Il mito della creazione cinese III – La virtù dell’imperatore Yao

Terzo appuntamento del viaggio nel mondo della cultura tradizionale cinese: una serie di articoli di Epoch Times che racconta la leggendaria fondazione della civiltà cinese e le figure chiave nella creazione di questa straordinaria cultura di ispirazione divina.
Quella che segue è la storia del mitico imperatore Yao.

Dopo la creazione dell’universo, dell’umanità e del regno dell’Imperatore Giallo, le leggende classiche cinesi descrivono minuziosamente le figure degli imperatori Yao, Shun e Yu il Grande.

Yao nacque da una donna di nome Qing Du, concubina dell’imperatore Ku. Secondo gli ‘Annali della tomba di Ji’ (una raccolta di cronache della Cina mitica compilato nel periodo della dinastia Han), Qing Du diede alla luce Yao dopo aver incontrato un drago che le avrebbe mostrato il futuro del figlio. Anche la gravidanza fu insolita: ebbe la durata di quattordici mesi.
Il bambino fu chiamato Fang Xun: Yao fu il nome datogli dopo la morte.

Yao dimostrò grande virtù e competenza fin dalla giovane età: a tredici anni gli fu affidata la gestione della città di Tao; due anni dopo divenne principe della regione Tang e aiutava il fratello nell’amministrazione di Corte.

IL REGNO DI ZHI

Nei suoi ultimi anni, l’Imperatore Ku si dedicò alla divinazione e comprese che tra i suoi figli quattro erano buoni candidati per il trono; alla fine si decise per il figlio più anziano Zhi, ma solo in base all’età. Così, dopo la morte di Ku il figlio Zhi divenne imperatore.

Il regno di Zhi non fu buono: i ministri che nominò agli incarichi principali della gestione del governo, dell’economia e dell’ambiente erano corrotti e senza vergogna. Minarono i costumi tradizionali, l’ordine naturale e trascinarono Zhi in una vita di indulgenza ai piaceri; a causa di questo col tempo l’imperatore divenne indifferente alle responsabilità del governo e si allontanò dall’amministrazione del Paese.

Durante questo periodo diversi disastri naturali devastarono la Cina e vi furono anche delle sommosse popolari: si diceva che l’imperatore avesse deviato dal Tao, e scoppiò una rivolta nella regione di Dongyi; Yao  fu inviato per sedarla.

Nello ‘Huainanzi’, un antico testo di discorsi scolastici del secondo secolo a.C., si narra che durante il tempo di Yao vivessero sei mostri che opprimevano popolo. Il primo era una bestia che mangiava gli uomini, un umanoide con lunghe zanne che si nutriva di carne umana; un altro era un’idra a nove teste di nome Jiu Jing che poteva sputare acqua e fuoco; tra gli altri c’erano poi spaventosi uccelli predatori con faccia umana, un mostruoso cinghiale a due teste e un serpente gigantesco.

Il ‘Classico delle Montagne e dei Mari’, cronache di cultura e geografia mitiche, narra che l’Imperatore Celeste Jun inviò il guerriero divino Hou Yi per aiutare l’umanità a superare questi disastri. Sotto il comando di Yao, Hou Yi uccise i sei mostri alleviando le grandi sofferenze del popolo.

YAO EREDITA IL TRONO PER DIRITTO DIVINO

Col passare del tempo, divenne evidente che Yao aveva grande virtù e maggiori capacità del fratello Zhi. I principi delle Quattro Direzioni mostrarono con chiarezza di preferire Yao; così, dopo nove anni di regno, l’imperatore Zhi con un editto imperiale, abdicò in favore di Yao.

Nelle leggende si dice che, prima dell’ascesa al trono, Yao sognò un drago azzurro che lo trasportò sulla cima del monte Tai e, attraversati i cancelli del cielo, vide lo splendore e la ricchezza di una città divina.

Yao prese il trono e stabilì la capitale a Pingyang. Per avere il giusto sostegno al suo governo cercò tra il popolo persone di talento e condusse indagini per conoscere e comprendere i problemi del popolo.

«Se anche un solo uomo si arrabbia, il responsabile sono io».
— Imperatore Yao

Inoltre il nuovo imperatore fece visita ai quattro asceti che vivevano sul monte Gunshe; salutandoli e ringraziandoli con la modestia di un discepolo, chiese di avere un maestro che lo guidasse.

 

Dipinto dell’epoca della dinastia Qing dell’imperatore Yao (Public Domain-US)

IL GOVERNO DI YAO

Il regno di Yao fu caratterizzato dal rispetto per le opinioni del popolo: divise l’impero in nove stati che visitò frequentemente, nell’amministrare la Cina accettò sempre i consigli e l’assistenza dei regni delle Quattro Direzioni; a ogni cancello delle città, pose inoltre una tavola di legno, dove chiunque poteva indicare i difetti delle leggi imperiali.

Nei ‘Registri della Grande Storia’, il dotto Sima Qian della epoca Tang, lodò le virtù dell’imperatore Yao in questo modo: «La virtù e il carattere erano vasti e alti quanto il cielo. La saggezza era pari a quella degli Dei.  Avvicinarsi a Lui era come avvicinarsi al sole, una luce che illuminava il mondo. Da lontano appariva come le nuvole tinte di rosa. Era ricco ma non era un tiranno, era nobile ma senza arroganza. Trattava il popolo con virtù e benevolenza. Il suo cuore batteva con quello di tutte le persone, egli portò i nove livelli di parentela all’intimità e il popolo all’armonia».

Un’ode popolare del tempo elogiava così il monarca: «La sua benevolenza vasta come il cielo, la saggezza uguale agli Dei. Come il sole scalda il cuore e le nuvole coprono la terra, la sua virtù risplende vividamente e tutto il mondo gioisce per lui».

Secondo il ‘Il Giardino delle Leggende’ un altro testo della dinastia Han, le relazioni del sovrano con i suoi sottoposti erano così benevolenti che Yao diceva: «Se un singolo uomo si arrabbia, è mia responsabilità».

HOU YI ABBATTE I NOVE SOLI

Hou Yi, il guerriero che serviva Yao, è conosciuto nel folklore cinese per aver compiuto l’impresa di abbattere i nove soli che stavano bruciando la terra. Si diceva che l’apparizione dei nove soli fosse preceduta da segni di cattivo auspico come la visione di un mostro simile a un serpente con sei gambe e quattro ali.

Poi ci furono periodi di siccità e un giorno il popolo si svegliò vedendo quattro soli nel cielo. Le persone attribuirono il fenomeno alla responsabilità di demoni celesti. L’imperatore ordinò a Hou Yi di usare i suoi poteri per eliminare l’abominio.

«Hou Yi ha le sue frecce divine, ma la questione resta nelle mani della pietà del sovrano»
— Ministro dell’imperatore Yao

Hou Yi  era molto preoccupato perché non  sapeva come riconoscere il vero sole e non voleva commettere una grave peccato abbattendo proprio la stella buona, ma «l’originale non può essere abbattuto», lo rassicurò Yao.

Poi i soli nel cielo divennero dieci ma, a dispetto del potere delle frecce di Hou Yi, nessuno di essi poté essere abbattuto.

Il ‘Classico delle Montagne e dei Mari’ recita che l’Imperatore Celeste Jun aveva avuto dieci figli  dalla moglie e proprio loro divennero i dieci soli al di là dei mari occidentali. I disastri di quel periodo erano sorti quando i dieci soli avevano deciso di splendere tutti contemporaneamente.  I fiumi si inaridirono, le piante seccarono, la terra bolliva e l’aria era diventata irrespirabile.

Mentre Yao bruciava d’impazienza e preoccupazione, un ministro suggerì che l’Imperatore dovesse astenersi da cibo e vino e offrire sacrifici agli Dei, rivolgendo sincere preghiere al Cielo, alla Terra e agli Antenati.

Il ministro disse «Hou Yi ha le sue frecce divine, ma la questione resta nelle mani della pietà del sovrano».

Yao sostenne il digiuno per tre giorni e condusse contemporaneamente sacrifici in offerta al Cielo e alla Terra. Hou Yi fece un pellegrinaggio sul monte Kunlun dove pregò devotamente il Cielo e supplicò i soli di risparmiare la terra.

I soli non si arresero e Hou Yi fu costretto a usare il suo arco.  Abbatté nove soli, e così la temperatura scese e il clima tornò normale.

 

Articolo in inglese: Legendary Foundations of Chinese Civilization: The Virtue of Emperor Yao

 
Articoli correlati