Cina, piano di riforma delle imprese statali minaccia quelle private

Le imprese statali cinesi, dovrebbero essere privatizzate, avere una proprietà mista oppure rimanere di proprietà dello Stato? Questa è una domanda rimasta nell’aria per diversi anni. Alla fine, il Comitato centrale del Partito Comunista Cinese e il Consiglio di Stato hanno pubblicato un documento ambiguo intitolato Guida all’approfondimento della riforma delle aziende di Stato.

Tra chi ha analizzato il documento, c’è chi sostiene che l’obiettivo della proposta di riforma delle aziende statali (Soe) sia quello di ampliarle e rafforzarle. Altri ritengono che il governo voglia promuovere la privatizzazione delle Soe sulla base di una libera economia di mercato.

La ragione della divergenza nelle interpretazioni può essere riscontrata nelle dichiarazioni contraddittorie contenute nel progetto di riforma.

LA PROPRIETÀ MISTA

L’introduzione del piano di riforma delle Soe evidenzia le ‘proprietà mista’ come l’obiettivo principale, richiedendo di «introdurre attivamente altro capitale di proprietà dello Stato o capitale non statale per realizzare un patrimonio netto diversificato. Il capitale di proprietà dello Stato può mantenere il controllo assoluto, il controllo relativo o la partecipazione al patrimonio netto, e può contribuire a promuovere le imprese per competere sul mercato».

Tuttavia, l’articolo II della proposta continua dicendo che «la proprietà pubblica occupa ancora la posizione dominante. Rappresenta il sistema economico di base ed è il fulcro del rafforzamento e dello sviluppo. L’economia non pubblica occupa una posizione subordinata».

Ne consegue che la definizione ‘proprietà mista’ sta a indicare che le imprese private possono acquistare le azioni delle aziende statali e diventare azioniste. Tuttavia, la maggior parte del patrimonio netto delle Soe è rappresentato dal capitale di proprietà statale. Le imprese private sono solo in una posizione subordinata e non hanno potere decisionale.

Al fine di evitare fraintendimenti, il media statale Xinhua News Agency ha pubblicato, dopo che il piano di riforma è stato divulgato, un articolo intitolato Dobbiamo opporci inequivocabilmente alla privatizzazione.

ORIENTAMENTO AL MERCATO

Il secondo punto più importante del progetto di riforma è quello di formare le aziende statali in «meccanismi operativi orientati al mercato» e di «rafforzare la leadership del Partito».

Il documento menziona l’orientamento al mercato 14 volte, dando l’impressione che sia il tema principale. Tuttavia, l’articolo XXIV afferma:

«Il Partito svolge pienamente il ruolo del nucleo politico delle Soe… Chiarisce lo status giuridico del Partito nella struttura della leadership aziendale delle imprese statali».

La regola de ‘Il Partito governa tutto’ costituiva l’orientamento politico ed economico sotto la direzione di Mao. Il segretario generale Zhao Ziyang aveva compiuto coscienziosi sforzi per separare la politica dagli affari e per porre la fine al controllo del Partito sulle imprese. Tuttavia, tutti questi sforzi sono stati spazzati via dopo Tienanmen nel 1989.

LA RIFORMA DELL’IMPRESA PRIVATA

Il terzo punto del progetto prevede che saranno tra i principali obiettivi della riforma anche le imprese private con «un grande potenziale di sviluppo e di crescita».

L’articolo XVIII della proposta afferma: «Favorire l’investimento del capitale statale nelle imprese private in vari modi […] attraverso un approccio orientato al mercato, facendo investimenti di capitale nelle imprese private con grande potenziale di sviluppo e di crescita in settori chiave, come i servizi pubblici, l’alta tecnologia, la protezione dell’ambiente e le industrie strategiche».

In altre parole, se si ha un’impresa privata con scarse prospettive, si può stare tranquilli che le aziende di Stato non investiranno su tale azienda. Tuttavia, se si ha un’impresa con buone prospettive di profitto e di mercato, le imprese statali verranno a bussare alla propria porta senza alcun invito. Vorranno acquisire una parte dell’azienda, e non si potrà impedirlo.

RAFFORZARE LE IMPRESE STATALI

Il tipo di imprese che un governo supporta riflette i suoi interessi principali. Nei Paesi democratici, creare lavoro è generalmente la considerazione primaria.

Secondo i dati ufficiali, le opportunità di lavoro nel settore privato della Cina hanno da tempo superato quelle delle aziende di Stato (Soe). Adesso, con il ritiro dei capitali stranieri, il governo dovrebbe incoraggiare lo sviluppo del settore privato e dare al tasso di occupazione una considerazione importante.

Perché, allora, le autorità cinesi vogliono espandere e rafforzare le aziende statali, che forniscono meno occupazione?

Tanto per cominciare, insieme alla crisi economica, il governo cinese si trova ad affrontare grandi difficoltà finanziarie. Secondo i dati ufficiali del 2012, il settore privato ha rappresentato solo il 13 per cento delle entrate fiscali, mentre le imprese statali ne hanno rappresentato il 70,3 per cento. Le esistenti fonti fiscali si stanno riducendo, e le aziende di Stato costituiscono un pilastro della finanza pubblica: ecco una ragione sufficiente a giustificare il loro sostegno da parte dello Stato.

In secondo luogo, il piano di riforma prevede che l’obiettivo generale finale sia quello di venire quotate sul mercato. Le Soe hanno attualmente tassi di indebitamento molto elevati e la fonte del debito è costituita principalmente dalle banche di proprietà statale. Questa relazione determina il fatto che se le Soe non vanno bene, allora le banche statali crollano. Negli ultimi venti anni, il principale approccio delle imprese statali per evitare che questo accadesse è stato quello di farsi quotare sul mercato per attrarre finanziamenti.

Tuttavia quest’anno questo tipo di approccio si è rivelato inefficace. Per cui il piano di riforma ha ripiegato su un’altra tattica: far sì che le aziende di Stato e le imprese private siano costituite da proprietà miste e spingerle a quotarsi in borsa.

PREOCCUPAZIONE RIGUARDO ALLA PROPRIETÀ MISTA

Ma le imprese private vogliono una proprietà mista? La società cinese ha acquisito familiarità con il concetto di proprietà mista dal 2014, tuttavia le imprese private non sono molto entusiaste a riguardo.

Tempo fa Wang Jianlin, presidente del Wanda Group, ha detto sul social media cinese Sina Weibo: «In una proprietà mista, l’impresa privata deve controllare le azioni o perlomeno averne un controllo relativo […] Se le aziende statali dovessero avere il controllo, vorrebbe dire che fornirei del denaro per assistere le aziende di Stato? Non sarei matto? Non posso farlo»

È molto evidente che le imprese private non vogliono la proprietà mista; tuttavia il governo è determinato a realizzarla.

Per calmare gli imprenditori privati e assicurarli che il governo non li inghiottirà, l’articolo XVI del piano di riforma afferma: «La riforma deve essere basata su leggi, regolamenti e procedure rigorose, ed essere aperta ed equa in modo da proteggere i diritti e i benefici di ogni investitore nella proprietà mista e da prevenire la perdita dei beni dello Stato».

Il problema è che il regime cinese ha sempre usato la legge come strumento per limitare le persone. Tutti gli imprenditori privati comprendono bene il significato di «mantenere la proprietà pubblica in una posizione dominante» e di «prevenire la perdita dei beni dello Stato».

Staremo a vedere se qualche impresa privata di successo riuscirà a evitare di venire inghiottita dalla propria controparte statale.

He Qinglian è un autrice ed economista cinese di primo piano. Attualmente vive negli Stati Uniti. Ha scritto ‘China pitfalls’, che tratta la corruzione nella riforma economica cinese degli anni 90, e ‘The fog of censorship: Media control in China’, che affronta il tema della manipolazione e del controllo della stampa.

Articolo in inglese: http://www.theepochtimes.com/n3/1776682-chinas-state-enterprise-reform-plan-threatens-private-business/

 
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