La Nuova Via della Seta cinese è un grande segno di debolezza del regime

Dopo la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti hanno speso miliardi di dollari per affrontare l’allora Unione Sovietica. Eppure, a fine Guerra Fredda, hanno scoperto di averne sovrastimato il potere: la forza dell’economia Russia, appena uscita del regime comunista, si è rivelata circa metà di quello che la Cia e le altre agenzie credevano che fosse.

La domanda ora è: «Potrebbe essere vero lo stesso per la Cina?»
In base ad alcuni dati, si può con pochi margini di dubbio affermare di sì.

Il problema del metodo di misurazione

Nessuno dispone di dati finanziari accurati sulla produzione economica della Cina, men che meno il Partito Comunista Cinese (Pcc).

Se si prendono per vere le affermazioni del Pcc, la sua economia sarebbe allo stesso livello degli Stati Uniti, che è quello che il Partito vuole e ha bisogno che i propri cittadini credano. Ma il Pcc ha tutti i motivi per mentire: in definitiva, la sua legittimazione di stare al potere è direttamente collegata alla (promessa) prosperità economica. E lo sfaldarsi di questa prosperità illusoria spiegherebbe l’oppressivo sistema di vigilanza del ‘credito sociale’ e il sempre più sofisticato e brutale apparato di sorveglianza poliziesca.

Le stime occidentali sono pure ipotesi: ad esempio, se si considerano le statistiche sulla produzione del cemento e sulla costruzione di immobili, sembrerebbe che l’economia cinese debba essere sicuramente la più grande del mondo; tuttavia, la Cina produce cemento più di tutti gli altri produttori globali mesi insieme, che poi usa per costruire città in cui non vive nessuno, e per altri progetti di nessuna utilità pratica. In altre parole, la Cina fa abitualmente risultare nella propria produttività economica attività inutili quali progetti di costruzione non necessari, sovrapproduzione di beni e rifinanziamento di prestiti inesigibili.

Crescente dipendenza dalle risorse straniere

Senza il consueto meccanismo del mercato, in cui sono i prezzi che determinano il valore dei prodotti o dei servizi, in un’economia di comando come quella del regime del Pcc, il valore dei beni diviene arbitrario. In questa economia, basata sul favoritismo politico anziché sul mercato, le forze in gioco diventano distorte, inefficienti e alla fine insostenibili.

La Cina ora sta affrontando una forte dipendenza dalle risorse naturali e dal cibo straniero, a causa della sua economia di mercato in contrazione, così come a causa di un enorme rapporto debito/Pil e di crescenti problemi di approvvigionamento alimentare, generati dalla perdita di terreno arabile per via dell’epidemia di peste suina africana e del verme killer (denominato armyworm, nome scientifico lafigma) che infesta i raccolti.

L’enigmatico Belt and Road

Questo è il motivo per cui il progetto Belt and Road, che è uno dei piani di sviluppo economico internazionale più ampi della storia, resta alquanto enigmatico. Dovrebbe indicare il potere economico crescente della Cina, ma potrebbe invece indicare l’esatto opposto. L’economia cinese sembrerebbe mostrare un ricco Paese capitalista, sotto una potente trasformazione che ha raggiunto alte vette per li ceto medio e una forte tecnologia, ma guardando più da vicino si notano delle forti e critiche contraddizioni.

Per scoprirle basta chiedersi per esempio dove sia il capitale, in questa cosiddetta società«capitalista». E dove sta crescendo il potere e dove sta diminuendo?

Oggi il Pcc è più che mai ricco e potente, ma la classe media, che normalmente è il motore della crescita della ricchezza nella società civile, si sta indebolendo sempre più. Nel mercato aumentano i casi di calo della domanda (bancarotta) e di crisi del mercato azionario, insieme alla crescita del malcontento nella classe media. Inoltre l’aumento della sorveglianza e delle carceri statali, insieme alla tendenza della classe media ad investire i propri capitali fuori dalla Cina confermano l’ipotesi di un mercato non così florido come propagandato. A questo si aggiungono i casi sempre più comuni di studenti universitari che vendono le loro cose, compresi i loro smartphone e computer per pagare le spese.

Sostenere il Pcc è la massima priorità

La verità è che la forza economica della Cina non è solo inferiore a quella che la maggior parte delle stime indicano, ma è molto peggio. Secondo l’analisi dell’uso dell’elettricità notturna, il Pil della Cina in varie città e regioni è gonfiato del 30 percento o più, e questo non dovrebbe accadere nell’economia più dinamica del mondo.

Questo dinamismo esiste ai livelli più bassi dell’economia fino a quando il Pcc non interviene per rubarne il valore. Una volta che lo Stato prende possesso di un’impresa redditizia, il suo valore viene succhiato via da prestiti sempre più ingenti da parte di banche statali che arricchiscono i nuovi proprietari (i membri del Pcc) distruggendo però l’impresa indebitata.  Questo è il motivo per cui la Cina si trova gravata da un insostenibile rapporto debito/Pil di 3 a 1.

Con questo processo, il Pcc ha esaurito le risorse naturali della Cina e distrutto il suo capitale di base. Questo spiega il vero scopo del progetto Belt and Road, che non è tanto quello di sviluppare mercati esteri, quanto quello di sostenere il modello economico del ‘capitalismo cannibale’ del Pcc. Il progetto, infatti, permette alla Cina di penetrare in nuove regioni per acquisire i mercati e le risorse di cui ha disperatamente bisogno, facendo la parte del leone e accumulando tutti i benefici a suo vantaggio.

Huawei per rubare segreti tecnologici

Ma la Cina ha un piano più ampio, che va oltre la conquista dei mercati e delle risorse di altri Paesi. Per dominare tecnologicamente l’Occidente, deve avere accesso continuo a tecnologie e tecniche di produzione di alto livello, che sin dal 1980 ha acquisito sia per furto che per trasferimenti forzati. Il piano è stato, ed è, quello di utilizzare l’accesso a tutti i dati che Huawei, Zte e altre apparecchiature di telecomunicazione cinesi trasmettono, per rubare facilmente i segreti tecnologici.

Huawei è la chiave del piano ’Made in China 2025’. Con attrezzature installate in gran parte del mondo, compresi gli Stati Uniti e l’Europa, la Cina raccoglierà miliardi di servizi di assistenza e aggiornamento in corso per il lancio globale del 5G. Inoltre Huawei e altri fornitori di telecomunicazioni riverseranno in Cina (e quindi al Pcc) milioni di flussi di dati di molte delle società tecnologicamente più avanzate e dei programmi governativi di ​​tutto il mondo.

L’Europa non si fida più di Huawei

Tuttavia questo piano è ora a rischio dal momento che l’Unione Europea si sta chiedendo quanto sia sicuro e avveduto l’uso di tecnologia Huawei e di altri fornitori di telecomunicazioni cinesi. Difatti una risoluzione non vincolante sostenuta nel marzo 2019 da Reinhard Butikofer (membro della delegazione cinese del Parlamento Ue) richiede fornitori multipli di apparecchiature, un’implementazione graduale della tecnologia 5G e l’adesione a rigidi protocolli di difesa informatica. Un divieto esplicito delle apparecchiature Huawei non fa parte della risoluzione, ma non è nemmeno stato escluso.

Sia dal punto di vista economico che della sicurezza, l’Ue non può permettersi di continuare a consentire il trasferimento di mercati e tecnologia in Cina. Già la prospettiva di perdere l’economia britannica in seguito alla Brexit e il continuo rallentamento dell’economia in Italia e in Francia rendono l’UE molto nervosa per la perdita di vantaggi economici. Dato inoltre il nazionalismo economico della Cina, la protezione della tecnologia e dei mercati è ora una priorità di primo piano per i responsabili politici dell’UE.

L’inevitabile crollo della Cina sempre più vicino

Le travolgenti cause dei problemi economici della Cina derivano dalle politiche distruttive del Pcc, che riguardano principalmente il mantenimento del Partito al potere e la distruzione delle economie occidentali.

È importante sottolineare che le tempestose condizioni economiche attuali della Cina non sono dovute ai dazi di Trump, che tra l’altro non sono ancora entrati del tutto in campo, sebbene forniscano una comoda scusa per il leader cinese Xi Jinping di scaricare le colpe sugli altri. Nonostante i dazi non siano alla base della crisi cinese, la più grande paura del Pcc, oltre che dei cittadini cinesi, è proprio che la leadership di Trump imponga davvero dazi sulle merci cinesi e che in seguito possa fare lo stesso l’Europa.

Il primo o entrambi gli scenari creerebbero ulteriore pressione e difficoltà alla leadership cinese, nel mantenere la promessa di prosperità che ha fatto al popolo. Il Pcc, infatti, sta incontrando sempre maggiori difficoltà nel mantenere questa promessa e probabilmente continuerà a trovarne sempre di più.

Di conseguenza è molto prevedibile che, mentre crescono le difficoltà economiche e i disordini civili in Cina, il Partito continuerà a reprimere con più forza i propri cittadini. L’inaspettata ascesa di Trump e l’espansione della guerra commerciale contro la Cina potrebbero significare che il Pcc dovrà affrontare la resa dei conti molto molto presto.

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni di Epoch Times.

Articolo in inglese  China’s One Belt, One Road: A Sign of Weakness?

 
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