Inchiesta. Un ospedale costruito per uccidere – Pt. II

Continua da Parte I

 

CONCLUSIONI

La comunità medica internazionale ha voluto astenersi dal concludere preventivamente che tutto quanto esposto rappresenta un crimine di massa contro l’Umanità. A ogni modo, ci si potrebbe aspettare almeno una richiesta di maggiore attenzione e nuove indagini, sulla provenienza degli organi e sul modo in cui sono perseguitati i prigionieri di coscienza: siamo senza dubbio di fronte a uno dei crimini di massa più sconvolgenti del XXI secolo.

In effetti, un certo numero di organizzazioni e personaggi di rilievo ha deciso chiaramente di vederlo come un problema serio, e che l’idea del prelievo d’organi di massa dal Falun Gong non debba essere semplicisticamente bollato come ‘complottismo’.
Nel 2008, il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura ha dichiarato che «il Partito di Stato dovrebbe immediatamente condurre o commissionare un’indagine indipendente in merito alle rivendicazioni secondo cui alcuni praticanti del Falun Gong sono stati […] utilizzati per i trapianti d’organi, e adottare misure, se il caso, al fine di garantire che i responsabili di tali abusi siano perseguiti e puniti».
Nel 2012 Arthur Caplan, capo di divisione di Etica Medica presso il Medical Center della New York University, ha firmato una petizione che richiede alla Casa Bianca di «indagare e condannare pubblicamente il prelievo d’organi dai fedeli del Falun Gong in Cina»; in un’intervista ha dichiarato: «Credo che non si possa stare tranquilli in merito alla questione dell’uccisione per gli organi. È troppo atroce. È semplicemente sbagliato, oltre ogni limite. Viola ogni idea di diritti umani».

Il recente film-documentario Human harvest, che affronta direttamente la questione del prelievo degli organi dai praticanti del Falun Gong, ha vinto il prestigioso premio Peabody Award nel 2014, l’equivalente del premio Pulitzer per gli audiovisivi. L’assegnazione di un Peabody richiede il sostegno unanime dei 17 membri del Consiglio, che nella loro sintesi hanno parlato del fenomeno come «un mostruoso sistema forzato di donazione d’organi, altamente redditizio».
Alcuni Paesi, tra cui Israele e Taiwan, hanno adottato una legislazione volta a prevenire che i propri cittadini vadano in Cina per sottporsi a trapianto; il divieto è arrivato dopo che sono state rese pubbliche le inchieste.

Tutto questo ha reso più irritante la reazione di alcuni dei principali protagonisti nella scena dei trapianti internazionali (tra l’altro, questo è il genere di persone la cui autorità conferirebbe sufficiente peso pubblico alle accuse da richiedere una più ampia censura internazionale e un’indagine). Hanno infatti trattato con indifferenza il problema dei crimini contro l’Umanità, assumendo un atteggiamento compiacente, come parte di un’offerta in stile Kissinger per aiutare il progetto della riforma dei trapianti in Cina.

Il dottor Francis Delmonico, ex presidente della Transplantation Society e in precedenza collegamento chiave internazionale con la Cina in materia di trapianti, ha scritto in un’e-mail: «Il mio unico commento è di incoraggiare la valutazione del Tianjin First Central Hospital a riportare dati verificabili». La parola ‘unico’ era stata scritta in grassetto.
Medici come Jeremy Chapman, ex presidente della Transplantation Society di Sydney, e il dottor Michael Millis, chirurgo del fegato presso la scuola di medicina dell’Università di Chicago, che ha lavorato a stretto contatto con i funzionari cinesi, hanno anche loro manifestato poco interesse nel porre domande difficili. Millis, quando è stato incalzato a proposito del possibile approvvigionamento forzato dai praticanti del Falun Gong, in un’intervista a Martina Keller (una giornalista della rivista tedesca Die Zeit) ha precisato: «non è la mia sfera d’influenza. Ci sono molte cose nel mondo che non riguardano la mia attenzione o il mio interesse».

Il dottor Philip O’Connell, attuale capo della Transplantation Society, e il dottor Jose Nuñez, attuale punto di contatto con la Cina in materia di trapianti d’organi per conto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, non hanno risposto alle e-mail.
I principi Guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul trapianto d’organi richiedono che l’intero processo del trapianto sia trasparente e verificabile; tuttavia i funzionari dell’Oms hanno fatto poco per preparare tali richieste pubbliche in Cina.

Kirk Allison, docente di etica presso l’Università del Minnesota, in risposta alla relativa scarsità d’attenzione da parte dei medici su questa questione, ha scritto un’e-mail dichiarando che «questo tipo di questioni sono importanti. In primo luogo, perché la verità è importante, la questione morale è importante, i diritti umani sono importanti; e la vita delle vittime, anche se si tratta di morti, è importante. Hanno un diritto morale su di noi».

Il dottor Lavee, un rispettato cardiochirurgo israeliano, ha scritto a sua volta: «Mi imbarazza che i miei colleghi in tutto il mondo non sentano, come me, il dovere morale di richiedere alla comunità internazionale dei trapianti che la Cina apra le sue porte a un controllo approfondito e indipendente al suo attuale sistema di trapianti».
Lavee ha infine aggiunto un commento personale: «Come figlio di un sopravvissuto all’Olocausto, sento il dovere di non ripetere l’errore terribile compiuto in occasione della visita del 1944 della Croce Rossa Internazionale nel lager nazista di Theresienstadt, che era stato segnalato come un piacevole campo ricreativo».

Parte I

Aggiornamenti del 13 febbraio: Le fonti dei dati ufficiali riguardanti il numero dei trapianti cumulativi di fegato sono state chiarite: la cifra di cinquemila, a partire dalla fine del 2010, proviene da un discorso di Shen Zhongyang apparso sul sito del Dipartimento del Fronte di Lavoro Unito (l’unità di guerra politica del Partito Comunista) e non dal profilo di Shen che compare sul sito ufficiale del governo municipale di Tianjin. Quest’ultima fonte fornisce la cifra di diecimila trapianti di fegato cumulativi a partire dal 2014.

Altre informazioni compaiono nel documento di 22 pagine del China Construction and Remodeling Database, che fornisce i dati d’occupazione dei posti letto riguardanti i trapianti di reni e fegato. Ulteriori dati sulla permanenza media per un destinatario d’organo provengono dai centri di trapianto cinesi, che hanno prodotto un intervallo differente di stime inerenti al numero totale di trapianti che sono stati potenzialmente eseguiti. Il foglio di calcolo nel link evidenzia un nesso con questo intervallo di numeri, e il grafico aggiunto (che mostra il numero dei potenziali trapianti cumulativi, ipotizzando un soggiorno della durata di un mese) si contrappone ai dati ufficiali.

Il paragrafo che parlava dei trapianti multipli di fegato di Shen Zhongyang per un singolo paziente è stato rimosso, poiché è stato riportato solo un caso in cui Shen l’aveva fatto; pertanto, tale numero non si può sommare al numero dei trapianti eseguiti.

È stato utilizzato un modo diverso nel ricercare le informazioni su Minghui (direttamente nella pagina di ricerca del sito piuttosto che tramite Google): sono state digitate altre espressioni e non solo ‘prelievo del sangue’. In tal modo la stima è stata inferiore, ma più precisa in merito al numero di esami fisici o del sangue che hanno avuto luogo nei campi di lavoro vicino a Tianjin.

 
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