Perché la musica cinese è ‘meditativa’ e il pianoforte è ‘stonato’

Il pianoforte è stonato. Non si sente, ma molti degli strumenti usati oggi in Occidente sono ‘stonati’. Questo è uno dei motivi per cui quando ascoltiamo musica cinese o di altri popoli orientali o esotici, ci sembra così pura, pulita e ‘meditativa’.

Per comprendere meglio la questione, bisogna prima introdurre alcuni concetti riguardanti il suono. Uno dei modi più semplici di produrre un bel suono, è prendere una corda, fissarla a due estremità e poi pizzicarla. Proprio come la corda stessa, la frequenza sonora prodotta sarà caratterizzata da un certo numero di ‘creste’, e in base al numero di creste si avrà un suono diverso.
Se si suonano contemporaneamente due corde, con diverse note, si ottiene un cosiddetto ‘intervallo’. Gli intervalli hanno diversi nomi. Suonando un Do e un Sol, ad esempio, si ha un ‘intervallo di quinta giusta’, perché nella scala di Do, il Sol occupa la quinta posizione. Tra Do e Re, invece, si ottiene una seconda.

Ogni suono ha una frequenza, e ogni intervallo è espresso da un preciso rapporto di frequenze. Il rapporto tra le frequenze di Do e Sol (così come per ogni altra ‘quinta giusta’) è di 3/2. Ogni intervallo ha il suo rapporto corrispondente, e questo rapporto è deciso niente meno che dalla Natura; esiste a priori. Poi è nato l’uomo.
Inizialmente l’uomo copiava, a orecchio, la natura, e accordava i propri strumenti perché potessero esprimere accuratamente questi rapporti di frequenze (o intervalli), facendo particolare attenzione agli intervalli di quinta e quarta, perché sono i più gradevoli all’orecchio.

Oggi, prendendo un qualsiasi brano musicale, è possibile cambiarne la tonalità senza che si percepiscano particolari differenze. Per esempio, dato che la distanza tra Do e Re è la stessa che c’è tra Re e Mi (intervallo di seconda), suonare la prima o la seconda coppia di note ha un effetto sostanzialmente simile. Si può fare la stessa cosa con un intero brano (sostituendo ogni Do con un Re, ogni Re con un Mi e così via) ed è molto comodo, specialmente perché a volte i cantanti non sono in grado di cantare in una certa tonalità e hanno bisogno che il brano venga reso più acuto o più grave. Tutto questo è semplice, e possibile, solo perché utilizziamo il cosiddetto ‘Temperamento Equabile’.

La scala ‘naturale’ che si usava nell’antichità, quella cioè basata sulla perfezione degli intervalli che suonano bene (consonanti), ha un ‘difetto’: non si può cambiare tonalità al brano senza renderlo sensibilmente diverso. E il motivo è presto detto: il rapporto di frequenze tra una nota e la sua omonima corrispondente più acuta (per esempio tra un Mi e il Mi successivo) è di due: il secondo Mi ha il doppio della frequenza del primo.
Allora, se le note sono 12 (le sette canoniche più i cinque tasti neri del pianoforte, strumento cardine della musica occidentale) e per ogni 12 note la frequenza raddoppia, c’è un modo per far sì che la distanza tra una nota e l’altra sia sempre uguale? Cioè, c’è un modo per dividere i rapporti fra le note in 12 parti uguali? Sì, ed è fare in modo che il rapporto tra una nota e la successiva sia espresso dalla radice dodicesima di 2.

Quindi se la distanza tra Do e Do# è radice dodicesima di due, la distanza tra Do e Re è radice dodicesima di 2 al quadrato e così via, fino a che si arriva alla distanza tra Do e l’altro Do, che dà semplicemente ‘2’, il doppio di cui sopra.
Lo ‘stratagemma’ funziona, tanto che vi si basa tutta la musica occidentale soprattutto dal ‘900 in poi; mentre già nel diciottesimo secolo, Johann Sebastian Bach con il suo Clavicembalo ben temperato aveva esplorato le potenzialità di un altro sistema di ‘temperamento’ (cioè di ‘aggiustamento’ delle frequenze per ottenere maggiore regolarità degli intervalli). Ma la Natura ha sempre preferito fare in altro modo. Ed è forse per questo che, nonostante sia gli antichi greci che gli antichi cinesi avessero anche loro a suo tempo scoperto questa ‘formula magica’ della radice dodicesima di due, non avevano voluto usarla. Perché questo metodo ha un problema: sebbene il rapporto tra le ottave sia perfetto e i rapporti tra le note siano sempre costanti, essi però non sono giusti. Non sono, cioè, come in natura.

In natura, infatti, la distanza tra Do e Re non è radice dodicesima di 2 al quadrato (1,1224) ma 9/8 (1,125); la quinta non è radice dodicesima di 2 alla settima (1,498) ma 3/2 (1,5) e così via. Si noterà che l’errore è veramente minimo e questo ha fatto la fortuna del sistema utilizzato oggi: al prezzo di una lievissima stonatura (comunque udibile, però) si è ottenuto qualcosa che sta veramente a cuore agli occidentali: la coerenza. Gli intervalli saranno sempre leggermente sbagliati, ma saranno sempre ugualmente sbagliati.

Questa impostazione ha i suoi pro e contro. Come già detto, possiamo cambiare tonalità quando vogliamo; un altro vantaggio è che possiamo utilizzare uno strumento così esteso come il pianoforte in modo efficace: se si accordasse il pianoforte secondo il metodo ‘naturale’, allontanandosi dal centro, le ottave diventerebbero sempre meno precise; un altro vantaggio è che un suono leggermente ‘sporco’ secondo alcuni risulta più interessante, ricco e complesso.

I contro: in Occidente ci perdiamo alcune cose interessanti che esistono in natura. Per esempio il fatto che a ogni tonalità si aprano mondi ben diversi, o il fatto che esistano intervalli diversi che ora non abbiamo più, come la seconda minore e la seconda maggiore, o alcune frazioni di semitono, che si creano nella ‘scala naturale’. Ci perdiamo, inoltre, la purezza di quel suono che imita esattamente quello che la Natura ci ha voluto dare. A un livello filosofico-spirituale la questione è piuttosto interessante: cosa determina questo nostro allontanarci dalla natura? Avevano ragione i nostri antenati a diffidare del temperamento equabile?

Vista da un’altra ottica, però, come mai la radice dodicesima di 2 ci porta a dei rapporti numericamente così vicini a quelli reali della natura? Se avessimo deciso di avere 11 note anziché 12, o un altro qualsiasi numero di note, i rapporti che ne sarebbero risultati sarebbero stati ancora più sfasati. Cos’ha di speciale questo 12? E se fosse un modo alternativo di seguire la natura? Forse il temperamento equabile è solo il figlio mancino di Madre Natura.

 
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