Come gli psicologi gestiscono ufficialmente le questioni spirituali: i credenti sono tutti pazzi?

L’universo è pieno di misteri che sfidano le nostre conoscenze. Nella sezione ‘Ai confini della realtà: Viaggio nei misteri della Scienza’ Epoch Times raccoglie storie che riguardano questi strani fenomeni per stimolare l’immaginazione e aprire possibilità ignote. Se siano vere o no, sei tu a deciderlo.

Se qualcuno è pazzo o no può essere determinato ufficialmente tramite un manuale ampiamente utilizzato per diagnosticare le malattie mentali. Nel corso degli anni, questa ‘Bibbia’ degli psichiatri è stata oggetto di molte discussioni e già molto prima che fosse scritta, i filosofi avevano riflettuto sul modo di distinguere la verità dall’illusione.

Se tutti gli psicologi dovessero considerare l’estrema prospettiva materialista ed etichettare come illusione qualunque credenza appartenente a un lato spirituale dell’esistenza, i cristiani, gli ebrei, i musulmani e i buddisti potrebbero tutti allo stesso modo essere considerati malati di mente. In pochi sosterrebbero che tutte le persone con delle credenze spirituali sono gravemente malate di mente. Ma che dire di un credente che sostiene di aver direttamente percepito questo regno spirituale? O che dire di una credente che afferma di aver parlato con degli esseri celesti?

Uno psicologo che crede nella realtà spirituale è meno probabile che diagnosticherà queste persone come malati mentali. Tuttavia, un inflessibile materialista potrebbe sostenere che queste esperienze sono allucinazioni e sintomi di un grave disturbo mentale.

Il manuale utilizzato per diagnosticare le malattie mentali, ovvero il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Dsm) include la categoria ‘Problema religioso o spirituale’. La descrizione nella quinta edizione uscita nel 2013 del Dsm recita: «Gli esempi includono esperienze dolorose che coinvolgono la perdita o l’interrogativo della fede, i problemi associati alla conversione verso una nuova fede, oppure mettono in discussione quei valori spirituali che potrebbero non necessariamente essere correlati a una chiesa organizzata o a un’istituzione religiosa».

UNA CATEGORIA ‘ANNACQUATA’

L’inclusione di questa categoria nel 1994 è il risultato degli sforzi del dottor Robert Turner e del dottor Francesco Liu dell’Università della California di San Francisco. Tuttavia il loro successo è stato parziale. Avrebbero voluto realizzare nel Dsm una categoria ben più ampia denominata ‘manifestazione spirituale’.

La manifestazione spirituale è stata definita dallo psichiatra Stanislav Grof e da sua moglie Christina nel loro libro del 1990 The Stormy search for the self [La turbolenta ricerca del sé, ndt]: «In termini più generali, la manifestazione spirituale può essere definita come il passaggio di un individuo verso un modo di essere più espansivo che comporta un miglioramento della salute emotiva e psicosomatica, una maggiore libertà di scelte personali e il senso di una più profonda connessione con altre persone, con la natura e con il cosmo. Una parte importante di questo sviluppo è una crescente consapevolezza della dimensione spirituale nella propria vita e nello schema universale delle cose… Tuttavia, quando la manifestazione spirituale è molto rapida e drammatica questo processo naturale può trasformarsi in depressione e la manifestazione spirituale diviene in tal caso un’emergenza spirituale».

Le emergenze spirituali includono esperienze di pre-morte, aperture psichiche, ricordi di vite passate, possessioni o canalizzazioni spirituali e altro ancora.

Lo psicologo Brian Sackett ha affermato in una mail a Epoch Times che la categoria del ‘Problema religioso o spirituale’ è una «categoria molto annacquata». Ha spiegato che si tratta di un codice ‘V’ e questi codici non sono delle categorie diagnostiche ma descrivono soltanto quelle questioni che possono influenzare la diagnosi.

Ha detto: «Questo è un piccolo passo nella giusta direzione, ma non fornisce ai medici informazioni a sufficienza attestanti che ci siano persone che sperimentano una manifestazione spirituale e per aiutare i professionisti della salute mentale a differenziare questa da altre categorie diagnostiche che includono il pensiero psicotico. Il risultato è che ci sono ancora molte persone che vengono diagnosticate erroneamente e trattate in modo improprio».

Il dottor Sackett ha detto che questo è un problema serio, in quanto i pazienti che avvertono una manifestazione spirituale sono spesso diagnosticati come schizofrenici o bipolari e impropriamente gli viene somministrato un trattamento per quelle condizioni.

Darlene B.Viggiano dell’Università Saybrook di San Francisco ha suggerito che, persino nel trattamento dei veri casi di schizofrenia, è possibile associare alla psicofarmacologia un approccio di manifestazione spirituale.

L’IMPATTO DELLA MANIFESTAZIONE SPIRITALE SULLA PSICOLOGIA

Nel 2010 Viggiano e il suo collega Stanley Krippner hanno analizzato lo sviluppo e l’utilizzo del modello di manifestazione spirituale sviluppato dai coniugi Grof.

Nel loro articolo ‘Il modello di manifestazione spirituale dei Groft: ha superato la prova del tempo?’ hanno scritto: «Il modello è usato raramente al di fuori di una ristretta cerchia di psicologi transpersonali e ha avuto un piccolo impatto evidente sulla psicologia tradizionale e sulla psichiatria. Tuttavia, ha cominciato ad avere un piccolo effetto diretto nella psicologia dello sviluppo».

Viggiano e Krippner hanno citato il lavoro di Karen E.Trueheart, che nel 2000 ha co-diretto lo Spiritual Emergence Network e ha formato degli studenti all’Istituto di Studi integrali della California per lavorare con la manifestazione spirituale. La dottoressa Trueheart e il suo team, utilizzando il modello dei Grof combinato agli approfondimenti sulla manifestazione spirituale del dottor David Lukoff dell’Università Saybrook, sono stati in grado «di differenziare quelle persone che stavano attraversando un processo di miglioramento e che potevano essere aiutate senza medicinali o senza un ricovero ospedaliero, da quelle che non lo erano».

La Trueheart ha detto: «Questo ci ha aiutato a discernere il loro livello di funzionamento e la loro capacità interiore di avere quell’esperienza».

Viggiano e Krippner hanno detto che l’istituzione medica ha bisogno di rimettersi in pari con la richiesta pubblica di un ulteriore riconoscimento – e trattamento – della manifestazione spirituale. Hanno sondato la domanda pubblica di informazioni sul tema analizzando le ricerche su internet.

A partire dal 2010, quando la loro ricerca è stata pubblicata, hanno rilevato che «sul motore di ricerca avanzata AltaVista, su 120 mila riscontri per il termine ‘manifestazione spirituale’ ben 109 mila erano riferiti solamente all’ultimo anno. Inoltre, utilizzando lo stesso termine di ricerca su Google, sono stati riscontrati 28 video. Tuttavia su PsycNet ci sono stati solo trenta riscontri e solo due sul sito di letteratura psichiatrica PubMed, il che potrebbe indicare che le comunità scientifiche e mediche non sono al passo con la domanda pubblica che è suggerita dalla presenza di tali fonti su internet».

Articolo in inglese: How Psychologists Officially Handle Spiritual Matters: Are Believers Delusional?

 
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