È giusto nascondere le proprie emozioni negative ai figli?

Molti genitori preferiscono non esternare le proprie emozioni davanti ai figli. Ma è proprio la cosa giusta da fare? È corretto manifestare apertamente la propria aracnofobia o la rabbia nei confronti del proprio capo? Sebbene questo sia un argomento piuttosto complesso, nel campo della psicologia cominciano a emergere alcune certezze.

Diversi genitori temono che mostrare le proprie emozioni negative ai bambini possa farli soffrire. Ad esempio, il bambino potrebbe finire per incolpare se stesso, o più semplicemente potrebbe assorbire quell’emozione negativa. In effetti, questo tipo di preoccupazione ha le sua fondamenta: il fenomeno del ‘contagio emotivo’ è reale, e infatti un recente studio ha scoperto che i genitori possono trasmettere ai propri figli la paura del dentista.

D’altro canto, molti ritengono che bisognerebbe essere veritieri con i bambini, e che osservare un genitore che combatte e infine supera le emozioni negative possa essere benefico per lo sviluppo: assistere a scene del genere potrebbe forse aiutare il bambino a imparare a dominare le proprie emozioni in futuro.

La problematicità della repressione

Ci sono tre principali possibilità da considerare, in relazione al manifestare o meno le proprie emozioni davanti ai bambini: si possono nascondere le emozioni, mostrarle senza limitazioni, o parlarne. L’occultamento delle emozioni consiste nel nascondere le manifestazioni esteriori delle emozioni. Sfortunatamente, però, non funziona bene: occultare l’emozione fa infatti aumentare la pressione sanguigna e il coinvolgimento psicologico. Gli osservatori noteranno il disagio nonostante le dissimulazioni, e proveranno a loro volta una sensazione di disagio. Uno studio recente ha anche scoperto che quando i genitori provano emozioni negative (come rabbia o risentimento) e cercano di nasconderle ai propri figli, la qualità della loro relazione cala, e contemporaneamente diminuisce anche la ricettività nei confronti dei bisogni del bambino.

Infatti, persino i neonati sono molto attenti al tenore delle interazioni con i propri genitori, e se le interazioni si ‘raffreddano’, i neonati lo trovano difficile da sopportare. Questo fatto è illustrato chiaramente dal famoso esperimento del ‘volto immobile’, in cui il genitore mantiene appositamente un’espressione immobile e distaccata per un breve periodo di tempo. Il che genera puntualmente un malessere, anche nei bambini molto piccoli, che sono evidentemente a disagio di fronte a un genitore dal ‘volto immobile’. I bambini, quindi, cercano in ogni modo di far tornare il genitore a interagire con loro.

D’altra parte anche esprimere senza limiti rabbia e tristezza non aiuta i propri figli. Per ‘senza limiti’ si intende manifestare emozioni molto intense senza tentare di regolarle o controllarle. Urlare, rompere oggetti, o maledire qualcuno perché ci ha fatto arrabbiare sono tutti esempi validi. Nel caso della paura del dentista, manifestare le proprie emozioni senza limiti vuol dire agire come se gli studi dentistici fossero realmente dei posti pericolosi, invece di dire: «So di avere questa fobia, ma sto cercando di superarla».

La via di mezzo

Quindi, se l’occultamento estremo non va bene, e non va bene nemmeno l’espressione senza limiti, qual è la via di mezzo? Consiste nel parlare delle emozioni, affrontarle, e mostrare ai propri figli che si sta cercando di superarle. Diversi studi hanno scoperto che i bambini di sei anni hanno una migliore comprensione e percezione delle emozioni se le madri ne hanno parlato con loro quando avevano tre anni. In effetti più le madri ne hanno parlato, migliori sono stati i risultati.

Questa situazione mi fa sentire…..” (Dragon Images/shutterstock)

In un altro studio le madri hanno preso nota delle espressioni emotive che hanno manifestato davanti ai propri figli in età prescolastica, inclusi dettagli su come le hanno affrontate e spiegate ai bambini. Alla fine è risultato che i figli delle mamme che hanno provato più tristezza e ansia hanno sviluppato una migliore conoscenza delle emozioni, secondo quanto affermato dai loro insegnanti. E nei casi in cui le madri hanno spiegato le ragioni che stavano dietro la loro tristezza, il comportamento sociale dei bambini è risultato essere ancora migliore. Verosimilmente lo stesso discorso è valido anche per i papà (gli studi sul ruolo dei genitori sono stati però condotti principalmente sulle mamme).

Come trovare il giusto equilibrio a casa?

Si considerino tre ipotetici scenari:

1. Il genitore è molto triste e va a piangere in un’altra stanza. Il bambino avverte che qualcosa non va, ma non sa cosa sia.
2. Il genitore è triste e non riesce a smettere di piangere di fronte al figlio.
3. Il genitore è molto triste e versa qualche lacrima; poi spiega al figlio di essere molto stanco e di aver avuto una brutta giornata, ma che questo non ha nulla a che fare con lui. Gli spiega che intende sedersi, rilassarsi e parlare al telefono con un amico, e che presto si sentirà meglio.

Solo il terzo scenario fornisce al bambino la possibilità di imparare qualcosa sulle emozioni e su come affrontarle. I ricercatori si riferiscono a questo caso facendo notare che il genitore si comporta da ‘coach emotivo’. In questo genere di rapporto, le emozioni negative vengono viste come un’opportunità per il bambino di imparare a risolvere i problemi.

Quindi, i genitori non dovrebbero nascondere le proprie emozioni, e nemmeno manifestarle senza limiti. Dovrebbero parlarne apertamente con i figli, specialmente in riferimento alle cause del malessere e a come stiano provando a superarlo.

E, per concludere, un piccolo consiglio: spiegare le proprie emozioni ai figli potrebbe aiutarli, ma potrebbe essere d’aiuto anche ai genitori, poiché i bambini sono straordinariamente compassionevoli e spesso offrono consigli che fanno sorridere anche nei momenti più difficili.

 

John Lambie è una professoressa di psicologia presso l’università Anglia Ruskin in Gran Bretagna. Quest’articolo è stato pubblicato dal The Conversation.

Articolo inglese: Should You Hide Negative Emotions From Children?

 
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