Il regime comunista cubano emerse grazie alla sinistra americana

Cuba è un trampolino di lancio per diffondere il socialismo verso l’America Latina degli Stati Uniti, secondo un esperto.

La sinistra americana ha contribuito alla comparsa del regime comunista a Cuba attraverso pianificazioni, preparazioni e copertura mediatica per rendere Cuba la forza trainante per diffondere il socialismo negli Stati Uniti e nell’America Latina. Lo afferma Orlando Gutierrez-Boronat, co-fondatore e portavoce per la Cuban Democratic Directorate, un’organizzazione con sede negli Stati Uniti che sostiene i diritti umani a Cuba.

Una crisi istituzionale e politica negli anni 50’ a Cuba – quando un governo militare conquistò il Paese – portò ad un’insurrezione, ha raccontato Gutierrez-Boronat al programma ‘American Thought Leaders’ di EpochTV in un’intervista del 28 gennaio.

«Poi Castro e i suoi accoliti hanno preso il controllo del Paese con grande supporto dei liberali americani, in tutti i modi che potete immaginare».

Nel 1952, Fulgencio Batista, vedendo che le sue possibilità di vincere le elezioni presidenziali a Cuba si stavano assottigliando dopo essere arrivato terzo nei sondaggi, organizzò un colpo di Stato militare, diventando così il dittatore di Cuba.

Un anno dopo, Fidel Castro, un avvocato che guidava un piccolo gruppo di rivoluzionari, iniziò una ribellione contro Batista che culminò con il rovescio dell’impopolare dittatore nel 1959. Dopo aver preso il potere, Castro impose il socialismo su Cuba tramite un programma radicale di riforma terriera e nazionalizzazione industriale.

Un trampolino di lancio per il socialismo

È molto chiaro in ciò che ha scritto Che Guevara che il fine della rivoluzione cubana era di creare una piattaforma attraverso cui la rivoluzione socialista si sarebbe diffusa negli Stati Uniti e nell’America Latina, secondo Gutierrez-Boronat.

Guevara era un marxista rivoluzionario dell’Argentina che ha svolto un ruolo marcato nella rivoluzione guidata da Castro.

Fidel Castro si rivolge al popolo di Cuba sul trionfo della rivoluzione cubana, 4 gennaio 1959. (Hulton Archive/Getty Images)
Fidel Castro si rivolge al popolo di Cuba sul trionfo della rivoluzione cubana, 4 gennaio 1959. (Hulton Archive/Getty Images)

«Castro era circondato da consiglieri internazionali» che lo hanno aiutato a progettare uno Stato totalitario a Cuba, ha spiegato l’attivista.

«Tramite una combinazione di pianificazioni e preparazioni dal Partito Comunista Cubano e il Partito Comunista Usa ed altre forze di sinistra, emerse un’opportunità e Cuba divenne una forza per il socialismo nell’America Latina».

Proprio dagli inizi, il regime di Castro voleva conquistare il Venezuela e infatti Cuba ha sponsorizzato un’invasione armata del Venezuela nel 1967.

«La stessa cosa è stata ripetuta in Paesi chiave che [Cuba, ndr] riteneva fossero essenziali nel produrre le repubbliche socialiste unite dell’America Latina e ovviamente, per causare anche tensioni sociali, lotta di classe e una trasformazione radicale degli Stati Uniti», ha spiegato Gutierrez-Boronat.

«Il piano è sempre stato quello. È sempre stato parte di ciò che il regime (e non lo nascondono così tanto) […] afferma di voler perseguire».

Gutierrez-Boronat ha citato Herbert Marcuse, un prominente studioso marxista della ‘Frankfurt School’ associata alla Columbia University. Nel suo libro An Essay on Liberation, Marcuse afferma chiaramente «che la rivoluzione cubana è essenziale per il socialismo negli Usa», ha precisato Gutierrez-Boronat.

Il regime cubano, da quando prese il potere, è stato un luogo per addestrare gli attivisti di sinistra americani, indottrinare e creare informatori occulti e reti di spionaggio negli Stati Uniti, secondo Gutierrez-Boronat: «Per tutta la regione, facilita ogni tipo di attività mirata ad opporre i piani dell’America e sovvertire le democrazie».

Come i media hanno costruito l’immagine di Castro

Rivoluzionario cubano Fidel Castro (sinistra) accende un sigaro mentre il rivoluzionario argentino Che Guevara guarda nei primi giorni della loro campagna di guerriglia nelle montagne Sierra Maestra di Cuba, 1956 circa. (Hulton Archive/Getty Images)

Gutierrez-Boronat asserisce che i media hanno giocato un ruolo importante nel costruire l’immagine di Castro in America. Per esempio, il giornalista Herbert Matthews del New York Times fu «essenziale nel costruire il mito di Castro», ha dichiarato l’attivista.

Due anni prima che Castro arrivò al potere, Matthews salì nelle montagne Sierra Maestra a Cuba, dove Castro stava organizzando un movimento di guerriglia contro il dittatore cubano e l’allora presidente Batista.

Castro aveva appena 20 persone al suo seguito, ma Matthews lo ritrasse, per il consumo del pubblico Usa, come se avesse già un esercito di centinaia, ha affermato Gutierrez-Boronat.

Alcuni mesi dopo aver conquistato il potere nel 1959, Castro visitò gli Stati Uniti, dove era stato presentato come un riformista democratico, anti-comunista e pro America, precisa Gutierrez-Boronat. «Tutto ciò era falso. Stavano già costruendo uno Stato comunista a Cuba».

La copertura di Matthews di Castro, come pure la visita di Castro agli Stati Uniti, erano passi scelti per sviare in qualche modo l’attenzione pubblica da ciò che la sinistra stava facendo davvero a Cuba, ha spiegato Gutierrez-Boronat.

Durante il suo viaggio americano, Castro ha dichiarato ai media americani: «Ho detto molto chiaramente: non siamo comunisti».

Castro ha inoltre dichiarato a quel tempo in un’intervista a Cbc: «La nostra opinione è che […] tutti hanno il diritto di pensare come vogliono; questo è un principio democratico. Non abbiamo alcuna ragione di vietare alcun tipo di opinione, l’opinione è un principio della democrazia, e ciò è l’unica ragione per cui non vietiamo nessuna idea».

«Non siamo timorosi di un’idea perché abbiamo un’idea, e crediamo nella nostra idea», ha aggiunto Castro.

Solo due anni dopo, Castro ha infine ammesso in un discorso televisivo: «Sono un marxista-leninista e lo sarò fino alla fine della mia vita».

Riparare l’immagine del socialismo

«Al 1959, Khrushchev aveva rivelato i crimini di Stalin al congresso del partito comunista. L’invasione dell’Ungheria nel 1956 ebbe luogo, insieme alla repressione dello sciopero dei lavoratori nella Germania dell’Est; tutto quello era nell’aria. La gente ha visto come era repressivo il comunismo».

«La sinistra aveva bisogno di una rivoluzione socialista di successo che non aveva alcuna delle macchie della cattiva reputazione che lo stalinismo aveva già nel mondo».

«Poi arriva assieme questa rivoluzione in un Paese tropicale con alcuni capi carismatici che promettono utopia e paradiso per i cubani. Avevano cominciato a costruire questo dall’inizio».

Il celebre discorso segreto del febbraio 1956 dall’allora leader sovietico Nikita Khrushchev denunciò il suo predecessore Josef Stalin per i suoi crimini e scatenò una serie di movimenti popolari nei Paesi dell’Europa dell’Est dominati dall’Unione Sovietica.

Nel giugno del 1956, emersero delle proteste in Polonia e i leader comunisti polacchi usarono la forza militare con i carri armati per reprimerle.

Le proteste più severe che chiedevano riforme democratiche sfociarono in Ungheria, nell’autunno del 1956. L’Unione Sovietica ricorse all’invasione del Paese per mantenere lì il suo potere.

Prima, a seguito della morte di Stalin nel 1953, i lavoratori nella Germania Est comunista si levarono in protesta contro le richieste del governo di aumentare la produttività. Entro giorni, proteste e tumulti si sparsero per tutto il Paese. Le autorità dell’occupazione sovietica hanno represso le rivolte usando una massiccia forza militare.

Blackout mediatico sulle proteste cubane

Ad oggi, siccome Cuba è la presunta forza trainante per diffondere la rivoluzione socialista nella regione, c’è ancora un tentativo di proteggere il regime cubano da ogni cattiva pubblicità che genera per sé stesso, ha dichiarato Gutierrez-Boronat, facendo riferimento alle proteste di massa contro il regime comunista nel luglio del 2021, che sono state le più grandi contro il regime in decenni.

Le persone prendono parte in una dimostrazione contro il governo del presidente cubano Miguel Diaz-Canel, Havana, 11 luglio 2021. (Yamil Lage/AFP via Getty Images)
Le persone prendono parte in una dimostrazione contro il governo del presidente cubano Miguel Diaz-Canel, Havana, 11 luglio 2021. (Yamil Lage/AFP via Getty Images)

I manifestanti hanno protestato contro le violazioni dei diritti umani, la mancanza di libertà e un deterioramento della situazione economica nel Paese comunista.

Da allora, «migliaia di cubani sono usciti fuori in pubblico a protestare contro il regime, specialmente giovani artisti, donne, adolescenti, tutti chiedendo cambiamento e la fine del comunismo».

Le proteste continuano e centinaia di manifestanti sono stati arrestati e imprigionati, ma i media non riportano ciò, secondo Gutierrez-Boronat. Sebbene le proteste possono essere viste su registrazioni video, «sembra esserci un totale blackout su ciò che sta avvenendo a Cuba con la sfida dei cittadini del regime».

Negli scorsi mesi, video e foto sono comparsi, illustrando famiglie che collaborano per creare delle barricate come forma di protesta, così che la polizia non possa entrare nei quartieri, secondo Gutierrez-Boronat. «Ciò era inaudito a Cuba cinque o tre anni fa. È una nuova fase di resistenza del popolo cubano».

I regimi comunisti inizialmente hanno cercato di distruggere l’economia per controllare le persone, ha spiegato Gutierrez-Boronat. «Nel caso di Cuba, hanno dovuto controllare e distruggere l’agricoltura cubana per controllare la fornitura di cibo».

«Devono controllare il cibo per controllare le città e devono controllare le città per controllare le classi medie perché esse possono opporsi a loro con successo … Ma una volta che scatenano queste forze di distruzione, perdono il controllo».

«E questo è ciò che spinge in avanti l’insurrezione. Il regime ha ancora un forte apparato di sicurezza che può prevenire l’emergere di un movimento nazionale unificato, ma non possono distruggere il movimento com’è ora; organico, radicato nei quartieri e città, e fiorente».

Per rompere il blocco dell’informazione su ciò che sta accadendo a Cuba, Gutierrez-Boronat e altri attivisti partecipano a conferenze internazionali, organizzano proteste e si incontrano con leader politici, dirigenti sindacali e leader studenteschi per «spargere la voce».

«È stato un successo», ha affermato Gutierrez-Boronat. «Una rete di solidarietà per una Cuba libera è emersa negli ultimi anni e abbiamo contribuito molto a questo».

 

Articolo inglese: Cuba’s Communist Regime Emerged With Support of American Left: Orlando Gutierrez-Boronat

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