Anfetamine, calmanti e stimolanti, in pericolo un’intera generazione

I farmaci per curare il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (Adhd) non sono solo conosciuti per i loro potenziali pericoli, ma si sono guadagnati la reputazione di ‘esaltatori di cognizione’ tra studenti e giovani professionisti.
Inoltre è risaputo come analgesici narcotici, ansiolitici e antidepressivi vengano prescritti con troppa facilità. Nel 2011, infatti, secondo i dati rilasciati da IMS Health (società che fornisce servizi informativi e tecnologici in campo sanitario), sono state prescritte 48,4 milioni di ricette per stimolanti contro l’Adhd: una crescita del 39 per cento rispetto al 2007.

Cnn health ha dichiarato che «la prescrizione di farmaci contro l’Adhd come l’Adderall, il Ritalin e il Vyvanse, sta diventando sempre più popolare tra gli studenti universitari sovraccarichi e super impegnati – a cui non è stato diagnosticato l’Adhd […] I numeri variano in modo rilevante in base alla scuola, con la percentuale più alta di consumatori nelle università private e in quelle d’élite. Alcuni ricercatori stimano che circa il 30 per cento degli studenti assumano stimolanti senza ricetta medica».

Alan DeSantis, professore di comunicazione presso l’Università del Kentucky, ha condotto una ricerca sul consumo di stimolanti in un college americano, con conclusioni preoccupanti: «quando osserviamo uno studente, la percentuale si alza decisamente – ha chiarito DeSantis – Più tempo si rimane nel campus, più è probabile che se ne faccia uso».

I FARMACI PER L’ADHD NON SONO INNOCUI 

Secondo uno studio del 2008, che ha intervistato 1.800 studenti universitari, è risultato che l’81 per cento dei soggetti considerava l’uso illecito di farmaci per il disturbo da deficit di attenzione/iperattività come completamente innocuo o solo «lievemente pericoloso».
Negli Usa questi farmaci sono inseriti – assieme a cocaina, metanfetamine e morfina – nella cosiddetta List of Schedule 2 (II) Drugs (un elenco in cui compaiono farmaci o altre sostanze che provocano un alto potenziale d’abuso, gravi dipendenze fisiche o psichiche e il cui uso viene regolato in base alle normative americane). Farmaci come Ritalin, Vyvanse, Strattera e Adderall provocano rischi reali per la salute, con svariati effetti indesiderati a breve termine:

  • Disturbi del sonno
  • Irrequietezza
  • Mal di testa
  • Irritabilità
  • Cambiamenti del desiderio sessuale

Recenti statistiche hanno anche dimostrato che non sono infrequenti sovradosaggi accidentali o effetti collaterali acuti. Inoltre, uno studio ha appurato che tali farmaci sono stati responsabili di quasi 23mila visite al pronto soccorso nel 2011 a causa di reazioni avverse: un aumento di oltre il 400 per cento in soli sei anni, con l’incremento più drammatico tra i 18 e i 25 anni di età.

Ma i farmaci per l’Adhd possono anche causare effetti collaterali molto più gravi:

  • Danni permanenti a cervello, fegato, cuore e vasi sanguigni
  • Attacco di cuore, ictus e morte improvvisa
  • Cambiamenti della personalità, depressione, allucinazioni e suicidio
  • Aumento del rischio di cancro

CONSUMO SMODATO DI OPPIODI

Anche le benzodiazepine, una classe di farmaci per combattere l’ansia, sono ampiamente abusate e costituiscono una fonte comune di tossicodipendenza. National Public Radio ha comunicato che «i farmaci sono diventati popolari negli anni 50 e 60 guadagnandosi l’appellativo di ‘piccoli aiutanti della mamma’, ossia tranquillanti leggeri che potevano lenire le casalinghe affette da esaurimento nervoso.

Più di quattro decenni dopo, le benzodiazepine come il Valium, lo Xanax, il Klonopin e l’Ativan vengono utilizzate per trattare l’ansia, i disturbi dell’umore e l’insonnia.
Il dottor Michael Kelley, direttore medico del reparto comportamentale del Regional Medical Center presso il St. Mary di Lewiston nel Maine, ha affermato che non passa giorno in cui non veda qualche persona dipendente […]: «Producono una forte dipendenza fisica che può creare convulsioni d’astinenza e altre conseguenze letali, ma ritengo che la percezione della loro pericolosità sia bassa».

L’aspetto ancora più inquietante, è che questi farmaci vengono spesso prescritti assieme ad antidolorifici oppiacei-narcotici come morfina, codeina, ossicodone, idrocodone e fentanil.
Sia le benzodiazepine che gli oppiacei sono sedativi che rallentano il respiro, con potenziale effetto letale. Se poi questi due farmaci vengono mischiati, il rischio aumenta notevolmente: tale combinazione, secondo le analisi del Centro per il Controllo e la Prevenzione della Malattie, rappresenta infatti quasi il 30 per cento di tutti i decessi correlati a oppioidi, circa 16.600 morti all’anno.

Attualmente gli analgesici narcotici vengono ufficialmente riconosciuti come uno dei principali ‘farmaci di passaggio’ per l’eroina, che è meno costosa rispetto a farmaci analoghi per cui è necessaria la ricetta medica. Inoltre, il ministero della Giustizia degli Stati Uniti ha dichiarato che gli oppiacei da prescrizione e l’eroina sono due delle sostanze più letali oggi disponibili.

Recentemente il procuratore generale americano Eric Holder ha annunciato che il suo dipartimento adotterà dei provvedimenti nei confronti del dilagante problema della droga negli Stati Uniti. La misura include, tra i tanti provvedimenti, il monitoraggio delle overdose, la formazione degli operatori sanitari e della popolazione sulla prescrizione abusiva di farmaci e la promozione di programmi adatti per evitare abusi. Il governo federale americano richiederà anche ai produttori di oppioidi a rilascio prolungato e a lunga durata d’azione, di fornire ai medici programmi didattici che spieghino i rischi e i benefici della terapia con oppiacei e come selezionare i candidati idonei per tale terapia. 

GLI ANALGESICI AUMENTANO IL RISCHIO DI DEPRESSIONE 

Non c’è dubbio che molte persone siano completamente ignare dei rischi degli antidolorifici (o forse chiudono un occhio per ottenere un rapido sollievo). Gli analgesici narcotici (oppiacei) possono aumentare in modo significativo il rischio di sviluppare una grave depressione, un effetto collaterale di cui molti sono completamente all’oscuro.
La ricerca mostra che il rischio di avere una depressione può iniziare dopo soli 90 giorni di utilizzo di oppioidi. Per esempio, uno studio ha appurato che assumere un analgesico narcotico per 90-180 giorni aumenta il rischio di depressione del 25 per cento rispetto ai soggetti che non avevano assunto tali farmaci; i partecipanti che avevano invece assunto oppioidi per 180 giorni o più, mostravano addirittura un rischio del 53 per cento superiore.

Non è del tutto chiaro come gli analgesici narcotici inducano depressione; tuttavia è noto che hanno un forte impatto sul cervello, giacché agiscono legandosi ai recettori encefalici per ridurre la percezione del dolore. Queste sostanze creano una sensazione temporanea di euforia seguita da disforia, che può facilmente portare a dipendenza fisica e assuefazione.

I ricercatori hanno ipotizzato l’esistenza di svariati fattori che correlano gli analgesici oppioidi alla depressione: «Alcuni di questi includono il ripristino, a un livello superiore, del ‘percorso di gratificazione’ indotto da oppiodi, il che significa che l’uso cronico di analgesici narcotici può elevare la soglia della capacità di una persona di provare piacere per gratificazioni naturali, come il cibo o l’attività sessuale. Altri fattori possono includere dolori muscolari mesi e anni dopo l’interruzione dell’uso di oppiacei, effetti collaterali quali carenze alle ghiandole surrenali, deficienze di testosterone e vitamina D e infine disregolazione del glucosio».

SCENDERE DALLA GIOSTRA DELLA DROGA

Considerato l’uso eccessivo e dilagante di stimolanti (come i farmaci per l’Adhd), ansiolitici, analgesici narcotici e tediosi antidepressivi, si potrebbe pensare che la vita stessa sia una malattia da curare.
Naturalmente esistono situazioni in cui l’uso di questi farmaci è necessario, ma non si sta parlando di questo: il punto è che tutti questi farmaci, che rendono insensibile la mente e il corpo, sono troppo abusati. È molto probabile che la maggioranza delle persone che li assume non rappresenti il candidato migliore in fatto di stile di vita generale e salute.
Pertanto, è ragionevole che ritenere il consumatore medio di queste sostanze starebbe molto meglio se affrontasse il problema fondamentale con dieta, sonno ed esercizio fisico corretti, impiegando strumenti efficaci per alleviare lo stress. Inoltre, è bene non sottovalutare una corretta esposizione ad ambienti esterni: attività semplici come camminare a piedi nudi in un campo erboso o prendere il sole in quantità adeguate.

 

Il dottor Joseph Mercola è autore di bestseller pubblicati dal New York Times.

Articolo in inglese: ‘Raising a Generation of Pill-Poppers; How Abuse of ‘Uppers,’ ‘Downers,’ and Stimulants Threatens an Entire Generation

 
Articoli correlati