Gli iraniani potrebbero interpretare il virus come giustizia divina

Di Michael Ledeen

Il virus potrebbe far cadere il regime in Iran e questo sarebbe in linea con le tradizioni del Paese.

Al popolo iraniano, infatti, vengono continuamente raccontate menzogne, e il coronavirus ne è solo l’esempio più recente. Ci sono migliaia di casi confermati d’infezioni da coronavirus in Iran, e il ritmo di diffusione è in aumento. La città santa di Qom è la più colpita e le proteste si sono diffuse raggiungendo anche i centri medici. Su Twitter sono apparsi diversi video di persone che svengono per le strade e nei negozi, e ci sono state segnalazioni di alti funzionari infetti dal virus.

L’amministrazione Trump ha offerto cure mediche alle persone infette in Iran, ma il regime del leader supremo Ali Khamenei ha respinto l’offerta, sostenendo che la malattia non costituisse una grave minaccia per la salute pubblica, e mentendo poi sulle sanzioni statunitensi. Abbas Mousavi, il portavoce del ministero degli Esteri aveva comunicato al popolo: «La pretesa di aiutare l’Iran contro il coronavirus da parte di un Paese che con il suo terrorismo economico ha creato una pressione diffusa per il popolo iraniano e ha persino chiuso le strade per l’acquisto di medicine e attrezzature mediche, è alquanto ridicola e un gioco psico-politico».

I leader del regime mentono sulla malattia e su tutto il resto, perché le forniture mediche non sono mai state bloccate dall’amministrazione Trump, e non lo sono tuttora. Intanto, una clinica a Bandar Abbas è stata incendiata, apparentemente perché vi erano ospitati pazienti di Qom. Due alti funzionari del regime sono deceduti a causa del virus, e molti altri ne sono affetti. Durante il fine settimana del 29 febbraio-1 marzo, il principale terminal internazionale di Teheran era vuoto.

In tutta la Repubblica Islamica, le forze armate pattugliano le strade, apparentemente per arginare il flusso di malattie, ma in realtà per repprimere le manifestazioni contro lo Stato fallito.

I redattori dello studio del Free Iran Herald (via Gateway Pundit) hanno scritto: «Sopprimere la rabbia delle masse, piuttosto che occuparsi della salute pubblica, sembra essere l’unica cosa che i funzionari di Teheran stanno facendo. Domenica primo marzo, il Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche e le unità Basji si sono riversate per le strade delle città iraniane, con camion carichi di cannoni ad acqua, affermando che avrebbero “combattuto il coronavirus” e che non sarebbero tornati alle loro basi finché l’epidemia non fosse passata. Naturalmente, gli iraniani erano consapevoli che fosse per impedire l’inizio di nuove manifestazioni anti-regime».

A quanto pare è solo una questione di tempo prima che la Repubblica Islamica svanisca o cada. Solo poche settimane fa l’Iran era la potenza dominante nei Paesi vicini, ma il virus sta facendo svanire tutti i sogni. Tawfiq Allawi ha dato le dimissioni da primo ministro dell’Iraq, gettando il Paese nel caos politico, e quotidianamente ci sono funerali per i membri di Hezbollah morti in Libano.

I redattori del Free Iran Herald hanno scritto: «La disattenzione del regime per la salute del popolo è in contrasto con il modo in cui tratta i propri membri. Sabato, dieci chierici che avevano contratto il coronavirus a Qom, dove l’epidemia è più intensa (oltre 200 decessi), sono stati trasportati alla Clinica Towhid di Bandar Abbas, lungo le coste del Golfo Persico, per sentirsi meglio in un clima più caldo».

I residenti di Bandar Abbas, infuriati non solo perché i chierici si portavano via i letti d’ospedale necessari, ma anche per il rischio di diffondere il contagio, sono scesi in strada e hanno incendiato la clinica.

Khamenei ha giurato che il regime è stato sincero fin dall’inizio sul virus, e che vi sono Paesi in situazioni peggiori dell’Iran, per i quali gli iraniani pregano. Alle forze militari iraniane era stato ordinato di combattere il virus, anche se non si sa come avrebbero potuto contrastare una pandemia in rapida espansione, né come il regime avrebbe potuto prevenire la pandemia.

I prigionieri sono stati rilasciati su base temporanea, con il pretesto di contenere il virus, ma per la maggior parte, questo è stato fatto in cambio di denaro. Dato il disperato bisogno di denaro del regime, e la prospettiva che tali accordi potessero ripetersi fintanto che i soldi delle famiglie avessero resistito, ogni scusa era buona per mettere le mani sui risparmi delle vittime.

Vi è anche un diffuso scetticismo sui dati ufficiali riguardanti le vittime di alto rango del coronavirus, come per esempio Ramezan Pourghassem, il capo dell’unità di controspionaggio delle Guardie rivoluzionarie delle Forze terrestri. Il popolo iraniano sospetta che alcune di queste persone stiano bene, ma fingano di essere malate per poter inscenare una guarigione miracolosa, che sarebbe la prova del favore divino.

Tuttavia le strategie del regime potrebbero avere l’effetto boomerang, perché, se Khamenei dovesse contrarre il virus, la gente potrebbe benissimo leggere l’evento come giustizia divina nei confronti di una cleptocrazia religiosa che la maggior parte degli iraniani disprezza. Se questo dovesse accadere, la prossima ondata di manifestazioni potrebbe portare una nuova generazione a comando dell’Iran.

 

 

Michael Ledeen è uno studioso della libertà alla Foundation for Defense of Democracies. È stato consulente del Consiglio di Sicurezza Nazionale e dei dipartimenti di Stato e Difesa, e consigliere speciale del Segretario di Stato. È autore di trentacinque libri, l’ultimo dei quali «Field of Fight: How to Win the War Against Radical Islam and Its Allies» (Campo di guerra: Come vincere la guerra contro l’Islam radicale e i suoi alleati), in collaborazione con il tenente generale in pensione Michael T. Flynn.

Le opinioni espresse in quest’articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese:Virus May Appear to Iranians to Be Divine Justice

 
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