] Il capo squadriglia di ogni terzo Squadrone di tutte le sezioni del carcere chiamava le praticanti del Falun Gong una a una, e consegnava loro i test del sangue e delle urine. Non le chiamavano prigionieri criminali. Il capo squadriglia spiegava che era perché volevano prendersi cura dei prigionieri del Falun Gong». La prigione dista dall’ospedale poco più di trenta minuti. L’autrice, riflettendo sull’esperienza vissuta, aveva scritto: «Mi chiedo ancora dove siano finite quelle praticanti scomparse».

Altri casi di prelievi di sangue sono segnalati presso il Campo di Rieducazione attraverso il Lavoro di Qingbowa, che dista 25 minuti d’auto dal Tianjin First. Anche il Campo di Rieducazione attraverso il Lavoro di Shuangkou, secondo i resoconti di Minghui, è un altro posto in cui i praticanti del Falun Gong hanno riferito di essere stati sottoposti a prelievi di sangue durante la detenzione. Shuangkou dista anch’esso a circa 30 minuti di auto dal Tianjin First. Hua Lianyou, una praticante del Falun Gong, aveva fatto sapere che il suo sangue era stato prelevato nel giugno 2013 presso il Carcere Binhai, che si trova a circa 45 minuti dal famigerato ospedale. Xu Haitang, praticante del Falun Gong, ha a sua volta parlato di prelievi di sangue nel giugno 2006 presso il campo di lavoro femminile Banqiao, a circa 90 minuti d’auto dall’ospedale.

La Dafoh, ha condotto una propria analisi preliminare agli articoli apparsi su Minghui che parlavano di questi prelievi del sangue sospetti: «È stato notato, controllando i resoconti dei superstiti, che gli esami medici non costituivano avvenimenti unici. Mentre i casi singoli, considerati come eccezioni, potrebbero non essere significativi, questo dato rivela un gran numero di racconti di vittime che non sono casi isolati, e suggerisce un uso sistematico di vari esami medici imposti ai praticanti detenuti del Falun Gong».

Per saperne di più: Inchiesta. Un ospedale costruito per uccidere – Pt. II

 
Articoli correlati