File Ue, ciò che Elon Musk non ti dice sulla censura di Twitter

I ‘Twitter Files’ hanno rivelato numerosi contatti tra funzionari del governo Usa e Twitter e numerose richieste per la soppressione di profili o contenuti: in particolare, nel contesto di presunte ‘disinformazioni’ sul Covid-19. Ma ciò che non hanno rivelato è che vi era infatti un programma governativo formale esplicitamente dedicato a ‘Combattere la Disinformazione sul Covid-19’ in cui Twitter, come anche tutte le altre principali piattaforme di social media, erano registrate.

Come parte di tale programma, le piattaforme inviavano rapporti mensilmente (o ogni due mesi) al governo sui loro sforzi di censura. Di seguito un’immagine di un archivio dei rapporti del ‘Combattere la Disinformazione sul Covid-19’.

E non bisogna certo hackerare l’intranet del governo americano per trovarli. Basta guardare sul sito pubblico della Commissione Europea. 

I report sono disponibili qui. Prima che vi sia qualsivoglia dubbio che la questione del ‘Combattere la Disinformazione sul Covid-19’ è censura – ma come potrebbe esservi alcun dubbio? – il sito web della Commissione specifica che i report includono informazioni su «contenuto declassato e rimosso contenente informazioni false e/o ingannevoli che è probabile causi danni fisici o comprometta politiche della sanità pubblica».

Davvero, i report di Twitter, in particolare, includono dati non solo sui contenuti rimossi, ma anche delle aperte sospensioni di profili. È precisamente grazie ai dati che Twitter raccoglieva per soddisfare le aspettative dell’Ue che sappiamo che 11.230 profili sono stati sospesi sotto la Politica di Informazione Fuorviante sul Covid-19 recentemente interrotta di Twitter. Il grafico seguente, per esempio, è preso dall’ultimo report (marzo – aprile 2022) di Twitter all’Ue. Da notare che i dati sono ‘globali’, cioè Twitter stava riportando alla Commissione Europea la sua censura dei contenuti e profili in tutto il mondo, non solo nell’Ue.

Per essere chiari poi: è del tutto impossibile che Twitter non abbia avuto contatti con i funzionari dell’Ue riguardo al censurare il dissenso sul Covid-19, poiché l’Ue aveva un programma specificamente dedicato a questo e Twitter ne era parte. In più è decisamente impossibile che non continui ad avere contatti con i funzionari Ue sulla censura dei contenuti e della parola online più in generale.

Questo perché il programma dell’Ue per ‘Combattere la Disinformazione sul Covid-19’ era stato lanciato entro i parametri del suo più generico cosiddetto Codice delle Pratiche sulla Disinformazione. In base al Codice, Twitter e altre piattaforme online e motori di ricerca hanno assunto impegni per combattere – ovvero, opprimere – ciò che la Commissione Europea riteneva essere cattiva informazione o disinformazione.

Nel giugno dello scorso anno, è stato adottato un Codice delle Pratiche sulla Disinformazione ‘rinforzato’, che ha creato requisiti per report formalizzati per gli enti che hanno sottoscritto il Codice, come Twitter. Altri principali firmatari del Codice includono Google/YouTube, Meta/Facebook, Microsoft – che è il proprietario di LinkedIn – e TikTok.

In aggiunta, il Codice rinforzato ha creato una ‘task force permanente’ sulla disinformazione, alla quale tutti i firmatari devono partecipare ed è presieduta da nient’altri che la Commissione Europea stessa. La ‘task force’ include anche rappresentanti del servizio estero dell’Ue (Per maggiori dettagli, vedere la sezione IX del Codice, intitolata ‘Permanent Task-Force’).

E se non era abbastanza, nel settembre dell’anno scorso, l’Ue ha aperto un’’ambasciata digitale’ a San Francisco, precisamente in modo da essere vicina a Twitter e altre importanti compagnie tecnologiche americane. Per il momento, l’ambasciata pare che condivida lo spazio dell’ufficio con il consolato irlandese: significa che, con Google maps, è a 10 minuti di guida dalla sede di Twitter.

 

Così, è totalmente impossibile che Twitter non abbia avuto e non stia continuando ad avere contatti – davvero estensivi e regolari – con i funzionari dell’Ue sulla censura di contenuti e profili che la Commissione Europea considera ‘mis-’ o ‘disinformazione’. Ma non abbiamo sentito assolutamente nulla a riguardo nei ‘File di Twitter’.

Perché? La risposta è: perché la censura dell’Ue è davvero censura governativa; in altre parole, è censura che Twitter è tenuta a portare avanti a pena di sanzioni. Questa è la differenza tra la censura dell’Ue e quello che Elon Musk stesso ha denunciato come «censura di governo Usa». Quest’ultima è stata pari a sollecitazioni e richieste, ma non è stata mai obbligatoria e non potrebbe esserlo mai, grazie al Primo Emendamento e al fatto che non vi è stato mai alcun meccanismo di implementazione. Qualsiasi legge che creasse un tale meccanismo di applicazione sarebbe stata ovviamente incostituzionale. Dunque, Twitter potrebbe rispondere sempre no.

Ma fino a quando vuole rimanere nel mercato europeo, Twitter non può rispondere no alle richieste della Commissione Europea. Come discusso nel mio precedente articolo qui, il meccanismo di esecuzione che rende il Codice delle Pratiche obbligatorio è il Digital Services Act (Dsa) dell’Ue. Il Dsa dà alla Commissione Europea il potere di imporre sanzioni fino al 6 percento del fatturato globale sulle piattaforme che trova essere in violazione del Codice: n.b. fatturato globale, non solo quello nel mercato europeo!

La Commissione non si è vergognata dal ricordare a Twitter e le altre compagnie tecnologiche di questa minaccia, tanto da postare il seguente tweet lo scorso giugno, il giorno stesso che il Codice di Pratica ‘rinforzato’ è stato annunciato.

 

 

Questo era addirittura prima che il Dsa fosse stato adottato dal Parlamento Europeo! Ma il Dsa è stata la spada di Damocle sospesa sopra le teste di Twitter e delle altre piattaforme online negli ultimi due anni e ora è legge. Un tempo designata come una ‘piattaforma online molto ampia’ dalla Commissione – il che è inevitabile nel suo caso – Twitter avrà 4 mesi per dimostrare conformità, come il seguente programma del Dsa rende chiaro.

Inoltre, il potere di applicare sanzioni finanziarie non è solo un’esecuzione a livello straordinario che il Dsa concede alla Commissione. Alla Commissione è dato anche il potere di condurre ispezioni senza mandato di locali aziendali, sigillandole per la durata dell’ispezione e ottenendo l’accesso a qualsivoglia ‘libri o registri’ che desidera. (Vedi Articolo 69 del DSA qui). Tali ispezioni, che sono state usate in precedenza nel contesto della legge sulla competizione Ue, sono curiosamente conosciute come ‘incursioni all’alba’. (Vedi qui, per esempio).

Questo è il motivo per cui Elon Musk e i ‘File di Twitter’ sono così prolissi sulla presunta ‘censura del governo Usa’ e così volenterosi di ‘pubblicare’ le comunicazioni private dei funzionari del governo Usa, ma sono rimasti opportunamente in silenzio sulle richieste di censura Ue e non hanno pubblicato le comunicazioni private di nessuno dei funzionari o rappresentati Ue. Elon Musk è tenuto ostaggio dall’Unione Europea e nessun ostaggio sano di mente farebbe qualcosa per irritare i suoi sequestratori.

Lontano da ogni segno di sfida del Codice e del Dsa, ciò che ci arriva da Elon Musk sono ripetute promesse di fedeltà: come il seguente tweet che ha postato dopo essersi incontrato con il Commissario per il Mercato Interno Ue Thierry Breton a gennaio. 

 

E se Musk dovesse avere alcun dubbio su ciò che gli è necessario fare per soddisfare i requisiti dell’Ue, l’aiuto è sempre a portata di mano, proprio a soli 10 minuti. Visto che l’‘ambasciatore digitale’ dell’Ue Gerard de Graaf, è uno degli autori del Dsa.

Ma se Elon Musk è così intimorito di indispettire l’Ue, allora perché ha ripristinato i profili di così tanti dissidenti del Covid-19? Non era quello un atto di sfida dell’Ue e in particolare del suo programma di ‘Combattere la Disinformazione sul Covid-19’?

Beh, no, non lo era.

In primis, si dovrebbe ricordare che Musk ha promesso originariamente un’’amnistia generale’ di tutti i profili sospesi. Come discusso nel mio precedente articolo qui, ciò ha presto attirato un pubblico e severo rimprovero da nient’altri che Thierry Breton e Musk ha fallito nel seguire le indicazioni. Invece, in accordo con le richieste di Breton, vi è stato un ripristino caso per caso di profili selezionati, che di recente si è rallentato in un gocciolio.

@OpenVaet, il cui account Twitter rimane sospeso, ha mantenuto un parziale inventario di profili Twitter sospesi. Al tempo della stesura di questo articolo, solo 99 dei 215 account nel campione, ovvero circa il 46 percento, sono stati restaurati (Vedi il foglio di calcolo di @OpenVaet sugli account ancora sospesi e quelli ripristinati qui). Supponendo che il campione sia adeguatamente rappresentativo, ciò vorrebbe dire che oltre 6.000 account in tutto sono ancora sospesi.

E questo per non dire nulla di una più insidiosa forma di censura che è il ‘filtro sulla visibilità’ o la ‘sospensione silenziosa’. Come da motto «Libertà di parola non è libertà di esposizione», Elon Musk non ha mai negato che Twitter avrebbe continuato impegnarsi in quest’ultima pratica. Molti dei dissidenti sul Covid-19 che sono tornati hanno notato una curiosa mancanza di coinvolgimento, portandoli a domandarsi se i loro profili non fossero ancora infatti soggetti a inaspettate misure speciali.

Ma, secondariamente e più sul punto, si dia un’altra occhiata all’archivio dei report sul ‘Combattere la Disinformazione sul Covid-19’ illustrati sopra. Quello è l’archivio completo. I report di marzo-aprile 2022 sono la raccolta finale dei report. Lo scorso giugno, come osservato qui, la Commissione Europea ha interrotto il programma, avvolgendo i report sulla ‘disinformazione’ sul Covid-19 nei più generali requisiti di segnalazione stabiliti sotto il Codice di Pratica sulla Disinformazione ‘rinforzato’.

A questo punto, molte delle più onerose misure sul Covid-19 nell’Ue, tra cui i ‘passaporti vaccinali’, erano state già terminate e la maggior parte delle rimanenti sono state gradualmente ritirate da allora. Elon Musk dunque ha consentito il ritorno di (alcuni) dissidenti sul Covid-19 su Twitter quando, almeno in Europa, non c’era quasi nessuna politica pubblica da cui dissentire oramai.

Ma il regime della censura Ue come tale è tuttora molto presente e la censura non è in alcun modo finita, su Twitter. Tanto che la stessa notte delle elezioni brasiliane del 30 ottobre, Twitter stava già censurando le notizie locali di frodi sulle elezioni. Le famose etichette di avvertenza sugli ‘inganni’ che una volta erano usate per mettere in quarantena le notizie sui danni da vaccino ora hanno fatto una ricomparsa, insistendo che secondo ‘esperti’ innominati, le elezioni del Brasile erano ‘garantite e sicure’. (Per alcuni esempi, guarda il mio thread qui).

Che sarà l’integrità/frode elettorale in Paesi d’interesse, la guerra in Ucraina o la ‘prossima pandemia’ per la quale l’Ue sta già riservando quantità adeguate di vaccini mRNA, si può stare tranquilli che l’Europa non mancherà di nuove tematiche di ‘disinformazione’ che richiedono censura e che Elon Musk e Twitter conseguiranno, obbligati.

Che questa censura prenda la forma di palesi sospensioni e rimozioni di contenuti o di contenuti ‘declassati’ e di ‘filtri sulla visibilità’ dei profili è una questione secondaria. La Commissione Europea sarà in grado di progettare tali dettagli con Twitter e altre piattaforme.

Il Dsa richiede in più alle piattaforme di garantire alla Commissione l’accesso ai loro back office, compreso, come Thierry Breton trionfalmente ricorda in un blog post qui. «La ‘scatola nera’ degli algoritmi che sono al cuore dei sistemi delle piattaforme». Come si tiene presente nel sito web della Commissione, la Commissione sta anche instaurando un Centro Europeo per la Trasparenza sugli Algoritmi, in modo da essere in grado di svolgere meglio il suo ruolo di ‘supervisione’ a questo riguardo.

Inutile dirlo: tale ‘trasparenza’ non si estende ai soli utenti. Per noi, la funzione degli algoritmi delle piattaforme rimarrà una ‘scatola nera’. Ma la Commissione sarà capace di conoscere tutto a suo riguardo e di richiedere modifiche per assicurare conformità con i requisiti dell’Ue.

 

Dal Brownstone Institute

I punti di vista espressi in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente i punti di vista di Epoch Times.

Articolo inglese: The EU Files: What Elon Musk Is Not Telling You About Twitter Censorship

NEWSLETTER
*Epoch Times Italia*
 
Articoli correlati