Giro d’Italia, a Campitello vince Intxausti. Contador: «questo è il ciclismo»

Nell’ottava tappa Fiuggi-Campitello Matese, Beñat Intxausti della Movistar attacca da lontano, stacca i compagni di fuga nel finale, e tutto solo vince sul secondo arrivo in salita del 98esimo Giro d’Italia; mentre dietro è battaglia vera per la classifica generale, con scatti e controscatti di Fabio Aru e Ritchie Porte; ma Alberto Contador respinge gli attacchi e conserva la Maglia Rosa.

«Ero in fuga con ottimi corridori. Ci sono stati molti attacchi sulla salita finale, ma il mio è quello che ha avuto successo. Cercavo una vittoria di tappa e sapevo che oggi sarebbe stata una buona occasione», ha dichiarato il vincitore ai giornalisti dopo l’arrivo.

I QUATTRO ‘TENORI’

Nell’ultima salita l’Astana dimostra ancora la sua superiorità in questo Giro: gli uomini di Fabio Aru scandiscono il ritmo e iniziano l’inesorabile recupero sui fuggitivi. L’azione screma il gruppo, ma i migliori ci sono. Così, nel tratto più duro della salita, Fabio Aru ci prova: scatta per primo, forte e deciso; Alberto Contador risponde, riportando sotto anche Ritchie Porte e Rigoberto Uran che ritrova il colpo di pedale dei giorni migliori. I ‘tenori’ sono di nuovo quattro.

È un duro test per la spalla del pistolero, ancora dolorante, dopo la caduta nel finale della sesta tappa.

«Nella tappa di ieri avevo una spalla fuori posto, ero da quattro ore in sella e sapevo che dovevo ancora pedalare col vento contrario per altre quattro ore. Alla fine abbiamo corso più di 270 chilometri. In quel momento ho pensato: questo è il ciclismo.», ha dichiarato Contador in conferenza stampa. Però i suoi problemi ora sembrano altri; Infatti, come sull’Abetone, rimane senza compagni di squadra; forse la Tinkoff Saxo paga l’eccesso di zelo delle prime tappe e nessuno degli uomini in giallo è in grado di tenere i ritmi elevati in salita.

Per il sardo il problema è opposto: negli ultimi chilometri sono ancora tre i corridori in azzurro con il gruppo dei big, e tutti nella top ten della generale. Aru è marcato stretto dopo il suo tentativo, ma c’è spazio per lo scatto di Mikel Landa Meana, che ha il via libera dal suo capitano – Aru spiegherà dopo l’arrivo, intervistato dalla Rai, come fosse stato tutto pianificato. Landa, vuole vincere la tappa, rimonta forte sui fuggitivi e potrebbe anche puntare alla Maglia Rosa, ma manca l’aggancio con Intxausti e fallisce anche l’obiettivo della vittoria di tappa. Alla fine è secondo, ma risale al quinto posto della generale.

Mentre dietro continuano a studiarsi. Attacca per ultimo Richie Porte, per la prima volta allo scoperto in questo Giro, ma senza successo. Poi Aru, lanciato da Dario Cataldo, conquista in volata un quarto posto inutile per la classifica: gli abbuoni sono finiti. Invece il ‘Pistolero’ guadagna ancora due secondi in un traguardo volante: è una questione della mia maggiore esperienza, spiega nell’intervista dopogara a Raisport.

NONA TAPPA, ANCORA MONTAGNA

La nona tappa, la Benevento-San Giorgio del Sannio di 215 chilometri, con quasi quattro mila metri di dislivello è ancora il terreno ideale per attacchi da lontano. Però nel finale con gli strappi impegnativi del Passo di Serra, seguiti dalla ripida discesa che termina a cinque chilometri dall’arrivo, potrebbe riservare qualche sorpresa anche agli uomini di classifica.

 
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