18 esplosioni nel sud della Cina: davvero un uomo ha fatto tutto da solo?

Lo scorso 30 settembre, a quanto è noto, ci sono state 18 esplosioni nella regione autonoma di Guangxi, situata nel sudest della Cina. Le esplosioni hanno sfasciato veicoli, fatto cedere un blocco residenziale e mandato in frantumi le finestre di diversi negozi e del palazzo del governo locale. Secondo i media statali sono morte 10 persone e 51 sono rimaste ferite.

Nel giro di poche ore, la polizia cinese ha dichiarato l’esplosione dolosa, ma non un atto di terrorismo. Hanno identificato soltanto un sospetto, uno scavatore 33enne chiamato Wei Yinyong, e hanno pubblicato i suoi dettagli personali.

Due giorni dopo, la polizia ha dichiarato che Wei «è morto sulla scena dell’esplosione», secondo i test del Dna. Wei era soltanto l’ennesimo cittadino aigtato – secondo quanto detto dalla polizia – che aveva litigato con gli abitanti vicini, con le «unità rilevanti» nel posto di lavoro, e che esprimeva la sua rabbia verso il governo locale tramite i suoi messaggi nei social media cinesi.

La polizia ha spiegato che le esplosioni sono state causate da delle bombe che Wei avrebbe o spedito tramite dei pacchi, o sincronizzato personalmente perché esplodessero presso diverse località pubbliche nella contea Liucheng e nella città vicina di Liuzhou.

Nel frattempo, i censori cinesi hanno garantito quasi un totale blackout di notizie a riguardo. I post e le foto sull’esplosione sono stati rapidamente cancellati dai social media. Il dipartimento di propaganda del regime comunista ha ordinato ai media locali di non mandare dei giornalisti a coprire l’incidente, ma piuttosto di utilizzare i dispacci in arrivo dal portavoce statale, la Xinhua News Agency, secondo una dichiarazione ufficiale trapelata su Internet.

L’idea che uno scavatore abbia lanciato gli attacchi è plausibile. A volte gli scavatori vengono addestrati nell’utilizzo degli esplosivi, ed è anche possibile che Wei abbia ottenuto l’esplosivo da un posto di lavoro.

Ma Wei Yinyong potrebbe non aver agito da solo. Un uomo delle consegne, il signor Kuang, è stato contattato da Wei per consegnare due pacchi che si sono poi rivelati delle bombe. Kuang ha detto al tabloid cinese Southern Metropolis Daily di essere stato incaricato di contattare Wei una volta arrivato alla destinazione di consegna.

Dopo che Kuang ha chiamato e ha parlato con un altro Wei, che aveva un accento diverso da quello di Wei Yinyong, uno dei pacchi è esploso, strappandogli due dita ma senza ucciderlo. L’articolo del Southern Metropolis Daily è stato rimosso dal sito web poco dopo essere stato pubblicato.

Sulla base dei pochi dettagli a riguardo di chi vi sia dietro l’attentato, della pesante censura e del facile modo con cui la polizia cinese è arrivata a una conclusione, ci potrebbe essere di più dietro tutto ciò.

Le autorità cinesi hanno già escluso il terrorismo che, sotto la sua ampia definizione, avrebbe potuto far pensare o a un individuo mentalmente disturbato, oppure a una fazione politica o militare all’interno del Partito Comunista Cinese.

Dopo l’esplosione di un deposito chimico della forza di 21 tonnellate di dinamite nella città portuale settentrionale di Tianjin, una delle prime risposte del leader del Partito Xi Jinping è stata quella di vedere se dietro i fatti ci fosse una fazione politica rivale, guidata dall’ex leader del Partito Jiang Zemin.

La possibilità di lotte politiche è stata menzionata da alcuni analisti cinesi, i quali sostengono che Jiang Zemin sia dietro tutto ciò, ed è probabile che gli stessi sospetti vengano sollevati da alcuni membri d’élite del Partito.

Articolo in inglese: ‘In Southern China Bombing, Suspicions Point to Familiar Culprit

 
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