Homo Naledi, si arrampicava sugli alberi ma usava anche fuoco e strumenti

L’Homo Naledi, nuova specie ominide rivelata nei mesi scorsi, era capace sia di camminare eretto che di arrampicarsi agilmente sugli alberi. Lo rivelano gli scienziati che ne hanno studiato le mani.

Lo studio ha anche rivelato che l’ominide era capace di utilizzare strumenti in pietra e di afferrare saldamente gli oggetti, ma le ossa delle sue dita erano più ricurve rispetto alle altre specie ominidi note, suggerendo che le mani venissero utilizzate soprattutto per arrampicarsi sui rami degli alberi.

Tuttavia l’Homo Naledi non è l’anello mancante tra scimmia e uomo che gli scienziati cercano da sempre senza aver mai trovato. Piuttosto, il Naledi sembra far parte di un ramo parallelo della storia umana e non sembra essere legato all’Homo Sapiens (la nostra specie) né all’Homo Neanderthalensis. Gli scienziati tendono comiunque a pensare che queste varie specie di Homo abbiano tutte un antenato comune, sebbene di questa teoria manchino ancora le prove.

Ciò che rende unico l’Homo Naledi, oltre alla quantità di individui (almeno 15) ritrovati tutti in un luogo, è il suo mix di attributi primitivi ed evoluti. Un cervello piccolo, da un parte, ma anche capacità di utilizzare strumenti e addirittura la possibilità che avesse l’abitudine di seppellire i propri morti: un tipo di comportamento ritenuto molto evoluto e quasi in contrasto con la sua datazione, che attualmente è collocata a pochi milioni di anni fa, sebbene i ricercatori stiano ancora conducendo degli studi a riguardo.

Infine, è plausibile che l’Homo Naledi utilizzasse il fuoco. Il che spiegherebbe in parte come abbia fatto a depositare sistematicamente i propri defunti nella caverna piena di tunnel strettissimi in cui i ricercatori li hanno ritrovati, riferiscono i ricercatori sul sito ufficiale dell’Università Wits. Gli scienziati ritengono infatti che l’accesso alla caverna sia sempre stato complicato come lo è oggi (le persone che hanno recuperato i fossili erano quasi tutte donne molto magre), cosa che spiega anche la ragione per cui le ossa si siano potute conservare così bene e non fossero state scoperte, finora.

 

 
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