Cina, il debito dei governi locali sale a livelli critici

Di Shawn Lin; Cathy Yin-Garton

Il debito pubblico dei governi locali in Cina ha raggiunto un livello allarmante e il Partito Comunista Cinese (Pcc) ha fatto ricorso a frequenti emissioni di «obbligazioni speciali» per mitigare la crisi.

Secondo i documenti della China Bond Information Network, la provincia di Guizhou ha recentemente emesso «obbligazioni speciali di rifinanziamento». Si tratta della sesta emissione di obbligazioni di questo tipo da parte del governo provinciale negli ultimi sei mesi, per un totale di circa $36 miliardi di euro, a dimostrazione della continua lotta per la gestione del debito locale.

A differenza delle normali obbligazioni di rifinanziamento, in cui i fondi raccolti vengono utilizzati per rimborsare il capitale dei titoli di Stato in scadenza, i fondi raccolti dalle obbligazioni speciali di rifinanziamento vengono utilizzati per sostituire il debito locale implicito.

Dall’ottobre 2023, le autorità locali in tutta la Cina hanno emesso una serie di obbligazioni speciali, il cui ricavato ammonta complessivamente a 192 miliardi di euro.

Tuttavia, gli esperti avvertono che questo potrebbe non essere sufficiente per affrontare l’entità del problema. È probabile che questa tendenza continui, con altre province che emetteranno ulteriori obbligazioni di questo tipo per coprire il rimborso del debito. Sun Binbin, analista capo di Fixed Income presso Tianfeng Securities, suggerisce che anche in uno scenario «estremamente ottimistico», potrebbero essere emessi circa 359 miliardi di euro in obbligazioni speciali di rifinanziamento tra ottobre 2023 e 2024.

Il Pcc ha una storia di ricorso a tali misure, con due picchi significativi nell’emissione di obbligazioni speciali di rifinanziamento negli ultimi anni. La prima ondata si è verificata tra dicembre 2020 e settembre 2021, per un totale di 87 miliardi di dollari. È stata indirizzata principalmente a progetti pilota che miravano a risolvere il debito implicito in contee consolidate. La seconda ondata, da ottobre 2021 a giugno 2022, con proventi per 70 miliardi di dollari, si è concentrata su progetti pilota senza debito implicito in regioni come Pechino, Guangdong e Shanghai.

La portata e il ritmo attuali dell’emissione di obbligazioni speciali di rifinanziamento superano di gran lunga quelli dei cicli precedenti.

Il Pcc emette obbligazioni speciali nazionali

Durante le recenti «Due Sessioni», il Pcc ha annunciato l’intenzione di emettere «obbligazioni nazionali speciali a lunghissimo termine» in modo continuativo per diversi anni, a partire da mille miliardi di yuan (circa 128 miliardi di euro) quest’anno, come dichiarato dal premier Li Qiang nel rapporto sul lavoro governativo.

Secondo il rapporto, i proventi di queste obbligazioni saranno destinati esclusivamente all’attuazione delle principali strategie nazionali e al rafforzamento delle capacità di sicurezza in aree chiave, anche se non sono stati forniti dettagli specifici.

Mentre le obbligazioni con scadenze di 10 anni o più sono tipicamente considerate «a lungo termine», le obbligazioni «a lunghissimo termine» di solito durano almeno 30 anni. In precedenza, nel 2009, il Pcc aveva emesso obbligazioni nazionali a lunghissimo termine della durata di 50 anni.

Il macroeconomista taiwanese Wu Jialong ha dichiarato a Epoch Times che l’emissione di obbligazioni nazionali speciali a lungo termine esenta di fatto l’attuale governo dagli obblighi di rimborso. Ha osservato che se il Pcc dovesse crollare entro un decennio, il debito non dovrebbe essere rimborsato, mentre se dovesse durare per diversi decenni, spetterebbe alle amministrazioni future occuparsene.

«Questo non è un modo per prendere in prestito denaro con l’intenzione di ripagarlo. È essenzialmente un modo per prepararsi al fallimento fin dall’inizio», ha affermato.

Le obbligazioni nazionali speciali differiscono dalle obbligazioni nazionali generali in quanto sono emesse per periodi e scopi specifici, tipicamente per far fronte a gravi emergenze. Non sono considerati nel disavanzo, ma soggetti all’amministrazione di bilancio del debito.

Storicamente, il Pcc ha emesso obbligazioni nazionali speciali durante le crisi economiche, tra cui la crisi fiscale asiatica del 1998, la crisi fiscale globale del 2007 e la pandemia Covid-19 del 2020.

Nell’ottobre 2023, la finanza centrale del Pcc ha emesso altri mille miliardi di yuan in obbligazioni nazionali. Sebbene questo denaro sia stato incluso nel disavanzo, è stato inserito nella «gestione speciale dei bond nazionali». Secondo l’annuncio, questo stanziamento è stato utilizzato per «il recupero e la ricostruzione locale post-catastrofe» nelle regioni colpite da calamità naturali come forti piogge, inondazioni e tifoni.

La recente accelerazione nell’emissione di obbligazioni nazionali speciali da parte del Pcc è degna di nota: gli intervalli tra le precedenti emissioni sono stati di nove e tredici anni, mentre le ultime due emissioni sono avvenute in meno di mezzo anno e l’ultima è prevista per un’emissione continua per «diversi anni».

Molti analisti ritengono che questa impennata di emissioni di obbligazioni nazionali speciali da parte del Pcc sia legata alla grave situazione del debito locale. Nonostante il governo centrale abbia enfatizzato il principio «chi ha fatto il pasticcio deve ripulirlo», non può assolvere completamente se stesso, in quanto i rischi regionali potrebbero degenerare in minacce di tipo sistemico.

Il signor Wu ha sottolineato la necessità di pagare i dipendenti pubblici e la polizia armata e di mantenere la sicurezza pubblica, affermando che il sistema di consolidamento della stabilità deve rimanere operativo. Ha sottolineato che il debito locale ha un impatto diretto sulla stabilità sociale e di regime.

Il grave debito della Cina attira l’attenzione

Negli ultimi anni, l’entità del debito pubblico locale in Cina è cresciuta costantemente. Nel 2023, le amministrazioni locali hanno emesso circa 1.200 miliardi di euro in obbligazioni, raggiungendo un massimo storico. Di questi, le nuove obbligazioni ammontavano a $647 miliardi, con un calo del 2% rispetto all’anno precedente, mentre le obbligazioni di rifinanziamento hanno raggiunto i $650 miliardi, con un aumento del 79% rispetto all’anno precedente.

Le obbligazioni di rifinanziamento, una pratica avviata dai governi locali in Cina dal 2018, hanno registrato una crescita esponenziale, passando da circa 87 miliardi e 500 milioni di euro di quell’anno a un’impennata del 687% l’anno scorso.

Queste cosiddette nuove obbligazioni finanziano in genere i progetti rilevanti in corso, mentre le obbligazioni di rifinanziamento sono spesso caratterizzate come «prestiti nuovi per ripagare quelli vecchi». Quanto più alta è la percentuale di nuovi prestiti per rimborsare vecchi debiti, tanto maggiore è la pressione sui debitori, poiché la loro capacità di accedere a nuovi fondi ha un impatto diretto sul loro flusso di cassa.

Le finanze dei governi locali dipendono in larga misura dalle entrate generate dalla vendita dei terreni. Tuttavia, con il crollo del mercato immobiliare cinese, le entrate derivanti dalla vendita dei terreni sono crollate drasticamente, costringendo le amministrazioni locali a ricorrere all’emissione di nuove obbligazioni per rimborsare i vecchi debiti.

Alla fine del 2023, il saldo del debito dei governi locali ufficialmente reso noto ha superato i 5.000 miliardi di euro.

Tuttavia, questo dato si riferisce solo al debito esplicito, mentre si stima che il saldo del debito implicito sia più alto. Il Fondo Monetario Internazionale e le banche d’investimento di Wall Street stimano che l’importo totale del debito implicito ancora da rimborsare da parte dei governi locali in Cina sia compreso tra i 6.500 e 10.000 miliardi di euro.

Malgrado l’enormità del peso del debito, le cifre esatte rimangono sfuggenti, anche per il premier cinese. I frequenti casi di inadempienza del debito hanno spinto il Consiglio di Stato cinese a inviare gruppi di lavoro nell’agosto dello scorso anno per controllare dieci province alle prese con situazioni finanziarie disastrose.

«Se il debito implicito corrisponde a 8.300 miliardi di euro, il debito totale dei governi locali in Cina ha raggiunto circa i 13.500 miliardi, superando l’83% del Prodotto interno lordo (Pil) cinese», ha avvertito Wu. L’anno scorso il Pil cinese è stato di 16.000 miliardi.

Il signor Wu ha inoltre previsto che l’economia alimentata dal debito porterà a una contrazione dei consumi e degli investimenti, con un conseguente stato di deflazione e un crollo dei prezzi. Questa spirale negativa si manifesterebbe con il declino dei mercati azionari e immobiliari, facendo poi precipitare l’intera economia cinese in un periodo di deflazione a causa del collasso del modello del debito.

I dati della Banca del Popolo della Cina rivelano che alla fine del 2023 la liquidità monetaria della Cina era salita a 37.500 miliardi di euro, rispetto ai 30.500 miliardi della fine del 2021. In altre parole, in due anni la Cina ha emesso circa 7.000 miliardi di euro.

Secondo Wu, mentre le autorità hanno aumentato l’offerta di moneta nella speranza di incrementare la spesa e stimolare l’economia, in realtà questo afflusso di denaro è finito sotto forma di prestiti e depositi. La gente accumula denaro in modo preventivo, temendo di spendere, e anche le imprese sono riluttanti a investire, portando a una trappola della liquidità. È come un buco nero che assorbe tutto il denaro versato. La ragione principale è una crisi di fiducia.

Il signor Wu prevede che l’intera economia cinese entrerà in uno stato di deflazione per un periodo molto lungo, che secondo lui sarà più grave di «tre decenni persi» del Giappone.

 

Articolo in lingua inglese: Local Government Debt in China Soars to Crisis Levels

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