Le terribili ombre di Huawei, in Cina e all’estero

Di Alessandro Starnoni

WASHINGTON  ̶  Se l’Occidente ha preso coscienza solo da poco, della potenziale minaccia di Huawei alla sicurezza, alcuni esperti cinesi sanno da lungo tempo che la compagnia di telecomunicazioni è parte dell’apparato del Partito Comunista Cinese.

Huawei condivide appieno la linea del Partito Comunista su moltissime questioni, compresa quella più cruciale per il regime (e al contempo meno nota): la persecuzione del Falun Gong, una pacifica pratica spirituale tradizionale, basata sulla meditazione e sui principi di verità, benevolenza e tolleranza, che si è rapidamente diffusa in Cina dal 1992 per poi divenire vittima tenace di una violenta persecuzione ancora in corso.

Per collaborare a questa persecuzione, Huawei ha sviluppato infatti alcuni strumenti che dovrebbero essere motivo di preoccupazione per le persone in tutto il mondo, e non solo per i praticanti del Falun Gong in Cina.

La persecuzione

Nel luglio del 1999, l’allora capo del Partito Jiang Zemin, spinto dalla paura e dall’invidia nel vedere un gran numero di cinesi attratti maggiormente dai valori morali tradizionali, espressi dal Falun Gong, piuttosto che dall’ideologia atea del Partito comunista, ha lanciato una brutale campagna persecutoria con l’obiettivo di sradicare a tutti i costi questa pratica tradizionale cinese.

Epoch Times ha interpellato una persona direttamente informata sui fatti e residente a New York, che ha richiesto di non rivelare il suo nome completo, per timore di ritorsioni nei confronti della sua famiglia in Cina; questa persona, da ora in poi chiamata ‘Mindy’, si è trasferita dalla Cina negli Stati Uniti nel 2009.

Mindy ha riferito che nel 1999, proprio quando è iniziata la persecuzione nei confronti di questa disciplina spirituale in Cina, Huawei ha adottato la politica discriminatoria di non assumere i praticanti del Falun Gong.
In quell’anno Mindy era una studentessa all’Università di Zhejiang, e proprio lì ha conosciuto un giovane che praticava il Falun Gong e che stava studiando ingegneria informatica; questo amico, prima di laurearsi, era già stato assunto per uno stage da Huawei, che in quel periodo stava assumendo moltissime persone.

(GREG BAKER/AFP/Getty Images)

Tuttavia, proprio mentre stava per firmare il contratto, ha scoperto che in esso vi era una strana clausola dove si affermava che tutti i dipendenti di Huawei dovevano garantire che non fossero praticanti del Falun Gong.

L’amico di Mindy quindi «non ha voluto firmare un contratto del genere». «Di conseguenza – spiega la fonte – non ha potuto essere assunto da Huawei. Ma non c’era solo questa clausola nel contratto: Huawei chiedeva espressamente alle persone che stava per assumere se erano dei praticanti del Falun Gong».

Mindy è stata anche sposata per quasi due anni con un ingegnere informatico che ha lavorato per Huawei, e che era anche un membro del Partito. E anche in quel caso, il contratto di assunzione posseduto dall’uomo conteneva quella regola che escludeva i praticanti del Falun Gong dalle assunzioni.

Il 2 agosto del 2007 anche il sito Minghui, un portale dove i praticanti di questa disciplina informano il pubblico generale dei fatti sulla persecuzione, ha riportato un caso che ha coinvolto una giovane di nome Wu Xia. Wu, allora 27enne, praticava il Falun Gong ed era una dipendente di Huawei; era stata inviata nella Fabbrica n.1 della Taijinbao Company (un fornitore di Huawei nella città di Suzhou) per occuparsi del controllo qualità, assieme a una sua collega di nome Peng Weifeng. Quando Peng è venuta a sapere che Wu praticava il Falun Gong, ha riferito la notizia alla sua manager.
Il 1° giugno del 2007, due manager taiwanesi della Taijinbao Company hanno portato Wu alla stazione di polizia. Il giorno successivo, la ragazza è stata trasferita al centro di detenzione nel distretto di Wujiang, a Suzhou.

In un altro resoconto di Minghui del 26 febbraio 2008 si legge che la giovane è stata condannata a tre anni di carcere (da dicembre 2007) nella prigione femminile di Nantong, nella provincia di Jiangsu, dove ha subito danni fisici e mentali. Da quel momento non si hanno più notizie di lei.

Censura e spionaggio

Nella persecuzione del Falun Gong, Huawei non si è limitata solo a controllare la provenienza dei propri dipendenti; ha infatti contribuito a sviluppare gli strumenti utilizzati dal regime cinese per monitorare e rintracciare i cittadini cinesi, e per censurare e selezionare le informazioni alle quali possono accedere, dando così il via libera agli atti di persecuzione. E si teme che questi strumenti possano essere utilizzati in qualche modo anche all’estero.

Quest’anno è stato diffuso su internet un documento interno di proprietà di Huawei, risalente al 2015 e composto di 172 pagine. Il documento è intitolato Guida operativa al Vcm (video content management), ed è stato usato per addestrare la polizia di internet del regime cinese su come monitorare, analizzare ed elaborare i contenuti video in tempo reale. Il compito della polizia era di inviare segnalazione ogniqualvolta notasse qualcosa di «sospetto».

Un veicolo cinese della squadra SWAT parcheggiato a Piazza Tiananmen Square a Pechino, il 14 marzo 2012. (GOH CHAI HIN/AFP/GettyImages)

Secondo l’opinionista cinese Chen Simin, questo documento trapelato dimostra il profondo coinvolgimento di Huawei nei programmi di sorveglianza del Pcc rispettivamente noti come ‘Golden Shield Project’, usato per bloccare l’accesso all’informazione, e ‘Skynet System’, utilizzato per la sorveglianza dell’intera società.

Bloccando le informazioni, il regime cinese impedisce al popolo cinese di venire a conoscenza delle enormi violazioni dei diritti umani nei confronti del Falun Gong, così come di altri gruppi minoritari, e impedisce l’accesso ai siti web legati alla disciplina spirituale.

Gli strumenti di sorveglianza che Huawei ha contribuito a sviluppare, invece, vengono utilizzati per molti scopi, ma quello prediletto dal regime è proprio il monitoraggio dei praticanti del Falun Gong.

Chen ha raccontato infatti che le richieste iniziali per il Golden Shield Project provenivano dall’Ufficio di pubblica sicurezza e dall’Ufficio 610, e quest’ultimo è a tutti gli effetti la commissione esecutiva del Partito Comunista appositamente incaricata di portare avanti la persecuzione del Falun Gong: una vera e propria ‘Gestapo’ in versione cinese.

Il sistema di credito sociale diventa internazionale

Lo Skynet System può identificare un individuo attraverso la tecnologia di riconoscimento facciale, e immagazzinare le informazioni della persona in un database di Stato. Questo database è strutturato in modo tale da attribuire a ogni persona un ‘punteggio sociale’, che in realtà indica il grado di ‘ubbidienza’ dell’individuo alle priorità del regime.

Questo tipo di competenza sviluppata da Huawei potrebbe essere utilizzata per raccogliere dati anche al di fuori della Cina attraverso i device e le reti di Huawei.
Yu Chao, un ingegnere statunitense, ritiene che la comunità internazionale debba prendere con la massima serietà quest’ultima possibilità, dal momento che le informazioni ‘rubate’ potrebbero essere usate per compilare una sorta di punteggio sociale anche per le persone non cinesi.

«Il quadro più preoccupante è che, anche se il Pcc non utilizzasse il punteggio di credito sociale con gli americani per impedire loro di acquistare dei biglietti aerei, possano comunque acquisire una conoscenza molto approfondita: praticamente tutto ciò che di una persona si trova nel loro database, e usarla quando necessario. E questo è davvero molto, molto terrificante».

Articolo in inglese: Tools Huawei Developed to Persecute Falun Gong Now Repress All of China

 
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