L’obbligo di trattamento sanitario per i malati mentali, giusto o sbagliato?

Nell’ultimo recente congresso l’Associazione Radicale Diritti alla follia ha eletto come presidente Alessandro Negroni: quello che segue è un breve colloquio con il nuovo presidente dell’Associazione.

 

Di cosa si occupa l’Associazione radicale Diritti alla follia?

L’Associazione ha come finalità generale quella di promuovere la tutela dei diritti e degli spazi di autodeterminazione dei ‘soggetti fragili’, con particolare riferimento alle persone etichettate come “malate mentale” e sottoposte a tso per malattia mentale. L’Associazione, peraltro animata da esponenti dell’area radicale come l’avvocato Michele Capano, si inserisce e si riconosce nella tradizione radicale, una tradizione per la quale la libertà individuale è un valore fondamentale da difendere contro le ingerenze dei poteri pubblici, anche e soprattutto quando tali ingerenze pretendano di giustificarsi con il ‘bene’ di chi le subisce.  

Quali sono in breve le principali attività dell’Associazione?

Tra i principali obbiettivi dell’Associazione vi è quello di una riforma dell’istituto del tso per malattia mentale in grado sia di garantire la massima tutela dei diritti dei cittadini che vi siano sottoposti, sia di limitare drasticamente il ricorso a tale grave forma di privazione della libertà. Si può poi almeno ricordare, tra le diverse attività che vanno dall’organizzazione di convegni al monitoraggio e alla denuncia di situazioni di abuso, la nostra recente campagna “Amministrazione di sostegno: se la tutela diventa ragnatela” lanciata per evidenziare come spesso l’amministratore di sostegno finisca per diventare uno strumento di privazione della libertà dei cosiddetti ‘beneficiari’.

Per chi non lo sapesse, può spiegare cos’è il ‘tso per malattia mentale’?

Si tratta di uno strumento attraverso il quale la psichiatria mediante il ricorso alla violenza, perché di questo si tratta, impone i propri trattamenti a persone etichettate come ‘malate mentali’. Il tso per malattia mentale è un trattamento sanitario obbligatorio, e precisamente coercitivo, disposto dal sindaco su proposta di un medico, in genere uno psichiatra (proposta convalidata da un altro medico), che non solo determina una grave violazione della libertà di chi vi è sottoposto, ma che in alcuni casi ha anche condotto alla morte del cittadino destinatario del provvedimento di tso. La legge 180 del 1978 (poi recepita con lievi modifiche nella legge 833 del 1978) prevede che il tso sia disposto in presenza di “alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici”, ma nella realtà il tso appare essere utilizzato come strumento per vincere il rifiuto del cittadino di sottoporsi ai trattamenti psichiatrici proposti o anche come strumento improprio di controllo sociale.

Perché ritiene sia importante occuparsi di tso per malattia mentale?

Per due principali ragioni. In primo luogo perché il tso per malattia mentale per come è utilizzato oggi appare violare i principi fondamentali di uno Stato liberale di diritto: se un cittadino non ha commesso reati (previsti come tali dalle leggi), la sua libertà deve essere rispettata, ivi compresa la libertà di essere se stessi, con i propri convincimenti personali e la propria ‘follia’. Non è concepibile dispiegare le forze di polizia (in genere la polizia locale) per catturare un cittadino che non ha commesso reati. In secondo luogo perché la medicina (non parlo solo della psichiatria) è cosa buona e socialmente assai positiva quando “cura” nella libertà e nel rispetto della persona umana, non quando ‘obbliga’ con la violenza: difendere la libertà del cittadino etichettato come “malato mentale” significa difendere la libertà di tutti e contrastare una concezione della medicina come strumento di controllo sociale che ‘in nome della salute’ finisce per dissolvere la libertà.

Come presidente dell’Associazione, ha degli specifici programmi?

Intanto si tratta di continuare l’attività dell’Associazione sul solco di quanto hanno fatto e stanno facendo Michele Capano, che è anche il tesoriere, Cristina Paderi, responsabile della comunicazione e della nostra segreteria, e anche i nostri soci (chi volesse iscriversi può visitare il nostro sito www.dirittiallafollia.it).  Personalmente ritengo importante “fare rete”, come già invero è stato fatto, con le altre associazioni, come per esempio il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) di Alberto Brugnettini e le associazioni che fanno riferimento a Giuseppe Bucalo. Oltre a ciò mi appare fondamentale portare i nostri temi all’attenzione del parlamento per cercare di rimettere al centro del dibattito politico la tutela dei ‘soggetti fragili’, perché è proprio nel momento in cui una persona è fragile che ha maggiormente bisogno dei propri diritti e delle proprie libertà. 

 
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