Politica dei due figli, continua il controllo coercitivo della popolazione cinese

WASHINGTON— In Cina, sotto la nuova politica dei due figli, con ogni probabilità le madri cinesi e le loro famiglie continueranno a soffrire il dolore e il tormento di aborti forzati, sterilizzazioni forzate e rovinose sanzioni finanziarie, proprio com’è stato con la politica del figlio unico, durata per 35 anni. Questa è la direzione delle testimonianze rese il 3 dicembre all’udienza della Commissione Esecutiva del Congresso sulla Cina (CECC).

Il presidente della commissione, Chris Smith, ammette che la nuova politica potrebbe permettere più nascite, ma di fatto non cambia nulla per «i funzionari locali, che continueranno a fare pressione o persino a costringere le madri ad abortire qualora la nascita non sia stata approvata dallo Stato oppure si tratti del terzo figlio della coppia. Le famiglie cinesi non sono ancora libere di decidere le dimensioni delle proprie famiglie».

Reggie Littlejohn, presidente di Diritti delle donne senza frontiere (Women’s rights without frontiers, Wrwf), sostiene che le restrizioni sulla pianificazione familiare rimarranno in vigore. Le donne dovranno ancora ottenere un permesso, per poter avere sia il primo che il secondo figlio, altrimenti saranno soggette all’aborto forzato.

«Per una donna non sposata sarà ancora illegale avere un figlio. Indipendentemente dal numero di figli consentiti, le donne che resteranno incinte senza permesso, saranno ancora trascinate fuori dalle loro case, legate ai tavoli operatori e costrette con la forza a perdere i loro figli», denuncia la Littlejohn.

Il senatore Marco Rubio, co-presidente del CECC, non ha assistito all’udienza ma ha rilasciato una dichiarazione per il verbale. Come padre di quattro figli, ha analizzato tutta la drammaticità della nuova politica che non pone fine al trauma imposto dalla vecchia legge alle famiglie cinesi: «Le donne saranno ancora in lutto per il figlio di cui sono state private, i genitori saranno ancora alla deriva dopo aver perso l’unico figlio che il governo aveva permesso loro di avere e le famiglie saranno troppo vecchie per approfittare di questo cambiamento di politica. Purtroppo questo tipo di storie continueranno sotto la nuova politica».

UNA NUOVA POLITICA NON ADOTTATA

L’udienza ha chiarito un altro equivoco, altrettanto importante. L’agenzia di stampa ufficiale cinese, Xinhua, il 29 ottobre ha riferito che ogni coppia potrà avere due figli. Tuttavia, le successive dichiarazioni di Xinhua nei primi di novembre hanno mostrato come la politica dei due figli non sia ancora valida e al momento sia soltanto una «proposta» che dovrebbe essere approvata dalla legislatura di Pechino il prossimo anno, spiega il dottor Nicholas Eberstadt, demografo dell’American Enterprise Institute for Public Policy Research.

La politica dei due figli non è una realtà per Sarah Huang, madre cinese e attivista, che assieme al marito si è andata a nascondere quando si è resa conto che la nuova politica non sarebbe stata applicata a loro per dei motivi sconosciuti. Per proteggere la sua identità, la Huang ha parlato da una postazione al di fuori della sala udienze, in modo che potesse essere soltanto ascoltata e non vista direttamente.

Lei e suo marito hanno voluto un secondo figlio per tanti anni. Pensando che la politica del figlio unico fosse stata rescissa, i due hanno immaginato che i problemi si fossero risolti e si sono rincuorati anche per tutte le altre famiglie desiderose di un secondo figlio. Tuttavia, la Huang racconta come lo Stato cinese le abbia detto che «un aborto sarebbe stato necessario e obbligatorio». Suo marito, dipendente statale, «è stato minacciato e gli è stata data una scadenza per dimostrare che l’aborto fosse stato portato a termine».

Assieme al marito, la Huang ha dovuto lavorare duramente per impedire ai funzionari statali di forzarla ad abortire: «Per via di questa realtà, ho dovuto rischiare di scappare in America per proteggere il bimbo nel mio grembo». Si dice «orgogliosa di essere cinese», ma si sente anche obbligata a «parlare della realtà di quello che sta accadendo in Cina».

Dopo che il bambino sarà nato, presumibilmente negli Stati Uniti, la famiglia tornerà in Cina e pagherà probabilmente una multa di «circa 32mila euro», un sacco di soldi per la maggior parte dei cinesi. (Secondo uno studio del 2013 dell’Università di Pechino, il reddito familiare medio nelle aree urbane è di 2300 euro).

Per Steven W. Mosher, presidente del Population Research Institute, se la nuova politica verrà emanata, non sarà certamente per la compassione nei confronti del popolo cinese. E non sarà neanche per gli oltre 400 milioni di aborti, o per le centinaia di milioni di giovani madri costrette ad abortire e ad essere sterilizzate nel corso degli ultimi 35 anni, o per le decine di milioni di bambine rifiutate dallo Stato.

«Quello che li tiene svegli la notte è la realizzazione nascente che la loro errata politica sta paralizzando la futura crescita economica della Cina. Per almeno due anni, la forza lavoro della Cina è diminuita. L’anno scorso, la forza lavoro potenziale è scesa di 3,71 milioni. […] Allo stesso tempo, la popolazione sopra ai sessant’anni sta aumentando».

LA MENTALITA’ DELLA ‘NASCITA PIANIFICATA’

La politica del figlio unico, che coinvolge un sistema di polizia per la pianificazione familiare e il controllo delle nascite da parte del Governo mediante delle misure coercitive di aborto forzato, sterilizzazione forzata e contraccezione, non è semplicemente apparsa all’improvviso nel 1980. Secondo gli scritti di Mosher e alcune testimonianze orali, il Partito comunista cinese, sotto Mao Zedong, ha sviluppato il programma della «nascita pianificata» (‘Jihua Shengyu’ in cinese), diventato operativo nel 1953 e che, a eccezione di sconvolgimenti politici come la Grande Rivoluzione Culturale, è rimasto in vigore fino a oggi.

La natura coercitiva della politica della nascita pianificata è stata rafforzata nei primi anni ’70, prima dell’inizio della politica del figlio unico. Da un lato, Mao pensava che se le famiglie avessero potuto determinare le proprie dimensioni familiari si sarebbe trattato di «anarchia», dall’altro sosteneva che la pianificazione familiare guidata dallo Stato fosse superiore ai vecchi costumi e concetti tradizionali.

La propaganda del Partito esigeva dei matrimoni posticipati e che tutte le donne che avevano fatto nascere due bambini portassero lo IUD (un dispositivo intrauterino, ndr). La campagna è stata formulata nei termini di lotta di classe; chi vi si opponeva era un «nemico di classe». La propaganda del Partito aveva dato l’impressione che la politica della nascita pianificata fosse popolare e richiesta dalla gente.

Mosher ha scritto che durante la sua prima ricerca sul campo in una zona rurale della provincia del Guandong negli anni ’70, prima che ci fosse la politica del figlio unico, «in tutte le donne in età fertile, che avevano tre o più figli, si inseriva uno IUD o veniva fatta una legatura delle tube [un metodo contraccettivo chirurgico, ndr]». Diverse donne furono sterilizzate sotto costrizione. Mosher ha concluso che «i quadri locali avevano seguito i loro ordini alla lettera».

Il comunicato del 29 ottobre che ha annunciato la nuova politica dei due figli è stato scritto con i tipici slogan del Pcc: «Attuate completamente la politica di due figli per coppia o iniziate ad affrontare attivamente l’invecchiamento della popolazione».

Nonostante la propaganda, è evidente che le politiche coercitive sono altamente impopolari tra i cittadini cinesi. Jennifer Li, che non è cinese, si è trasferita in Cina assieme al marito sette anni fa. «Per quanto riguarda la domanda, “volete più di un bambino?”, l’ho chiesto a centinaia di persone, vecchi e giovani, durante il mio tempo in Cina, e ogni singola volta la risposta era “sì, vorrei poterne avere quanti ne voglio. Ma non posso”».

Jennifer Li è co-fondatrice di China Life Alliance, una associazione religiosa che collega individui, chiese e ministeri, e salva le vite di coloro che sono minacciati da aborto, infanticidio, abbandono e commercio illecito, secondo il suo sito web.

LA STERILIZZAZIONE FORZATA CONTINUA

Negli ultimi anni la Littlejohn ha ricevuto diversi commenti dai villaggi con cui l’organizzazione WRWF si tiene in contatto. La nuova politica dei due figli non viene vista come un grande miglioramento perché la minaccia di sterilizzazione non è stata eliminata. Se una donna ha un bambino come primo figlio, rischia di non averne un secondo, perché se lo facesse, verrebbe sterilizzata forzatamente. Queste sterilizzazioni sono rovinose per le condizioni generali di salute.

«Non hanno mai recuperato la loro forza», spiega la Littlejohn, riferendosi all’esempio di un villaggio in cui le donne sterilizzate non potevano più pompare l’acqua dal pozzo.

D’altra parte, nell’ambito della nuova politica, se una madre dà alla luce una bambina per la prima volta, vorrà nascondere la seconda gravidanza, perché dopo la nascita verrà automaticamente sterilizzata. Sotto la politica dei due figli le donne abortiranno la seconda figlia perché altrimenti la coppia non sarà più in grado di provare ad avere un figlio maschio per via della sterilizzazione obbligatoria. In alternativa, la coppia può avere una seconda figlia e tenerla nascosta senza registrarla, in modo da evitare la sterilizzazione e mantenere al tempo stesso la possibilità di un figlio maschio.

Jennifer Li ha voluto descrivere la vita di una figlia di una madre single: è molto probabile che la bambina verrà rifiutata («hukou»), il che significa che verrà trattata come una non-cittadina e «non potrà né andare a scuola, né essere curata in ospedale, né tantomeno viaggiare». Soltanto le coppie sposate possono avere dei figli in Cina. Per cui non le verrà rilasciato un certificato di nascita per la figlia. In mancanza di una carta d’identità, le verrà negato anche un impiego, il matrimonio, le prestazioni sociali dello Stato e potrà anche essere vittima dello sfruttamento.

Il censimento del regime nel 2010 ha scoperto un numero sorprendente di 13 milioni di persone senza documenti in Cina, ha scritto Stephanie Gordon del The Diplomat. I genitori sono stati invitati a farsi avanti e gli è stato promesso che le informazioni non verranno divulgate alla polizia locale o al dipartimento di pianificazione familiare. Eppure, il numero è una stima minima e senza dubbio non è il reale conteggio.

Articolo in inglese: ‘China’s Two-Child Policy: Coercive Population Control Continues’

 
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