Il documentario “Lettera da Masanjia” commuove il pubblico canadese

Il pluripremiato documentario Lettera da Masanjia è una storia realmente accaduta in Cina. Racconta lo straordinario coraggio di un uomo rinchiuso in un campo di lavoro forzato e della sua forte speranza, nonostante gli orrori vissuti mentre era prigioniero.

Il pubblico è rimasto profondamente colpito dalle sofferenze patite nei campi di lavoro cinesi, sofferenze che sono dietro  a produzione di beni destinati agli scaffali dei negozi nei Paesi occidentali, Europa e Nord America inclusi.

«Questo è stato il film più difficile che io abbia mai realizzato finora», ha dichiarato il regista Leon Lee dopo la proiezione, conclusa con una standing ovation.

«Non solo non potevo andare in Cina a causa dei film prodotti in precedenza, ma il protagonista, Sun Yi non sapeva come usare la telecamera. Siamo riusciti a portare a termine il progetto principalmente via Skype. Ma in realtà è stato il coraggio di quest’uomo, la sua determinazione, a rendere possibile questo film», ha spiegato Lee.

Leon Lee, regista del pluripremiato documentario Lettera da Masanjia, parla al pubblico al termine della proiezione al ByTowne Cinema di Ottawa, il 3 settembre 2018. (Jonathan Ren / NTD Television)

Sun Yi, il protagonista del film è un praticante del Falun Gong, una pratica spirituale duramente perseguitata dal 1999 dal regime cinese. Il Falun Gong, chiamato anche Falun Dafa, è un’antica via spirituale per la mente e il corpo, e comprende i principi universali di Verità, Compassione e Tolleranza, e la pratica di cinque esercizi di meditazione semplici e pacifici. Nel 1999 vi erano tra i 70 e i 100 milioni di praticanti, ma questa crescente popolarità innescò il timore e la gelosia dell’allora dittatore cinese Jiang Zemin. Fu sua la decisione di dare il via a una violenta campagna persecutoria su scala nazionale, ancora oggi in atto.

Nel documentario viene mostrato il campo di lavoro di Masanjia, nel nord-est della Cina. Sun vi è stato imprigionato per due anni e mezzo dal 2008 al 2010, arrestato per non aver rinunciato a praticare il Falun Gong. I detenuti erano costretti a lavorare 15 ore al giorno, torturati e maltrattati dalle guardie.

Il peggiore campo di lavoro in Cina

Il film inizia con una lettera scritta da Sun in cui chiede aiuto, nascosta in un kit di decorazioni per Halloween. La lettera viene poi trovata nel 2012 da Keith Julie, residente in Oregon, la quale aveva acquistato il kit presso una catena di grandi magazzini americani.

Sun Yi, insieme a Julie Keith, la donna che ha trovato la sua lettera in Oregon. (Per gentile concessione di Flying Cloud Productions)

Quando Keith diffuse la lettera di Sun, il caso attirò l’attenzione internazionale verso il sistema cinese di “rieducazione attraverso il lavoro”: nella pratica si tratta di oltre 300 campi di lavoro forzato in cui le persone vengono detenute illegalmente. Nel 2013 le numerose critiche dirette verso la Cina portarono il regime cinese a dichiarare che il sistema sarebbe stato abolito entro la fine dell’anno.

Leon Lee conosceva Masanjia come “il peggiore campo di lavoro in Cina” e riuscì a rintracciare Sun dopo una ricerca durata tre anni. Sun aveva visto i precedenti film di Lee sui diritti umani in Cina e si fidava di Lee: realizzare un film sarebbe stata una occasione per raccontare la sua storia così da «esporre la malvagità del campo di lavoro di Masanjia».

Sun Yi mentre scrive la richiesta di aiuto all’interno del campo di lavoro di Masanjia. (Per gentile concessione di Flying Cloud Productions)

Lee insegnò a Sun come usare una videocamera e come filmare di nascosto ciò che accadeva.  La produzione ha poi usato animazioni per ricreare le realtà all’interno del campo di Masanjia.

Il coraggio delle persone

«Molto commovente, molto potente. Ti fa vedere quanto possano essere coraggiose le persone», il commento di Lorrie Heron, dopo aver visto il film. «È incredibile quello che [Sun Yi]  abbia passato e come sia sopravvissuto. Mi ha colpito la sua dedizione nel far conoscere la verità. Quello che mi sconvolge di più è che Sun sia solamente una delle tante persone che soffrono così. Non è giusto».

Ha aggiunto di essere molto amareggiata dal momento che anche lei ha decorazioni simili a quelle che Sun Yi è stato costretto a produrre. «Tante persone le hanno», ha detto. «Non sai da dove vengono».

Le sorelle Lorrie (sinistra) e Judy Heron hanno partecipato alla proiezione di Lettera da Masanjia al ByTowne Cinema di Ottawa, il 3 settembre 2018. (Jonathan Ren / NTD Television)

«Spero che altre persone possano vedere il film», ha detto Jean Good. «Così da spargere la voce… non molte persone sanno cosa sta succedendo in Cina».

«Come canadesi, diamo molte cose per scontato, come la nostra libertà», ha detto Mike Chen. «Sun Yi è stato davvero coraggioso a raccontare la sua storia: è stata dura per la sua famiglia e ha sacrificato così tanto per quello in cui crede».

Nonostante la storia sia straziante, il film ritrae la grande calma e la determinazione pacifica di Sun Yi, mostrando la sua benevolenza, perfino verso i suoi torturatori.

Nel film si racconta anche la storia di Jiang Tianyong, l’avvocato di Sun Yi, arrestato nel novembre 2016 e condannato a due anni di carcere. Lee ha commentato che Jiang è stato di recente condannato a 2 anni di carcere e che sia stato costretto ad assumere delle sostanze che gli hanno causato perdita della memoria.

«Questa è una tattica usata regolarmente dal regime cinese: quando gli avvocati escono dal carcere non sono in grado di continuare il loro lavoro».

Una letttera per il rilascio di Sun Qian

Nonostante i continui abusi dei diritti umani in Cina, «[il film mostra] la forza congiunta di Sun Yi e Julie Keith nel porre fine al sistema dei campi di lavoro», ha dichiarato Lee.

Entrambi hanno perseverato di fronte alle difficoltà per portare alla luce la storia di Sun. «La morale della storia, almeno per me, è che [quando si è testimoni di una ingiustizia], agire al riguardo può portare effetti difficili da immaginare, indipendemente da quanto piccola l’azione possa essere».

Sun Qian, una praticante della Falun Dafa detenuta illegalmente in Cina dal febbraio 2017, in una foto non datata. (The Epoch Times / Handout)

Considerando il potere della lettera scritta da Sun, Lee ha incoraggiato  il pubblico canadese a scrivere al Primo ministro Justin Trudeau, per fare pressione sulle autorità cinesi per il rilascio di  Sun Qian, una cittadina canadese e praticante del Falun Gong detenuta in Cina dal febbraio 2017. Tra gli abusi  da lei subiti Lee ha parlato di come sia stata ammanettata a una sedia d’acciaio e che le hanno spruzzato del pepe in volto.

«Nel corso degli anni, penso che il Falun Gong sia il gruppo più perseguitato in Cina», ha detto Lee.

David Kilgour, ex Segretario di Stato canadese per l’Asia-Pacifico, ha partecipato alla proiezione di Lettera da Masanjia al ByTowne Cinema di Ottawa, il 3 settembre 2018. (Jonathan Ren / NTD Television)

«Questo tipo di film avrà un enorme impatto sulle persone», ha detto David Kilgour, ex Segretario di Stato canadese per l’Asia-Pacifico. «Dovrebbe essere visto da tutti i parlamentari e senatori».

Kilgour, insieme a David Matas, un avvocato per i diritti umani, ha scritto numerosi libri sulle indagini relative al prelievo forzato di organi da prigionieri di coscienza in Cina. I due, candidati al premio Nobel, sono stati anche protagonisti di un altro film di Lee, Human Harvest, che ha vinto il prestigioso premio Peabody Award.

Lee auspica che il pubblico possa comprendere la storia del popolo cinese attraverso la vicenda di Sun Yi. «Il vero spirito cinese è quello che vediamo in Sun Yi».

Il film si conclude con il commento di Sun Yi: sebbene milioni di persone in Cina siano ancora perseguitate, «alla fine, la giustizia prevarrà».

La proiezione del documentario Lettera da Masanjia al ByTowne Cinema, il 3 settembre 2018. (Jonathan Ren / NTD Television)

Articolo originale: ‘Letter from Masanjia’ Moves Ottawa Audience to Tears

 
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