Il prelievo forzato di organi in Cina visto da occidente

Per anni, portare l’attenzione sul prelievo forzato dei organi in Cina si è rivelata una missione complessa: alle orecchie di molti, questo crimine risultava troppo orribile per essere vero. Questa sensazione di orrore, del tutto comprensibile, può indurre alcuni osservatori – ora che non vi è più alcun dubbio sulla veridicità dei fatti – a credere con troppa facilità a chi sostiene che questa atrocità ormai non abbia più luogo.

Si prenda per esempio il dottor Francis L. Delmonico, presidente dal 2012 al 2014 della Associazione dei Trapianti, e attuale membro del consiglio dell’associazione stessa. Delmonico ha partecipato, il 23 giugno, all’udienza di un sotto-comitato del Comitato degli Affari Esteri della Camera del Parlamento americano, incentrata su un nuovo rapporto che dimostra come il prelievo forzato di organi sia praticato su vasta scala, molto più di quanto si riteneva in precedenza. Il rapporto stima infatti che dal 2000 al 2015, il regime cinese abbia effettuato tra i 60 e i 100 mila trapianti all’anno. La fonte principale degli organi sarebbero i praticanti del Falun Gong, una disciplina di meditazione messa al bando in Cina, i cui aderenti vengono torturati, incarcerati e spesso uccisi per i loro organi.

Delmonico non ha negato che queste cose orribili siano avvenute in Cina, ma ha comunque portato un messaggio di ottimismo, ottimismo basato sulla sua fiducia in un certo chirurgo dei trapianti (e burocrate) di nome Huang Jiefu.

Secondo Delmonico, Huang Jiefu sta aprendo la strada a una riforma etica nel settore cinese dei trapianti. Sfortunatamente, però, Huang non ha uno straccio di credibilità: non ha l’autorità per fare le riforme in Cina, e chi l’autorità ce l’ha non ha convertito in legge i suoi proclami. Inoltre Huang, nel passato, era in forte conflitto di interessi per qualsiasi cosa riguardasse la ricerca di organi per i trapianti.
A detta di Delmonico, Huang dovrebbe riformare il sistema attraverso una fondazione che gestisca i trapianti d’organo. Ma non esiste alcuna fondazione con tale autorità.

COLLI DI BOTTIGLIA

Huang, ex vice ministro della Sanità, è dal 2005 l’addetto alle public relations per il regime, per quanto riguarda i trapianti. Questo in particolare dal 2006, quando sono iniziate a emergere le prime accuse di sottrazione di organi ai prigionieri di coscienza.

Secondo Huang, a partire dal primo gennaio 2015, la Cina ha smesso di usare gli organi dei prigionieri giustiziati.
Ma, anche se si assume questa affermazione per vera, e sorvolando sul fatto che il regime cinese non ha mai confermato tale notizia, si nota subito che c’è un gap tra il numero ufficiale di organi ‘donati’ e quello, sempre ufficiale, dei trapianti. I dati del 2015 dicono che 2.776 cittadini avrebbero donato in totale 7.758 organi vitali: ma i trapianti eseguiti sono 11 mila.

Se consideriamo che in Cina ci sono, pare, 22 mila pazienti ogni anno che possono permettersi l’intervento di trapianto (sui 300 mila in lista d’attesa), la differenza tra il numero dei trapianti effettuati e il numero di organi donati liberamente diventa più grande. Questi dati ufficiali dimostrano che il collo di bottiglia, nel settore dei trapianti in Cina, consiste nella disponibilità di organi.

C’è però un altro gap, cioè la discrepanza tra quello che dicono i dati ufficiali e quello che dice Huang. Infatti, in un’intervista dell’ottobre 2015 con Beijing Youth, il giornale ufficiale della Lega della Gioventù Comunista, Huang ha affermato che, poichè c’è un gran numero di organi donato dai cittadini, il ‘collo di bottiglia’ principale sarebbe la carenza di medici qualificati e di ospedali attrezzati.
L’obiettivo per il 2016, ha affermato, è di portare il numero di ospedali qualificati da 169 a più di 300, e di addestrare 4-500 giovani medici. Huang intende anche includere i trapianti nel sistema di assistenza sanitaria nazionale, cosa che consentirebbe a un numero maggiore di pazienti in lista d’attesa di sostenere i costi dell’operazione.

Se è vero che non vi è alcuna fonte stabile e infinita di organi (come quella dei numerosi praticanti del Falun Gong tenuti nelle prigioni per prelevare i loro organi), come mai Huang si sente così fiducioso e pronto a spendere soldi per altri pazienti, altri ospedali e altri medici?

AUTORITÀ

È vero che nel 2015 il regime cinese ha smesso di usare i giustiziati come fonte di organi? Non si sa. Quello che si sa è che Huang, che in quel momento non aveva alcuna posizione ufficiale nel governo, ha fatto un annuncio del genere.
Ma la sua parola non è legge, e non esiste alcuna politica interna o disposizione che faccia riferimento a questa affermazione; e il regolamento in vigore dal 1984, che permette l’uso degli organi dei prigionieri giustiziati, non è mai stato modificato. Non c’è quindi alcuna ragione per ritenere che quello che Huang ha detto sia vero, a meno che non si voglia semplicemente credergli sulla fiducia.

Quando Huang ha cominciato a promuovere la cosiddetta riforma delle donazioni di organi, non era solo il vice ministro della Sanità: era anche chirurgo di trapianti, e aveva eseguito ogni anno centinaia di interventi. In quanto chirurgo, Huang ha usufruito di una fornitura d’organi senza fine: quella dei prigionieri di coscienza rinchiusi nei campi di lavoro, e forse anche di alcuni organi prelevati da prigionieri giustiziati.
Se Huang avesse davvero voluto riformare il sistema di donazione degli organi, avrebbe avuto a disposizione meno organi, per i suoi trapianti: questo conflitto di interessi mette in discussione la sua affidabilità.
Anche quando era ancora vice ministro della Sanità, le sue dichiarazioni non rappresentavano il Ministero. Quello che diceva appariva sui media cinesi, ma non nei programmi del ministero. Inoltre, le dichiarazioni di Huang non sono mai state sostenute nè da funzionari nè dal dipartimento del governo, i suoi annunci legati ai trapianti non sono mai stati pubblicati sui siti web ufficiali legati al governo.

In base a quale autorità Huang ha fatto così tante promesse? Semplicemente a nessuna. Inoltre il regime può sempre dire che, dato che nessun ente del Partito o del Governo ha mai sostenuto gli spot di Huang, non c’è nessuna ragione per cui dovrebbe onorare quello che Huang dice. Ne consegue che non c’è alcun motivo per ritenere Huang credibile.
E il regime, di recente, si è accorto di aver fatto uno sbaglio: il 28 aprile, la Commissione Nazionale sulla Sanità e la Pianificazione Familiare ha emanato una «Richiesta di correggere i membri del Comitato Cinese per le Donazioni di Organi Umani e dei Trapianti». L’uso della parola «correggere» è molto strano dato che, prima di questo avviso, i nomi del Comitato e dei suoi membri non erano mai apparsi nel sito della Commissione o in altri siti governativi.

Come si può «correggere» qualcosa che non esiste? Tuttavia l’avviso ha in qualche modo fornito un appoggio a Huang.

NESSUNA FONDAZIONE

Secondo Delmonico, attualmente il sistema dei trapianti in Cina è gestito da una fondazione, non dallo Stato.
Ma l’intero settore dei trapianti in Cina è sempre dipeso unicamente dai dipartimenti della Pubblica Sicurezza e della Giustizia: non è mai stato gestito dai medici, è sempre stata una questione politica ed economica.

Per esempio, da dove vengono gli organi? Nel marzo 2015, Huang ha confessato a un presentatore di Phoenix Tv: «Per quanto riguarda gli organi di prigionieri giustiziati, ottenuti per vari decenni, vorrei prima di tutto dire […] che siamo grati a molti compagni che lavorano nella pubblica sicurezza e nella giustizia: senza la loro cooperazione, senza la donazione da parte dei prigionieri giustiziati, in Cina non ci sarebbero stati i trapianti, né ci sarebbe stata una crescita nel sistema dei trapianti».

Alla domanda: «Perché ‘abbattere una grande tigre’ dovrebbe cambiare qualcosa nel problema degli organi dei prigionieri giustiziati?»
Huang ha risposto: «Zhou Yongkang è la grande tigre. Zhou era il capo del Comitato per gli Affari Politici e Legali [l’organizzazione del Partito a capo degli apparati della sicurezza e della magistratura ndr] e membro del Comitato Permanente del Politburo [il piccolo comitato d’élite a capo del Partito Comunista, ndr]. Non è evidente da dove vengono gli organi?»

Per «grande tigre», nel gergo delle autorità del Partito Comunista, si intende un funzionario importante, che si vuole «abbattere». In questo caso il riferimento è all’arresto per corruzione di Zhou Yongkang, avvenuto nel dicembre 2014. Zhou è stato processato e condannato all’ergastolo nel giugno del 2015.

Huang ha anche detto che senza il sostegno dell’ex capo del Partito Hu Jintao, dell’ex premier Wen Jiabao, dell’attuale leader del Partito Xi Jinping e del premier Li Keqiang, sarebbe difficile mettere fine all’uso di organi di prigionieri giustiziati per i trapianti. Le dichiarazioni di Huang alla Phoenix Tv sono complesse da comprendere persino per molti cinesi. Sembrava che Huang stesse dando al sistema legale di Zhou la colpa di aver fornito gli organi dei giustiziati, organi dei quali Huang stesso aveva appena parlato con entusiasmo.

Ma non è così semplice: gli organi che le forze della sicurezza di Zhou hanno fornito ai dottori provenivano da prigionieri giustiziati, ma anche da prigionieri di coscienza. Le dichiarazioni di Huang fanno intendere che l’arresto di Zhou aveva anche lo scopo di porre fine al prelievo forzato di organi da innocenti (appunto, i prigionieri di coscienza).

Zhou era il capo delle forze di sicurezza e non aveva alcuna carica in ambito sanitario. Non avrebbe dovuto avere alcun potere nel costringere i medici a usare gli organi dei prigionieri giustiziati o dei prigionieri di coscienza. Se i medici si fossero rifiutati di usare tali organi, quest’orribile pratica avrebbe potuto essere facilmente fermata, o non avrebbe nemmeno mai avuto inizio.

Perché non è andata così? O i medici non volevano smettere di usare gli organi forniti dalle forze di sicurezza, o Zhou aveva il potere di costringerli a usarli. In ogni caso, i medici non potevano risolvere il problema.

Se Hu Jintao e Wen Jiabao non hanno potuto risolvere il problema degli organi a causa di Zhou e delle forze di sicurezza, come avrebbe potuto essere risolto da Huang e dai medici?
Huang ha un unico titolo governativo ufficiale, ed è quello di vice direttore del Comitato Centrale per la Sanità, che si occupa della salute dei massimi quadri del Partito. Il Pcc ha affidato a Huang le public relations, non perché Huang può far funzionare il sistema, ma perché il presunto ‘nuovo sistema’ non è altro che una bufala.

Il Pcc vuole solo far credere alla comunità internazionale che c’è un nuovo sistema di donazione degli organi. Il regime non si preoccupa del fatto che il sistema funzioni o meno. In ogni caso, funziona? Forse in parte, ma sicuramente non così bene come affermano loro. E il sistema, in Cina, non fornisce organi sufficienti per i trapianti, al contrario di quello che immaginano alcuni.

Può mai essere che un’associazione sia responsabile dei trapianti? In Cina, le organizzazioni no-profit non vengono riconosciute se non sono appoggiate da altre organizzazioni. La maggior parte devono registrarsi all’interno di organizzazioni statali: alcune Ong non hanno avuto scelta e si sono registrate come compagnie normali. Il regime può facilmente distruggere un’organizzazione del genere accusandola di evasione fiscale. La Ong Open Constitution Initiative è stata fatta fuori in questo modo.

Durante l’udienza Delmonico ha detto che l’associazione che si occupa dei trapianti ha pagato il suo viaggio in Cina. Anche se ci fosse veramente un’ associazione che gli ha pagato il viaggio, questo non avrebbe nulla a che fare con i trapianti.

E’ un dato di fatto che non ha bisogno nemmeno di essere provato: non c’è assolutamente niente, in Cina, che venga gestito da una fondazione: in questo Paese, chiunque voglia fare qualcosa, deve prima di tutto ricevere l’approvazione dal governo o dal Partito, e non certo fondare un’associazione.

ATROCITÀ

Huang Jiefu ha affermato che nel 2015 la comunità dei trapianti a livello internazionale ha accettato senza condizioni i colleghi cinesi. Per fermare il prelievo forzato di organi dai prigionieri di coscienza, è cruciale che la comunità internazionale, e soprattutto la comunità dei trapianti, non accetti ‘frettolosamente’ la propaganda del Pcc e quello che dice a livello di public relations.

Grazie al nuovo rapporto discusso nell’udienza del giugno scorso, le prove del gigantesco crimine della sottrazione di organi – le cui cifre sono troppo grandi perché si tratti solo di organi dei prigionieri giustiziati – sono ora ampie e dettagliate. I ricercatori ritengono che la maggior parte di questi organi sia dei praticanti del Falun Gong.

Anche se la sottrazione degli organi ai prigionieri di coscienza venisse fermata, non sarebbe motivo di elogi. Bisognerebbe comunque indagare sui crimini e condannare i criminali: questo, è ciò che la comunità internazionale dei trapianti dovrebbe sostenere.

L’aneddoto seguente indica che i ricercatori hanno ragione, perchè mostra la reazione di un chirurgo cinese rispetto alla provenienza di organi, disponibile dopo l’inizio della persecuzione del Falun Gong. Magari, Delmonico potrebbe cercare questo chirurgo e fargli qualche domanda, su come creare in Cina un sistema di trapianti etico.

Una praticante del Falun Gong, Shang Shiying, faceva l’infermiera nel dipartimento di urologia dell’Ospedale dei Lavoratori di Tangshan. Prima del 1999 il suo dipartimento usava per trapianti i reni dei prigionieri giustiziati. Dopo l’inizio della persecuzione nel 1999, Shang ha lasciato l’ospedale. Nel 2006, quando si è cominciato a parlare della sottrazione di organi ai praticanti del Falun Gong, ha fatto visita al dipartimento di urologia e ha chiesto al medico che eseguiva i trapianti con gli organi dei prigionieri giustiziati, se facesse ancora quei trapianti. Il medico ha subito risposto: «No! La fonte dei reni è orribile!»

Articolo in inglese: The PR Man for China’s Organ Transplantation Is Not Believable

 
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