5 cose che il regime cinese vuol far credere sulla sua economia

In Cina, quando il regime desidera che la gente sappia qualcosa, non ha bisogno di tenere una conferenza stampa, come accade nel mondo occidentale. Ordina semplicemente al Quotidiano del Popolo o a un altro media portavoce cosa pubblicare e questi saranno lieti di accontentarlo. 

È quindi interessante vedere lo stesso Quotidiano del Popolo pubblicare un’intervista con un’ ‘autorevole insider’ che risponde alle ‘cinque domande più incalzanti sull’economia cinese’. 

Al di là del fatto che tale insider nella vita reale esista veramente, si potrebbe tranquillamente presumere che queste siano le cinque cose che il regime cinese vorrebbe far credere riguardo all’economia del Paese, che siano vere o no. 

Ma la cosa interessante è che l’attuale valutazione non è troppo lontana da uno sguardo obiettivo sull’economia cinese. Ciò che è discutibile è la capacità del regime di raggiungere gli obiettivi espressi dall’insider.

Risposta 1 – La crescita è ancora ragionevole: «I fondamenti dell’economia cinese sono solidi, dal momento che la Cina ha il più alto tasso di risparmio delle famiglie al mondo e il massimo spazio di manovra per la politica macroeconomica… A condizione che ci assicureremo che le tendenze economiche vengano accuratamente amministrate, non si manifesterà alcun problema serio». 

In sostanza questo è corretto, tuttavia alcuni analisti come Diana Choyleva, capo economista della società di consulenza britannica Lombard Street Research, sostiene che nel primo trimestre del 2015 l’economia si è in realtà contratta. È anche vero che la Cina, in qualità di regime autoritario, ha una maggior capacità di gestire («amministrare accuratamente») una potenziale crisi finanziaria («problema serio») rispetto alle economie più libere. 

Tuttavia, ciò che non è vero è che la crisi di gestione della Cina sarà a costo zero. «Quello che non possono fare è che fondamentalmente non possono rendere i progetti scadenti dei buoni progetti. Se si è costruito un blocco di edifici residenziali in mezzo al deserto e nessuno è voluto poi andarci a vivere, il denaro investito nel progetto sarà andato sprecato», ha detto Fraser Howie, autore del libro Red capitalism

Questo è legato all’alto tasso di risparmio delle famiglie, che l’insider sta lodando. Le persone sono state costrette a risparmiare a tassi d’interesse inferiori a quelli di mercato perché non ottengono alcun beneficio previdenziale o sanitario. Questi risparmi si sono riversati in prestiti bancari per numerosi progetti improduttivi.

«Limitando la crescita del reddito familiare e della produzione sovvenzionata, la Cina ha forzato l’aumento dei suoi tassi di risparmio a livelli sorprendentemente alti. In secondo luogo, limitando i modi in cui le famiglie cinesi potevano risparmiare, per lo più in forma di depositi bancari, Pechino ha potuto controllare la direzione verso cui fluivano questi risparmi. Infine Pechino ha controllato i tassi attivi e passivi, e li ha collocati molto al di sotto di qualsiasi livello ‘naturale’», scrive Michael Pettis, teorico economico e stratega finanziario di Pechino. 

Lavorare attraverso cattivi prestiti richiederà tempo e, come stima il ricercatore Richard Vague, potrebbe costare alla Cina ben venti anni di crescita modesta, in maniera simile al Giappone (almeno 25 anni). 

Sembra che l’insider non sia troppo preoccupato riguardo a una crescita lenta, e che piuttosto si sia concentrato sulle riforme e sull’abbandono del vecchio modello forte stimolo.

Risposta 2 – «La Cina dovrebbe concentrarsi sulla ricostruzione dell’economia, evitare preoccupazioni riguardo alla fluttuazione del tasso di crescita di uno o due punti percentuali e in nessun caso diventare così ansiosa da ricorrere a forti stimoli». 

Sul lungo termine ha aggiunto un terzo elemento:

Risposta 3 – «La Cina, allo stato attuale, se riuscirà a trasferire i risparmi su alcuni investimenti efficaci, questa sarà la chiave per stabilizzare la crescita economica», ha aggiunto. 

E questo è ciò che storicamente la Cina è stata incapace di fare; altrimenti non avrebbe dovuto preoccuparsi del peggioramento della bolla del debito

L’insider ritiene che la soluzione per trasformare la crescita degli investimenti guidati dall’economia in beni e servizi migliori per il consumatore, costituisca l’innovazione. Allo stato attuale, la Cina è nota più per copiare e rubare, piuttosto che innovare.

Risposta 4 – Il Quotidiano del Popolo scrive: «Gli attuali rischi economici sono ampiamente sotto controllo, ma dobbiamo mantenere un alto livello di vigilanza sui rischi legati all’elevato rapporto di indebitamento e alle bolle speculative». 

Da questo momento i rischi all’interno del sistema potrebbero essere sotto controllo. Tuttavia, come Richard Vague ha evidenziato nella sua ricerca, tutte le economie con un profilo simile in cui la crescita del debito privato è stata così elevata e precipitosa, hanno storicamente sofferto subito dopo sia di una crisi monetaria che bancaria. 

Ma le recenti azioni frenetiche della banca centrale mostrano che il regime è davvero preoccupato che la situazione gli sfugga di mano. 

L’insider è fiducioso che un eccesso di capacità produttiva nei settori come quello immobiliare, dal momento che stanno attraversando un ‘gravoso smaltimento’, possa essere gestito. Tuttavia, il settore immobiliare costituisce circa il 20 per cento dell’economia cinese e il regime sta già prendendo provvedimenti per ammortizzarne il deperimento. 

Alla domanda sulla politica macroeconomica in generale, l’insider ha ribadito l’attenzione sulla riforma:

Risposta 5 – «Questo non vuol dire che non vogliamo un Pil – quello di cui abbiamo bisogno è un Pil effettivo sostenuto dalla qualità». 

Considerata la portata dei problemi della Cina (debiti), possiamo solo augurare all’insider buona fortuna a questo riguardo. 

Articolo in inglese: ‘This Is What the Chinese Regime Wants You to Think About Its Economy

 
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