Lecco d’Egitto: l’enigma delle Piramidi di Montevecchia

Un mistero aleggia sopra le Piramidi di Montevecchia. In un’epoca ancora non determinata, queste colline situate dentro la Valle del Curone, in provincia di Lecco, sarebbero state ‘modellate’ dall’uomo e successivamente utilizzate come siti astronomici e sacrali.

Il fatto interessante è che sotto alcuni aspetti queste piramidi italiane sono simili a quelle di Giza: se non per dimensioni, per disposizione e orientamento astronomico. Le tre piramidi di Montevecchia sono infatti disposte in modo simile all’allineamento delle piramidi di Giza alla Cintura di Orione.

 

La ricerca sulle piramidi di Lecco è stata svolta dall’architetto Vincenzo di Gregorio, che attraverso l’utilizzo di metodologie non invasive, ha scoperto che le piramidi lombarde sono orientate perfettamente a Est, con un’inclinazione di circa 44 gradi. Seppur ricoperte di vegetazione, con la più grande delle tre quasi irriconoscibile per via dell’alta densità di alberi e della mole (è più alta della Piramide di Cheope), hanno effettivamente alcune caratteristiche che ne dimostrano la realizzazione artificiale.

Quella al centro, la cosiddetta Belvedere Cereda, è stata al centro degli studi di Vincenzo di Gregorio perchè ritenuta – secondo il ricercatore – un sito astronomico utilizzato dai Celti ancor prima dell’arrivo dei Romani (500 a.C.). La Belvedere Cereda sarebbe stata scelta dai Celti pioché il lato principale della piramide era già orientato a Est, ed era quindi ottimale per i loro studi.  Al fine di utilizzare la collina come luogo di ricerche astronomiche, sulla cima della piramide è stata anche costruita una piana rettangolare su cui poi venne eretta una struttura con blocchi di granito.

Per confermare la sua ipotesi, Di Gregorio ha chiamato il professor Adriano Gaspani, archeo-astronomo e astrofisico di fama internazionale. A seguito delle indagini condotte (che sono riportate sul Blog dello stesso Vincenzo di Gregorio), l’errore di misurazione risultante dalle indagini era di 4 cm rispetto a una distanza di 5 km, utilizzata come fonte di riferimento. Anche l’errore di elaborazione dei dati rispetto alla georeferenziazione delle tre piramidi è stato ritenuto incoraggiante: dopo 2400 rilevazioni di posizione, l’errore medio sulla misura delle distanze tra gli strumenti del professore e i satelliti è stato di soli 3,3 metri.

Queste misurazioni hanno portato i due ricercatori a una sola conclusione: le Piramidi di Montevecchia sono di origine artificiale. E non solo: probabilmente sono state utilizzate dai Celti come santuari e siti astronomici, al fine di determinare i cicli lunari, delle stagioni e le eclissi.

Oltretutto queste informazioni erano essenziali anche per le attività agricole di queste popolazioni antiche. Se contiamo che gli studi archeologici datano la presenza celtica nel Nord Italia attorno al VII secolo a.C. e il fatto che le prime forme di agricoltura siano comparse circa 11 mila anni fa, ciò significa che queste piramidi potrebbero essere antiche dai 3 ai 10 mila anni.

Il mistero non riguarda soltanto la datazione archeologica di queste piramidi, ma anche il loro collegamento con diverse altre simili sparse nel mondo. Dall’Egitto all’Africa, dal Sud America all’Oriente, la figura della piramide sembra essere parte fondamentale della Storia dell’umanità. Forse è soltanto una scelta architettonica dettata da esigenze di ‘funzionalità’, o forse queste piramidi avevano qualche altra funzione che a oggi non è ancora stata scoperta.

 
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